TREVISO. Lettera aperta al Presidente del Consiglio, Se educare significa: corrompere le coscienze dei giovani proponendo come valori massimi la ricerca del denaro facile e l’asservimento a chi di volta in volta detiene il potere, allora certamente la scuola pubblica non educa. Se educare significa: proporre a modello giovani ragazze che mercificano il proprio corpo in cambio di regali in denaro e posti che una giovane che studia con fatica e fa il suo dovere per anni, difficilmente potrà mai raggiungere, allora certamente la scuola pubblica non educa. Se educare significa: proporre l’arroganza, il delirio di onnipresenza mediatica senza alcun diritto di replica o contraddittorio, l’impunità garantita sempre e comunque in dispregio dei più elementari principi di legalità, allora certamente la scuola pubblica non educa. Se educare significa: affermare che gli altri sono sempre e comunque dei diversi e dei nemici, con i quali non c’è possibilità di dialogo e dove il pluralismo delle idee va soffocato dal monopolio della comunicazione urlata dove le uniche idee ammesse sono quelle di chi detiene di volta in volta il potere, allora certamente la scuola pubblica non educa Se educare significa: mettere continuamente in discussione quell’e quilibrio tra i poteri che la Costituzione italiana ha previsto per consentire che il confronto tra cittadini di diversi orientamenti politici si svolga in modo democratico ed equilibrato a vantaggio di tutto il popolo, allora certamente la scuola pubblica non educa Se educare invece significa:” Portar fuori, portare alla luce, far emergere il meglio di ciascun giovane” allora la scuola pubblica certamente educa. Non si tratta di imporre, comandare, essere autoritari, inculcare acriticamente i propri valori; si tratta viceversa di un’arte difficile, far emergere la parte migliore dei giovani che ci stanno di fronte, con la consapevolezza della loro peculiarità e specificità, della loro diversità da noi che deve emergere per far progredire la società che noi abbiamo costruito ma che presenta ancora gravi problemi. Si richiedono elevata professionalità, grandi capacità relazionali, equilibrio, capacità comunicative ed entusiasmo. Non tutti i Docenti hanno queste capacità, ma molti sì e quotidianamente si spendono ben oltre gli obblighi contrattuali perché amano la loro professione e sono consapevoli delle responsabilità che hanno verso i giovani che incontrano giorno dopo giorno. E’ difficile educare seriamente quando ci si confronta quotidianamente con i nefandi esempi che vengono dall’alto e col discredito che da tempo viene gettato sul personale della scuola. Nel ricordarLe che il "pesce puzza sempre dalla testa" Le chiediamo, se non un provvidenziale passo indietro, almeno un doveroso silenzio. Preside, docenti e personale Ata dell’Itis «Planck» Febbraio 2011 C