Tedio d'annoiarti in petalo di lenzuola

Vorrei svegliarmi all'improvviso
come se ogni sogno della mia notte
fosse preda di un infarto,
vorrei farlo e trovarti al mio fianco:
semplicemente, semplicemente questo,
ma non ci sarebbe davvero poesia
più calda e viva di questa:
aspetterei in silenzio e sul gomito
che tu apra gli occhi e, ancora
non completamente sveglia,
baciarti la lussuria degl'occhi di sonno
e tenerti in equilibrio nel caldo umore
della notte pregna d'ebbro ansimare.
Vorrei, vorrei avere un cielo intero
da riempire di nuvole che abbiano
il tuo nome ricamato sulle labbra
dell'infinito, vorrei annoiarti di parole,
di “ti voglio bene”,
di “resta qui, resta”,
di “è bello sai, è bello che tu mi dorma accanto”,
annoiarti di me,
che i polpastrelli siano pesche e di nettare
il succo avido a dissetarmi la gola,
questo vorrei.
Quando la notte diventa notte
e le poche luci fuori hanno la sottigliezza
delle sfoglie nel forno,
vorrei ucciderti di parole,
sentirti bimba, ragazza, donna, 62enne
nell'istante stesso che mi crolla il pensiero,
che mi sperdo di te.
Vorrei sbagliare strada mille volte,
entrarti nella locanda dei seni in boccio,
succhiarne a stami i petali umidi
strisciare sul ghiaccio al contrario
e il contrario dell'inverso, morirtelo
sul cuore, così simile all'agonia dei prati,
così simile all'agonia dei campi,
così simile all'agonia delle maschere.
Vorrei approfittare di ogni libero momento
per caderti dentro, starnutendo orgasmi,
vorrei il tuo volto a un centimetro dal cuore,
vorrei spettinarti di aceri e foglie rosse,
vorrei bucarti come una melanzana
e berti liquore fra le cosce degli orti.
Vorrei annoiarti al punto
che tu mi zittisca con un bacio,
perché la mancanza delle mie dita
sia singhiozzo e mongolfiera.
Vorrei, vorrei essere dentro
ad ogni tuo errore,
per proteggerlo come un fiore,
vorrei, vorrei esser dentro
ad ogni tuo sbaglio,
'che il mio pensarti
non è un abbaglio,
vorrei, vorrei esse dentro
ad ogni tuo errore,
per proteggerti come un fiore,
vorrei, vorrei esser dentro
ad ogni tuo sbaglio,
'che il mio volerti qui non è un abbaglio


( 13 – 3 – 2009 )