I monatti di San Valentino con il campanellino
hanno calato giù in una fossa comune il mio affetto:
il cadavere di Alice e quello della sua cagna a tre zampe…
Ho provato sensi di colpa e gettato lì per lì una manciata di terra,
nella tomba ho sepolto anche un autoritratto di Lei in una overdose,
silenziosa, mutevole, a volte improvvisamente ridanciana senza motivo,
invece ho tenuto parecchi suoi peli in una scatoletta di fiammiferi svedesi,
alcune serpeggianti lettere di amore lebbroso, gli occhiali da sole e luna.
Me ne sono andato allegramente cantando con Lucia fino in Andalusia,
poco prima che la gente urlasse dagli all’untore, bastardo mentitore,
maledetto ingrato, morirai anche tu Innominato, senza crisantemi
né mulini a vento sulla lapide come Miguel Cervantes.
E domani restituirai a Nostro Signore trenta denari
per ogni lacrima che mai riuscirai a piangere.