Iconoclasta di particolari discinti al percorribile antefatto teatrale

Dolcestinlovista, vizioso di lusso,
l'arte te la ingravidi e ne percuoti
le canute protuberanze; orbene,
il cerebello degli artisti esplode:
il finale di Zabriskie Point, sterminata
sequenza al rallentatore,
uno scatto dopo l'altro:
al rallentatore, uno scatto al rallentatore,
uno scatto.
La crisma, gli uliveti grondano olio,
la crisma il giovedì santo fra le puttane,
ti scopo, avvolta nel crismale,
cucendoti sperma nelle ferite degli orti,
te lo stendo sul ventre e lì appoggio
la guancia rasata di barba incolta.
Poi, faccio sogni strani,
strani perchè ci sei tu ogni volta,
protagonista e comprimaria,
comparsa e prim'attrice,
ti sogno circondata da crisomelidi,
ma da quando sei ontano?
Ma da quando sei pioppo?
Ma da quando sei salice?
Faccio pensieri strani
nell'idromele della colazione sventrata
praticando un extipicio,
usando miele, ma non mele,
usando mele, ma non miele
e la marmellata scade,
venduta negli angoli più remoti
dell'impero stomacale,
ti penso quando ho altro da pensare,
lo faccio per tenerti lontana dalle mie voglie,
nuda al nocchioso fusto di un pero,
nuda, da lontano formeresti una pangea,
da vicino avresti l'erotismo della deriva
da crudelarmi addosso.
Penso di te cose strane negli orari più consueti,
come contrapposizione,
e lo faccio, scopando il rettocele
che indossi dentro come un abito
da cerimonia ubriaco,
lo faccio per sentirmi medico e paziente,
chirurgo e degente,
nell'ospedale della tua figa;
chissà come facevano sesso nel pre - illuminismo,
probabilmente a luci spente e più fantasia,
ma poi ti penso e vi è reviviscenza attuabile
nel perdono del perder anguste parole.
Usando il tuo clitoride come campo di battaglia,
praticherei un massacro degno del revanscismo
più efferato,
più vendicativo
e disperato,
nell'umiltà della pioggia che diventa neve.
Apri le gambe,
fallo nel modo più volgare e bettoliano possibile,
affinché io infili un rython lì dentro,
nell'utero e ti sugga dall'interno l'ombra delle mani.
Faccio pensieri strani, mentre raccolgo i tuoi capelli
come tanti errori e li scaldo, perchè diventino diamanti
e ti bacio con la bocca piena di stirene,
ti bacio con la bocca piena di salgemma
e, dovessi esserti dentro ora,
seguirei lo stasimo per farti godere di più,
per non abbandonarti più.
Ti penso, vestita di statice
e avrei odore tessalico
per farti bagnare
e avrei odore cretese
per farti bagnare
e avrei odore miceneo
per farti bagnare
e se qualcuno ti odia
e ti vuol licenziare
tu chiamami e da me fatti amare
e se qualcuno ti odia
e ti vuol licenziare
tu chiamami e da me fatti amare