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 Piccoli ricordi

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sorcio
Massimo Guisso
Mario Malgieri
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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


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MessaggioTitolo: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 06:49

Questo pomeriggio c’è “macaia”.
Io detesto la pennichella e non avendo voglia di leggere o di stravaccarmi in poltrona ad ascoltare la mia musica, decido che è meglio uscire.
Per chi si stesse domandando cosa sia la "macaia", Lauzi e Conte ne parlano così, in "Genova per noi":

Macaia, scimmia di luce e di follia,
foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia.


Abbandonato sul divano dopo una rapida lettura, c'è "il secolo XIX". Mi è venuta l’idea di andare al cinema, al fresco asciutto dell’aria condizionata, ma devo trovare nella programmazione qualche cosa che mi interessi. Niente sul tipo “La corazzata Potemkin” per carità, quella l’ho già vista: bella, ma una volta nella vita è sufficiente; e nemmeno cose intellettuali che ti cambiano l'esistenza, quella ci pensa da sola a cambiarti, con le sue scelte e il tempo che ti scorre sotto le dita.
Puro passatempo per vuotare il cervello, ecco cosa mi serve, per esempio un film di quelli che una volta si chiamavano “gialli” e ora, chissà perché, li definiscono “thriller”. Del resto gli assassini ora sono i “killer”, solo i morti ammazzati rimangono tali e quali.
Mi faccio un quarto d’ora di autobus affollato e appiccicoso, poi, a piedi, da piazza De Ferrari mi butto giù per i carrugi.
Qui c'è ancora l'atmosfera di De Andrè, i suoni e le voci di "Creuza de mä", con un po' di attenzione e sapendo dove cercare si trovano, ma "una graziosa gli occhi grandi color di foglia" in via del Campo non c'è più. Le graziose hanno tutte gli occhi grandi, ma la loro pelle è color della disperazione, scura e lucida come oscura è la loro vita.
Cammino lentamente facendo un ampio giro e arrivo al porto antico, dove una volta si trovavano i moli passeggeri. Mio padre mi portava spesso, lui aveva il tesserino della finanza, poteva entrare anche oltre il limite doganale che oggi è da un'altra parte.
Proprio qui attraccavano i grandi transatlantici dell'Italia Navigazione.
Il Conte Biancamano e il suo gemello Conte Grande, bianchi, con i due fumaioli alti e sottili e la fascia tricolore della compagnia. Da qui salpavano anche il Saturnia e il Vulcania, tutti neri che parevano usciti da un mare di carbone, e poi l’Augustus e il Giulio Cesare, sempre a coppie li costruivano, come la Cristoforo Colombo e l’Andrea Doria. Non s’adontino i due grandi ammiragli, il femminile è per "turbonave", non per loro.
Quella, l’Andrea Doria, l’ho vista partire piena di gente festosa per il suo ultimo dannato viaggio nel Luglio del ‘56.
Arrivo davanti al multisala, dove una volta c'erano i magazzini del cotone.
E' ancora chiuso, sono in anticipo come sempre, tutta colpa di una sfilza di antenati tedeschi da parte di madre. Tutti precisi, teutonici. Dovrò restare mezz’ora qui fuori ad aspettare come un salame appeso, ma la giornata è bella e c’è tanta gente in giro.
Ecco per esempio una signora che porta a spasso il cagnone; che bello, sembra il mio Ras di quando ero ragazzino.
Il mio Ras, piuttosto un fratellone maggiore, non un semplice cane. Era un pastore bergamasco, con molti dubbi sull’onestà di sua madre, visto che il muso era da spinone. Dolcissimo ma mai succube, di un’intelligenza incredibile. I propri cani, si sa, sono sempre i più intelligenti.
Avevo dodici anni e abitavo con i miei in un paesone di mezza montagna a due passi da Genova. Chi si stupisce non conosce Genova. Si passa dal mare ai monti, come si dice oggi, con un click. Click, sei al mare in corso Italia o a Boccadasse. Click, sei in montagna tra castagni e funghi.
Paese strano, Bargagli. Aveva il municipio in basso, con la farmacia ed un primo nucleo di case. Poi si doveva salire ancora un poco sulla statale deserta per arrivare al paese vero e proprio, dal quale si dipartiva una strada secondaria che, salendo tra i boschi, portava alla chiesa e moriva alle ultime frazioni perdute nei castagneti.
In questo paese sparso, di cinema ce n’erano addirittura due. Uno con qualche pretesa, sullo stradone statale, proiettava seconde visioni. Ma non il Giovedì. Il Giovedì il gestore piazzava tre televisori su alti sgabelli, faceva pagare un biglietto ridotto e si poteva assistere a Lascia o Raddoppia. Se no il locale sarebbe restato vuoto e la gente sarebbe andata ad affollare i due bar del paese che avevano la televisione. L’altra sala era quella parrocchiale, dava tutti film rigorosamente di ultima visione, ma edificanti, almeno secondo il concetto del nostro parroco.
Il cinema parrocchiale era naturalmente vicino alla chiesa, in una frazioncina a monte, dieci minuti a piedi da casa. A volte in quei pomeriggi dove non si prevedevano molti spettatori, mia madre mi permetteva di andare al cinema con Ras.
Il parroco chiudeva un occhio, a lui di chi entrava con o senza biglietto, uomo o animale che fosse, all’inizio o alla fine della proiezione, importava poco o punto. Una volta rifattosi delle spese di noleggio di quei film vecchi e poco richiesti, lui riteneva compiuta la sua missione. Le pecorelle le aveva lì, sotto la sua ala protettrice, e se erano lì non potevano essere altrove, pensava giustamente il buon uomo, erede spirituale di Lapalisse. Non certo all’osteria a giocare a carte e bestemmiare o, peggio ancora, nell’altra sala dove davano persino, orrore e anatema, i film vietati ai minori di sedici anni.
Accadeva così che la proiezione della domenica pomeriggio fosse una specie di allegro raduno di paese. Non era mica come oggi, che non si entra dopo l’inizio e guai a parlare. Lì la gente andava e veniva, chiacchierava commentando il film o scambiando battute con vicini e passanti. Io mi sedevo subito a lato del corridoio centrale e lui, Ras, si metteva al mio fianco, stretto al mio sedile con la lunga coda ben attaccata al corpo per non farsela pestare da qualche sbadato che al buio fosse transitato da quelle parti. Durante la proiezione Ras sonnecchiava, e credo che a lui importasse veramente poco della trama del film, o almeno non manifestava mai il suo gradimento o il suo dissenso. Stava li, tranquillo, felice di stare con me, di potermi sorvegliare e proteggere dai mali del mondo.
Ed era meglio prenderlo sul serio.
Persino mia madre, la Padrona, la Dea che lo nutriva e lo coccolava, quando si avvicinava a me con l’intenzione di darmi qualche meritato scapaccione, doveva fare i conti con uno sguardo di fermo rimprovero, rafforzato da un paio di centimetri di zanne scoperte e da un ringhiare sommesso ma deciso. Figuriamoci un estraneo.
Una volta, per un malinteso, era accaduto.
Il malcapitato ebbe un’esperienza da ricordare, perché Ras, che sembrava un pacioso cagnone di taglia media, all’occorrenza sapeva allungarsi quasi da felino. In quella occasione Ras gli piazzò le zampe anteriori sulle spalle e l’uomo si ritrovò con un paio di canini appuntiti a pochi centimetri dalla gola, fissato in silenzio, da sotto in su, da due gelidi occhi di carnivoro. La sensazione dev’essere stata simile a quella che prova una bistecca prima di essere divorata.
Ma torniamo al cinema, era appunto una domenica e io volevo andarci, così chiesi a mia madre gli spiccioli necessari e il permesso di portare il cane. Ebbi gli spiccioli ma non il permesso: secondo mia madre quel giorno ci sarebbe stata troppa gente, davano un film con Jonny Dorelli!
Lui, Ras, dalla sua cuccia ascoltava la nostra conversazione, sonnacchioso e indifferente. Dopo aver pranzato, aprimmo la porta per fargli fare la sua passeggiata igienica. Anche lui doveva avere qualche tedesco, suppongo un pastore, tra i suoi avi. Infatti era sempre preciso: usciva, andava nel bosco di fronte a casa, espletava le sue formalità e poi annusava per vedere se ci fosse qualche gatto nelle vicinanze, nel qual caso si dava da fare per farlo arrampicare precipitosamente sull’albero o sul palo più vicino. Per qualche motivo si era fermamente convinto che il posto dei gatti su questa terra fosse con i ricci delle castagne, o con le lampadine della strada. Ripristinato l’ordine naturale delle cose, soddisfatto, trotterellava a casa; un discreto “bau” per farsi aprire la porta e tornava beato nella sua cuccia.
Ma quel giorno non fu così. Aspettammo il tempo normale, un quarto d’ora, poi mezz’ora, poi un'ora: di Ras nessuna traccia, non un “bau”. Guardai dalla finestra e scorsi il gattone grigio della casa vicina che sonnecchiava tranquillo al sole. Preoccupato, io non volevo più andare al cinema, ma mia madre mi convinse dicendo che Ras sapeva quello che faceva e lo avrei trovato di sicuro a casa al mio ritorno. Mi avviai di malavoglia su per la strada che portava alla chiesa. Ero talmente in pensiero che per una volta ignorai il mio terreno di caccia preferito, quei muretti a secco a fianco della strada, popolati da lucertole multicolori e persino da qualche splendido ramarro dal corpo verde e dalla testa azzurro brillante. Di solito io mi divertivo a catturare le lucertole con i laccetti di erba per poi lasciarle andare incolumi. Oddio, qualche volta ci rimettevano la coda, ma tanto quella poi ricresceva.
Quando arrivai alla cassa del cinema mi venne un tuffo al cuore. Seduto lì a fianco, con un sorriso canino largo venti centimetri, c’era Ras che mi aspettava. Lui, il sornione, aveva ascoltato e capito tutto e aveva deciso la strategia più opportuna per mettere nel sacco chi pensava di essere più furbo di lui.
La signora col cagnone è scomparsa da un pezzo, le porte della sala dei sogni si sono aperte.
Ciao, Ras, vado a scegliermi un posto a fianco del corridoio, così magari ti siedi vicino a me, la coda stretta stretta, e mi dai un colpetto col muso per dirmi che ci sei, che nessuno al mondo mi può fare del male.
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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 09:33

... bellissimi i ricordi... (ne vengo da una pagina sul primo bacio di Miaghi).... Bellissimo anche il finale di Ras, che francamente non mi aspettavo... Quanto al passare dal mare ai monti in un click... dissento ampiamente! (una volta per sbaglio da studente, per andare dritto da Piassa Nonsocosa alla stassione Principe, ho preso il 37 barrato anzichè quello normale: due ore di giro in autobus su per le colline... Ho perso quindi il solito locale per Savona: saltato al volo (per il secondo tragico errore fantossiano) su un identico accelerato per il Piemonte - sempre sul mio medesimo binario 11 abituale: sono sceso a Ovada e tornato indietro dopo ore ed ore: davano per disperso me, non il cagnone. A quel tempo i cellulari non c'erano)... A questo punto qualcuno dovrebbe chiedersi... "ma come mai non ero in Via Balbi, sede della mia facoltà universitaria... Bhè, confesso: c'era di messo una ragassa di Genova...Very Happy
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sorcio
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 11:59

Bellissimo, prima giò e poi ras.
Due splenderrime storie Mario.
Ho volutamente saltato le tue storie sulla guerra, ma non ero dell'umore giusto, mi sa che ci ritorno.
In queste due invece, viene l'umore giusto, nel mentre che le leggi.
Scrittura divina, che divaga quel tanto che basta per impreziosire il racconto, lasciando nel centro però, sempre lui, non ras, ma un incantevole amore.
Bravissimo.
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 15:52

Piccoli ricordi descritti in modo tale da farli rivivere e vivere.
IsObel
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 17:11

Massimo Guisso ha scritto:
... bellissimi i ricordi... (ne vengo da una pagina sul primo bacio di Miaghi).... Bellissimo anche il finale di Ras, che francamente non mi aspettavo... Quanto al passare dal mare ai monti in un click... dissento ampiamente! (una volta per sbaglio da studente, per andare dritto da Piassa Nonsocosa alla stassione Principe, ho preso il 37 barrato anzichè quello normale: due ore di giro in autobus su per le colline... Ho perso quindi il solito locale per Savona: saltato al volo (per il secondo tragico errore fantossiano) su un identico accelerato per il Piemonte - sempre sul mio medesimo binario 11 abituale: sono sceso a Ovada e tornato indietro dopo ore ed ore: davano per disperso me, non il cagnone. A quel tempo i cellulari non c'erano)... A questo punto qualcuno dovrebbe chiedersi... "ma come mai non ero in Via Balbi, sede della mia facoltà universitaria... Bhè, confesso: c'era di messo una ragassa di Genova...Very Happy

Se c'era di messo una ragassa, è tutto chiaro: non sei certo nè il primo nè l'ultimo che perde il treno per un ...pelo! Laughing
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 17:13

sorcio ha scritto:
Bellissimo, prima giò e poi ras.
Due splenderrime storie Mario.
Ho volutamente saltato le tue storie sulla guerra, ma non ero dell'umore giusto, mi sa che ci ritorno.
In queste due invece, viene l'umore giusto, nel mentre che le leggi.
Scrittura divina, che divaga quel tanto che basta per impreziosire il racconto, lasciando nel centro però, sempre lui, non ras, ma un incantevole amore.
Bravissimo.

Le storie di guerra sono per definizione tristi. Se poi, come le mie, s''intitolano "Quando la Morte...ecc." beh, da evitare come la peste, se vuoi restare sereno Sad
Grassie... pardon, accidenti alla guissite, grazie per i bellerrimi complimenti!
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 17:15

IsobelGowdie ha scritto:
Piccoli ricordi descritti in modo tale da farli rivivere e vivere.
IsObel

Per me sono sempre vivi, infatti, e il mio cane poi, ecco, dopo la sua morte non ne ho mai voluti altri, si soffre troppo.
Grazie mille anche a te. Piccoli ricordi 899765
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Nico Mar
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Nico Mar


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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 17:18

ciao Mario, è bellissimo questo tuo racconto, leggo solo ora che si tratta di un ricordo autobiografico. Ed è ancora più bello, ancora più ricordo.
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 21:16

Ras, porto con me i miei cani, tutti
Sono le uniche cose che rimpiango
E spero di rivederli vicino al grande cane
Alessandro
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime9/6/2008, 21:59

sulle ali dei ricordi, qualcosa che sfugge ma poi ritorna come Ras.
Il tempo non è che ci rapina come dice qualcuno, il tempo ci accade e
soffrire ed amare sono le uniche due cose immutabili che procedono di pari passo fra passato presente e futuro.

Belli i tuoi racconti, complimenti.
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Natascia Prinzivalli
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 06:49

I cani, fili conduttori delle nostre ipotesi.

____gin
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 10:27

La Mar ha scritto:
ciao Mario, è bellissimo questo tuo racconto, leggo solo ora che si tratta di un ricordo autobiografico. Ed è ancora più bello, ancora più ricordo.

Grazie, alla mia età si inizia a vivere di ricordi, mica un bel segno... ma almeno trovo qualcosa da scrivere. Smile
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 10:29

Alessandro ha scritto:
Ras, porto con me i miei cani, tutti
Sono le uniche cose che rimpiango
E spero di rivederli vicino al grande cane
Alessandro

Io sono convinto di sì: se esiste qualcosa oltre, là ci sono anche i nostri amici, che abbiano due o quattro zampe.
Grazie per le tue letture.
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 10:30

Alkimias ha scritto:
sulle ali dei ricordi, qualcosa che sfugge ma poi ritorna come Ras.
Il tempo non è che ci rapina come dice qualcuno, il tempo ci accade e
soffrire ed amare sono le uniche due cose immutabili che procedono di pari passo fra passato presente e futuro.

Belli i tuoi racconti, complimenti.

E belle le tue riflessioni, condivisibilissime. Grazie davvero.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 10:34

Ginevralapazza ha scritto:
I cani, fili conduttori delle nostre ipotesi.

____gin

Oddio Ginevra, perdona i miei scarsi neuroni superstiti, ma questa è troppo profonda per loro Piccoli ricordi 241307
Io semplicemente vedo nel cane un dono che la natura, o Dio per i credenti, ci ha voluto fare.
Grazie e alla prossima.
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 11:43

Piccoli ricordi, scritti in punta di cuore che piccolo non è.
Non sono mai stata a Genova, ma qui ritrovo l'amore per quella città pari a quello cantato da De Andrè, da Paoli e da Conte.
E' una bellissima pagina di diario, che in alcuni punti mi ha mandata dalle sale cinematografiche di Genova a quelle siciliane di Tornatore.
Grazie per questa lettura, Mario.
D.
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: Piccoli ricordi   Piccoli ricordi Icon_minitime10/6/2008, 16:08

Anch’io adoravo andare a vedere le navi, e disegnarle. I porti m’affascinavano e invidiavo ai genovesi l’avere quello più importante (così dicevano i libri di geografia).
Macaia domenicale: ora so cos’è, e non ho bisogno che me lo suggeriscano Lauzi e Conte. Bello assai e chiuso in modo perfetto con l'amicizia protettiva del cagnone.
La soddisfazione del lettore, inoltre, è favorita da forme e costruzioni che sanno distinguersi.


Ultima modifica di Gibbì il 10/6/2008, 20:10 - modificato 1 volta. (Motivazione : c'era un orrore odontografico)
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