Oggi Tina ha deciso di andar via. Ha cortesemente salutato il suo oggi ed ha portato in regalo al suo domani, l’insofferenza di ieri. Poi, in valigie prese in prestito, ha sistemato l’inadeguatezza, l’inquietudine, il vagare mentale che porta altrove. Solo in una continua ruminazione Tina trova un senso a ciò che non è. L’insofferenza, la porta a fuggire da ciò che vuole, o crede di volere. Enfatizza le attese, vissute con sofferenza fisica , che poi naufragano miseramente in un oblio voluto. Anche adesso, distesa accanto lui, avvolta nel suo cappotto bianco, prende le distanze da tutto, da chi dice di amarla,da lui che le bacia il collo con l’ultimo orgasmo. Lui non può capire. Crede che basta dirle ti amo, per possederla. Lei sa perfettamente, che lui le vorebbe rubare, l’identità di uno sguardo, o il frammento di un attimo di noia, sorride e con fili di perle tra le labbra, guardiani di parole, tace. Tina non ha radici, non esiste. E’ trasparente, pudica nell’apparire , inadeguata a tutto. La mancanza di appartenenza la catapulta in una realtà dove tutto si confonde, si smembra si lacera, per poi ricomporsi in un inutile ricominciare. Vorrebbe morire altrove. Morire disconoscendosi. E invece ogni giorno porta sulle sue spalle il suo anagramma. Lei stessa è ormai una assenzapresenza. Il vento ora passa sul suo cappotto, mentre lui le accarezza i capelli di castagna . Va via adesso, prima di commettere un altro sbaglio. Potrebbe guadare quegli occhi neri e trovarsi altrove. Con la ferocia di chi è avvezzo alla solitudine, adesso potrebbe cannibalizzare quest’uomo, prima che l’amore partorisca l’abbandono. L’abbandono è il lago di Como o i ginepri di una villa di campagna, è maggio in una stazione . L’abbandono sono suoi occhi neri, che adesso reclamano la castità in un sesso mal celato. L’abbandono è la vita che non è mai stata. Adesso è tempo di andare altrove.
Cagliari,
22/11/2007