Alessandro Vettorato Top
Numero di messaggi : 614 Data d'iscrizione : 05.02.09
| Titolo: Quanto poco m’interessa il tuo considerarti essere umano 8/4/2009, 19:02 | |
| A me, nel mio piccolo, interessa vederti sorridere, anche quando piove e restiamo appoggiati alle credenze. Alle riserve indiane. Anche quando i punti che restano deboli Nelle tracce infinite della storia Generano una tale elettricità Che si è poltergeist ingordi , alla ricerca di bambini o di canali da cambiare. Nel mio piccolo sarebbe ora di usare il tuo amore Come dentifricio, dentiera o spazzolino da denti, per eliminare seduta stante il tartaro dei giorni di pioggia e di neve, per eliminare la contaminazione delle malattie veneree. Userei il tuo sorriso come antifurto Per infarti da indigestione. Vomiterei organi per fare quadri Da appendere ai tuoi capelli. Sarà vernice e ti direi ti amo Ad ogni morte di parente o amico, ti direi ti amo per tutte le domeniche in cui ho scordato il letto e sotto le lenzuola le tue labbra da impacchettare, pur sapendo che nell’attimo stesso in cui l’avessi fatto saresti morta. Poi, ad una certa ora, rendere vapore i tuoi sogni. Solo questo, ma mi servirà per conoscerti meglio. Per intrappolarti. A maggior ragione vivrò nel dubbio cagionevole Che il senso di colpa che provo per il benzinaio Sia la prova necessaria per spiegare la scomparsa dei dinosauri. Sarei reperibile alle ore più strane della notte E risponderei ogni volta con la voce assonnata, pur di confondere l’edera sui tuoi polsi. Ti direi ti amo, rendendo fossile la stanza dove ciò accadrà. Un obitorio di ventagli, per il vento morto Fra le lische di pesce. Morirei nell’ombra i coni: le figure geometriche. I miei volti parco giochi per anemoni. Diversamente da tutto il resto, vivrei col lutto fra le dita, mangiando al ristorante ogni sera, pur non potendomelo permettere. Guarderei i tuoi pianti da lontano, perché da vicino potrei innamorarmi di te. Cremerei la nostalgia dei passi, le passioni sulle scale rendendole leggere. Darei il nome delle stelle ai miei cani – guida per ciechi, poi, dolce, urlerei “statua, alle tre di pomeriggio vivi in maniera poetica gli imbarazzi davanti alle navi”. Domani, domani, domani, emergenza d’urto. Chiaro che ti direi ti amo ai concerti, nelle discoteche, chiaro che quando te le direi ti starò puntando un coltello alla gola, mentre sarò ubriaco. Chiaro che terrei per me i malumori, al massimo li racconterei agli alberi. “Fatene melodia o bugia. Fatene quel che volete di queste lacrime. Anche una lettera d’addio”. Ti direi ti amo mentre penso Al senso delle variazioni in un rapporto Che ha l’aria di un’erboristeria. Senti! Senti, come mi batte il cuore, è un atollo e io ci giro attorno, facendo domande lucide per lavarsi l’anima. Senti! Senti, come mi batte il cuore, dopo averti resa madre dell’ennesimo rimpianto, nel mio piccolo vorrei dirti cose, farti cose, vorrei succhiarti in un cucchiaino, la medicina traballante nei tuoi orecchini, vorrei ridurti a buco nero per comprendere d’infinito ciò che non vali per me, nello yogurt affonderei gli occhi, spingendoti la testa fin sopra le spine delle rose.
Regalamene un paio, mi dici, perché sei triste quando poi me ne vado, perché sei triste quando muori d’abbraccio la conchiglia e generami il momento,
generami il momento
Generami nel momento esatto Della nascita dei cuori
° come caduta di specchi ° aghi di pino a coprirti ° intera, poi, piano, addormentati ° … ° accanto a me, ma addormentati
Questo vorrei ora 2007 agosto | |
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