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 Quanto poco m’interessa il tuo considerarti essere umano

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Alessandro Vettorato
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Alessandro Vettorato


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MessaggioTitolo: Quanto poco m’interessa il tuo considerarti essere umano   Quanto poco m’interessa il tuo considerarti essere umano Icon_minitime8/4/2009, 19:02

A me, nel mio piccolo, interessa vederti sorridere,
anche quando piove e restiamo appoggiati alle credenze.
Alle riserve indiane.
Anche quando i punti che restano deboli
Nelle tracce infinite della storia
Generano una tale elettricità
Che si è poltergeist ingordi ,
alla ricerca di bambini o di canali da cambiare.
Nel mio piccolo sarebbe ora di usare il tuo amore
Come dentifricio, dentiera o spazzolino da denti,
per eliminare seduta stante il tartaro
dei giorni di pioggia e di neve,
per eliminare la contaminazione delle malattie veneree.
Userei il tuo sorriso come antifurto
Per infarti da indigestione.
Vomiterei organi per fare quadri
Da appendere ai tuoi capelli.
Sarà vernice e ti direi ti amo
Ad ogni morte di parente o amico,
ti direi ti amo per tutte le domeniche
in cui ho scordato il letto
e sotto le lenzuola le tue labbra da impacchettare,
pur sapendo che nell’attimo stesso
in cui l’avessi fatto saresti morta.
Poi, ad una certa ora, rendere vapore i tuoi sogni.
Solo questo, ma mi servirà per conoscerti meglio.
Per intrappolarti.
A maggior ragione vivrò nel dubbio cagionevole
Che il senso di colpa che provo per il benzinaio
Sia la prova necessaria per spiegare la scomparsa dei dinosauri.
Sarei reperibile alle ore più strane della notte
E risponderei ogni volta con la voce assonnata,
pur di confondere l’edera sui tuoi polsi.
Ti direi ti amo,
rendendo fossile la stanza dove ciò accadrà.
Un obitorio di ventagli, per il vento morto
Fra le lische di pesce.
Morirei nell’ombra i coni: le figure geometriche.
I miei volti parco giochi per anemoni.
Diversamente da tutto il resto,
vivrei col lutto fra le dita,
mangiando al ristorante ogni sera, pur non potendomelo permettere.
Guarderei i tuoi pianti da lontano,
perché da vicino potrei innamorarmi di te.
Cremerei la nostalgia dei passi,
le passioni sulle scale rendendole leggere.
Darei il nome delle stelle ai miei cani – guida per ciechi,
poi, dolce, urlerei “statua, alle tre di pomeriggio
vivi in maniera poetica gli imbarazzi davanti alle nav
i”.
Domani, domani, domani,
emergenza d’urto.
Chiaro che ti direi ti amo ai concerti, nelle discoteche,
chiaro che quando te le direi
ti starò puntando un coltello alla gola,
mentre sarò ubriaco.
Chiaro che terrei per me i malumori,
al massimo li racconterei agli alberi.
“Fatene melodia o bugia.
Fatene quel che volete di queste lacrime.
Anche una lettera d’addio”.

Ti direi ti amo mentre penso
Al senso delle variazioni in un rapporto
Che ha l’aria di un’erboristeria.
Senti! Senti, come mi batte il cuore,
è un atollo e io ci giro attorno,
facendo domande lucide per lavarsi l’anima.
Senti! Senti, come mi batte il cuore,
dopo averti resa madre dell’ennesimo rimpianto,
nel mio piccolo vorrei dirti cose,
farti cose,
vorrei succhiarti in un cucchiaino,
la medicina traballante nei tuoi orecchini,
vorrei ridurti a buco nero
per comprendere d’infinito
ciò che non vali per me,
nello yogurt affonderei gli occhi,
spingendoti la testa fin sopra
le spine delle rose.

Regalamene un paio, mi dici,
perché sei triste quando poi me ne vado,
perché sei triste quando muori d’abbraccio
la conchiglia e generami il momento,

generami il momento

Generami nel momento esatto
Della nascita dei cuori

° come caduta di specchi
° aghi di pino a coprirti
° intera, poi, piano, addormentati
° …
° accanto a me, ma addormentati


Questo vorrei ora


2007 agosto
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