Con i cenci, con i cenci lerci ti aggiri……e sollevi il piede dalla pozza.
Un due tre….Un due tre….
Ti piace ballare lo so col tuo velo da sposa di cencio unto…..
Ti trascini dietro al piede puntato a indicare il nord e fai seguire la gamba, la veste, il cencio.
Uno sciame d’api fa da codazzo al tuo vagare inquieto.
Senza casa….
Non hai casa? E’ una vergogna sai. Come mai? Poverina….come mai? Che vergogna!
Ohhh…povera.
Dicono gli occhi puntati e tu hai paura, abbassi contrita il tuo sguardo.
Hai paura che ti vedano le mutande attraverso lo spacco della gonna.
Che onta! Che vergogna! Stare in strada.Sotto gli occhi di tutti.
Senza casa.
Ma come fa a ballare tutto il giorno? Non si rende conto che sta scendendo la notte….
Ci sono due etti di crepuscolo in strada….
Il macellaio ha chiuso i battenti….e l’uscio della drogheria è stato sprangato.
Rimane solo lei la vagabonda.
Senza casa, senza un uomo ed è lì ancora a incespirare nei suoi stracci…..
Guardala guardala bene prima che la ingoi la notte.
Vedi il piede puntato?
Si, teso, fremente.
Verso il buio.
Corre, s’alza.
Un fremito l’ingoia.
Il nulla è la sua casa.
Ora dorme sicura.