Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.



 
RegistratiIndiceCercaUltime immaginiAccedi

 

 I racconti dalla casa di ringhiera - II

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Daniela Micheli
Admin
Admin
Daniela Micheli


Numero di messaggi : 14694
Data d'iscrizione : 04.01.08

I racconti dalla casa di ringhiera - II Empty
MessaggioTitolo: I racconti dalla casa di ringhiera - II   I racconti dalla casa di ringhiera - II Icon_minitime23/1/2009, 20:27

Ho visto Tagliarol vincere la prima medaglia d’oro per l’Italia.
Emozione allo stato puro, il suo sogno nel cassetto si è realizzato, è lì, sul suo petto, ciondolante da un nastro di seta rossa che gli ha messo al collo il principe di Monaco (o è diventato Re?).

Anche io, tanti anni fa, ne volevo vincere una: erano i tempi della casa di ringhiera.

Ero piccola, allora, e non avevo capito che l’intervento subito all’età di dodici mesi, per allungamento del tendine di Achille, avrebbe stroncato poi ogni velleità sportiva ad alti livelli.
Quando scelsero il Rizzoli, ai tempi la clinica ortopedica più famosa in Italia, i miei genitori non sapevano che quando qualcuno nasce sfigato, non c’è corno rosso che tenga.

L’intervento riuscì.

Così assicurarono i medici ai miei genitori che però non si davano pace, sentendomi piangere per ore e ore.
Il gesso che mi avevano fatto, dal piede alla coscia, lasciava fuori solamente tre dita.
L’infermiere, sollecitato da mia madre, veniva, controllava la temperatura delle dita con le mani e la temperatura corporea col termometro.
Tutto nella norma, diceva a mia madre che tutto andava bene, con un tono quasi scocciato; non posso ricordarmelo ma lo immagino, il viso di quell’infermiere.
Mio padre non era rosso per il freddo che pativa a fare avanti e indietro con la sua Guzzi Galletto da Sassuolo a Bologna, tra un turno in fabbrica e l’altro: era la rabbia dell’impotenza per non poter far cessare quel pianto interminabile.
Mia madre piangeva anche lei in un angolo e singhiozzava che lei sapeva, che lei sentiva che qualche cosa non andava.
Nulla riusciva a dissuaderla di ciò.
Mio padre prese un medico per un braccio, il primo che passava, magari era un povero pischello che nulla c’entrava.
Lo portò di fianco al mio letto e gli disse, papale papale:
“O aprite il gesso a mia figlia o lo faccio io, con questa mannarina”.
Il dottorino forse ebbe paura che quel fisicaccio gli mettesse addosso quelle mani nere e callose, che intuiva dotate di una forza incredibile o forse dello strano aggeggio ricurvo che quelle mani agitavano con fare minaccioso.
Ubbidì alla richiesta di mio padre.
Segò il gesso.
Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu degna di uno dei migliori effetti speciali truculenti di Sam Raimi: la carne della caviglia era poltiglia e i vermi pasteggiavano allegramente fino al tendine.
L’urlo che cacciò mio padre tirò giù dalle brande il Rizzoli intero: mi portarono nuovamente in sala operatoria a ripulire il disastro e rifarmi un gesso con una bella finestra sulla caviglia.
Il mattino dopo, da quella finestra, iniziarono a bombardarmi di radiazioni per accelerare la cicatrizzazione.

Dopo circa due mesi venni dimessa, con un gesso fino a metà coscia che portai fino all’età di quattro anni, quando venne programmato il secondo intervento.
Stavolta, però, il mio medico curante consigliò ai miei genitori una clinica privata, Villa Salus: sarei stata operata dal Professor Oscar Scaglietti, nome noto in Italia per le sue innovative -ai tempi- tecniche di ortopedia pediatrica.
Non ho mai saputo quanto costò quell’intervento: sicuramente molte rinunce.

L’intervento riuscì, il Professore salvò il salvabile che c’era.
I ricordi del Rizzoli non ci sono, quelli di Villa Salus sì, nebulosi come non mai, ma mi vedo, in carrozzina, spinta da mia madre, nei viali sassosi con altissimi alberi attorno.
E mi vedo, con il mio nuovo gambaletto di gesso: una conquista!
Da metà coscia, partiva solamente dal ginocchio.
Lo portai per qualche mese, poi le scarpe ortopediche ed un tutore notturno, per tenere il piede in asse.
Le due cicatrici che percorrono il mio polpaccio che quale non si è sviluppato come l’altro il muscolo, la cicatrice della caviglia, le due ultime dita più corte delle altre, sono il ricordo della mia sfiga.
Dicevo, all’inizio di questa pagina, che verso i dodici anni facevo moltissimo sport: nuoto, tennis, salto in alto, pallavolo.
Ci sono leggi di compensazione che mi permisero di sviluppare una potenza muscolare incredibile nella gamba “buona”: vinsi i regionali di salto in alto senza alcun allenamento specifico, ero un centrale di pallavolo invidiato dalle squadre locali e per un anno calcai pure i parquet della serie A, dopo anni di Prima Divisione, di serie D, serie B e A2.

Ma non arrivai mai alle Olimpiadi.

Oggi, dopo aver visto la gioia nel volto di quel venticinquenne trevigiano, mi sono messa le scarpe da ginnastica.
Ho preso l’auto, sono andata in collina, ho parcheggiato e mi sono messa a correre.
Non riesco a camminare molto, la mia gamba sinistra dopo un poco fa cik ciak, ma oggi ho corso, ho corso tantissimo, fino a che le gambe erano due pezzi di legno che non mi reggevano più.
Mi sono sdraiata in un prato, a gambe e braccia aperte, a riempirmi gli occhi di cielo.
Il sudore mi appiccicava l’erba alla schiena mentre grondava da ogni poro.
Ma ero felice, come Tagliarol.
Anche io, oggi, ho vinto la mia medaglia d’oro.
Nessuno mi ha messo sul podio più alto, ma dentro di me io cantavo l’inno di Mameli.

Agosto 2008
Torna in alto Andare in basso
Ospite
Ospite




I racconti dalla casa di ringhiera - II Empty
MessaggioTitolo: Re: I racconti dalla casa di ringhiera - II   I racconti dalla casa di ringhiera - II Icon_minitime23/1/2009, 20:36

Daniela Micheli ha scritto:

Mi sono sdraiata in un prato, a gambe e braccia aperte, a riempirmi gli occhi di cielo.
Il sudore mi appiccicava l’erba alla schiena mentre grondava da ogni poro.
Ma ero felice, come Tagliarol.
Anche io, oggi, ho vinto la mia medaglia d’oro.
Nessuno mi ha messo sul podio più alto, ma dentro di me io cantavo l’inno di Mameli.

Agosto 2008

che bella immagine
Torna in alto Andare in basso
 
I racconti dalla casa di ringhiera - II
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» I racconti dalla casa di ringhiera - I
» I racconti dalla casa di ringhiera - III
» La casa di ringhiera
» La casa di ringhiera
» Casa dolce casa: ma quanto mi costi?...

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
 :: Prosa e Poesia :: Prosa-
Vai verso: