A volte pensava che sarebbe morta murata viva nella vita che conduceva. Procedeva a tratti mesta trascinando dietro con se altre vite, talvolta ridendo si era paragonata ad una processionaria, tutti dietro di lei in fila indiana. C’erano le responsabilità alle quali non si era mai sottratta che di notte, all’improvviso, la svegliano come un peso sul petto, la legavano e la conducevano frettolose in un nuovo giorno, ed aveva sempre dovuto assumersi quegli onori a cui altri ancora, basandosi sul suo farsi carico, si erano sottratti.
Le era capitato di stare male ultimamente, ed ancora una volta aveva scoperto che a lei non era permesso neanche un raffreddore, figuriamoci un malanno vero e proprio.
Non le era concesso punto e basta.
Quel giorno sorrideva fra se, pensava che in qualche modo fosse tornata l’epoca degli scambi, Francesca la sua amica le aveva fatto una torta, una crostata di fragole. Solo lei sapeva fare una pasta frolla del genere. La impastava ad occhio e ricavarne la ricetta era impossibile. Anche lei sapeva che certe volte, quando si cucina, le ricette non si possono dare, il suo Fudge era impareggiabile infatti e la glassa al cioccolato amaro, come la faceva lei, dura e spessa, non la faceva nessuno. Sandro poi le aveva riempito il frigo di verdure. Quante non se ne possono immaginare, solo i pomodori erano di sei varietà differenti. Agretti, cicoria, patate, melanzane, insalata, basilico da farne il pesto per un anno. Non aveva mai preparato il pesto, ma sapeva di esserne capace, così come sapeva di essere capace di preparare qualunque cosa. Di sopportare qualunque cosa, di fare, qualunque cosa.
I bambini entrarono in cucina.
“Mamma siamo ricchi! guarda quanti regali ti hanno fatto! I tuoi amici ti vogliono davvero bene !”
Quasi le venne da piangere, era un momento della vita in cui anche un gelato artigianale per loro era un lusso. Si, lei poteva sopportare qualunque cosa, ma non il loro dolore. Il dolore di un figlio coglie sempre impreparati. Si vorrebbe strapparglielo di dosso.
“Dallo a me tesoro”.
Tendere la mano piano, afferrarlo con le dita, come qualcosa che sfugge e solo la cura minuziosa, l’attenzione e l’amore verso le cose lo può lenire, e farlo scivolare lontano. Dove non importa.
Lui li aveva lasciati.
Non c’era neanche mai stato il dolore per lei del suo abbandono. Aveva dovuto pensare subito a tutto, rapidamente. Al loro dolore.
Non si conosce mai la vera sofferenza se non quando si tocca quella di un figlio, e non il pianto disperato del gelato caduto, o del ginocchio sbucciato. Spiegalo tu ad un figlio la ragione dell’abbandono, del perché un padre abbia rinunciato a svegliarsi ogni mattina con lui, ed abbia preferito invece un piccolo pezzetto di pelle pelosa oppure meno fra le cosce di un’altra donna. Si supera se stessi, si supera il proprio dolore, qualunque sentimento che sia proprio per dare delle altre ragioni, a loro. Vere, il più possibile vere, perché non c’è nulla di più infamante dello scoprire nel tempo che una bugia sia stata sanata da un’altra bugia, perché come dice qualcuno non sarà una verità in più a rendere la vita più difficile.
La mente è un luogo di eccezioni.
Il prosciutto non si comprava. Ed al supermercato, e ai discount tutto in offerta. Banane alla giesse a 89 centesimi, mele alla sma 120 centesimi. Spesa mirata, miratissima.
Quale che fosse il sapore di certi gusti non lo sapeva più. Loro lo avrebbero conosciuto un giorno, sperava.
“Signor Giudice, ho bisogno di un aumento sul mantenimento dei bambini”
“A detta richiesta il suo coniuge richiede l’affido congiunto, e pertanto la riduzione del mantenimento.”
Dove fosse la giustizia delle cose doveva ancora scoprirlo. Gattonava, non riusciva più quasi ad avere un portamento eretto, perché quando si perde la dignità, quando ingiustamente viene tolta, non resta altro che un incedere piegati nella vita, sfiorando il pavimento, con il petto sul marmo freddo, che si graffia poi sull’asfalto.
Rostropovich addio. Lui che aveva suonato accanto al muro di Berlino mentre veniva buttato giù era morto. Chi avrebbe smembrato le mura che intorno a lei sembravano erigersi ed innalzarsi ogni giorno più alte? E chi avrebbe suonato per lei?
Il suo violoncello l’aveva accompagnata attraverso Schumann, Haydn, Ciaikowskij, l’aveva cullata nella vita che le sembrava aver avuto prima di questa.
Le veniva in mente un gatto che fa le fusa, quel beato ronf ronf che parte da dentro, che tocca la mano che l’accarezza ,che si trasmette nel suono prodotto e resta dentro.
Non c’era più quella musica da ascoltare.
Dedicato al Family Day, ai diritti di tutti se esistono poi davvero. Io non ci credo.
Questo pezzo l'ho scritto l'anno scorso, in occasione del family Day, poco fa al telegiornale ho sentito della nuova legge sugli sgravi fiscali che vorrebbero fosse fatta a favore della famiglia. la notizia mandata in onda poco prima riguardava il disastro dello scarso audience di san remo. Trovo vergognoso perdonatemi sperperare miliardi per san remo con tutti milioni di persone che in italia oggi hanno problemi economici.