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 Non aprite quella porta

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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Non aprite quella porta   Non aprite quella porta Icon_minitime17/1/2009, 20:57


C’era una volta un topo tanto ricco quanto brutto.
Egli viveva nelle fogne dei suoi palazzi in città, nelle ville in campagna, nelle scuderie piene di cavalli.
Possedeva grandi casse colme di preziosissime scaglie di grana padano e di parmigiano reggiano.
Il suo pelo era di un blu elettrico e quel colore gli dava un aspetto così terribile che tutte le tope scappavano appena lo vedevano.
Lui desiderava sposarsi, aveva chiesto la mano a parecchie topoline, ma tutte quante erano indecise sull’unirsi a lui per la vita per via di quel suo orribile colore.
Tuttavia non si stancava e continuava la sua ricerca di una moglie.
Nella sua stessa città viveva una gran dama pantegana che aveva due figlie molto belle, e Topoblù (tutti lo chiamavano così) ne chiese una in sposa.
Che fosse la maggiore o la minore non importava.
La dama, in un primo momento, esitò ma poi prese la decisione perché un matrimonio con Topoblù l’avrebbe risollevata dalla povertà nella quale era caduta alla morte del marito.
Non volendo forzare la volontà delle ragazze, le lasciò libere di accettare o meno.
Erano entrambe molto indecise, perché Topoblù era veramente orribile!
Inoltre erano molto preoccupate perché in paese si vociferava che fosse giù stato sposato diverse volte, ma nessuno sapeva che fine avessero fatto le precedenti consorti.
Topoblù iniziò a ricoprire le giovani di regali: fiori, gioielli meravigliosi, abiti sontuosi e cibo in abbondanza.
Le invitò, assieme alla madre, ad un week-end in una Beauty Farm a Linz, poi una settimana alle terme di Ischia…
Insomma, fece loro provare quanto sarebbe stata meravigliosa la loro vita se una delle due avesse accettato di prenderlo come marito.
Alla fine la topolina minore, Pussymouse, concluse che quel topo non aveva il pelo così blu come dicevano, ed accettò di sposarlo.
Le nozze furono celebrate con grandissimo sfarzo, Topoblù non lesinò sul cibo ed aprì i suoi forzieri ricolmi del pregiatissimo grana, che servì ai commensali con una lacrima d’aceto balsamico che li fece andare via tutti ubriachi di quell’essenza preziosa.
Alcuni giorni dopo le nozze, Topoblù annunciò alla moglie che doveva assentarsi.
Le consegnò un gran mazzo di chiavi: tra queste ve n’era una più piccola, di un bel color bronzo che spiccava tra tutte le altre.
Topoblù le spiegò che era la chiave che apriva la stanza in fondo alla galleria e che per nessun motivo al mondo lei avrebbe mai dovuto varcarne la soglia.
Lei promise ma appena Topoblù salì in carrozza, Pussymouse chiamò la sorella e tutte le sue amiche per una gran festa.
La sposina fece visitare al gruppetto tutta la casa, ma giunte che furono davanti alla stanza proibita, con una scusa, le dirottò altrove.
Appena si furono coricate non riuscì a resistere alla tentazione e, quatta quatta, salì le scale, infilò la chiave bronzata nella toppa ed entrò.
Quello che le si parò davanti era al di là di ogni più truce immaginazione: scompostamente, sul pavimento, giacevano i corpi senza testa delle altre mogli di Topoblù, il ceppo era infilato di un’accetta ancora insanguinata e vermi e scarafaggi pasteggiavano dei cadaveri.
Nel soffocare un urlo, portò la mano alla bocca e così facendo il mazzo di chiavi scivolò a terra in mezzo ad una pozza di sangue che stava seccandosi e con mosche che ci volavano sopra, sollazzandosi dell’odore di morte.
Rabbrividendo, iniziò a pulire le chiavi ma quella di bronzo restava macchiata, non riusciva proprio a togliere le macchie che sparivano da una parte e riapparivano dall’altra.
Quando ormai l’alba era spuntata, sentì rientrare Topoblù.
Appena varcata la soglia chiese il mazzo di chiavi a Pussymouse, che glielo porse tremante.
Topoblù iniziò immediatamente ad imprecare, vedendo la chiave di bronzo tutta insanguinata e capendo all’istante quello che era successo, sapendo che la chiave era fatata.
Prese la ragazza per i capelli, indifferente alle sue urla che imploravano pietà.
La trascinò verso la porta della stanza in fondo alla galleria, deciso ad uccidere quella curiosona e aggiungerla alle altre sue mogli che avevano trovato la stessa sorte disubbidendo alle sue raccomandazioni.
Pussymouse urlò con quanto fiato aveva in gola, urlò a tal punto che la udirono la sorella e le amiche che dormivano nelle stanze degli ospiti.
In men che non si dica si precipitarono dove arrivavano le urla: chi aveva in mano un candelabro, chi invece brandiva una spada, chi, molto più ingenuamente, imbracciava il forchettone per l’arrosto.
D’un balzo furono addosso a Topoblù, che cercò inutilmente di difendersi dalla randellata di colpi, ma non ci fu nulla da fare e morì dopo poco.
Pussymouse non sapeva se piangere o ridere, mentre spalancava la porta della stanza segreta e mostrava a tutti l’orrore che conteneva.
Ci volle un po’ di tempo per dimenticare quell’orribile episodio.
Ma si sa, il tempo è la miglior cura ed anche Topoblù fu dimenticato, come succede sempre ai cattivi.
Pussymouse ereditò tutti i suoi beni, si sposò con un bravissimo topo lavoratore che lo consolò di tutti i dispiaceri e delle paure che aveva provato con Topoblù.


Spero che Charles Perrault non si rivolti nella tomba, a questa mia personalissima ed emilianissima interpretazione del suo Barbablù Smile


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Natascia Prinzivalli
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Natascia Prinzivalli


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MessaggioTitolo: Re: Non aprite quella porta   Non aprite quella porta Icon_minitime18/1/2009, 18:42

Se permetti mi rivolto io! Barbablù mi ha rovinato l'infanzia i topi il resto...io odio i topi.


______gin
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Giampiero Pieri
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Giampiero Pieri


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MessaggioTitolo: Re: Non aprite quella porta   Non aprite quella porta Icon_minitime18/1/2009, 22:43

... segnalibro.
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Non aprite quella porta   Non aprite quella porta Icon_minitime19/1/2009, 19:44

Piero, secondo me l'hai già letta, era su scrivi.com da anni!
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MessaggioTitolo: Re: Non aprite quella porta   Non aprite quella porta Icon_minitime

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