Ho sempre pensato che ogni città ha una sua anima, una sua bellezza e una sua decadenza.
Vienna è bella, elegante, raffinata, ottocentesca ma un po' snob.
Di notte la città vista dal Prater non è molto illuminata, simbolo per me di ostentata chiusura al turismo massificato.
Questa se dovessi definirla personificandola,
direi; Vienna, nobildonna attempata che ascolta melodie di Strauss, guardando scorrere dai vetri le acque del danubio. Antica.
Berlino, mi ha messo tristezza.
Questa città eternamente divisa ha nelle sue architetture ancora il simbolo della disperazione,
Durante la guerra fu completamente distrutta. L'hanno ricostruita ma è come se ne portasse addosso ancora le cicatrici. Ogni luogo è un ricordo di tristezza, di dolore, di macerie. Un ricordo ovviamente, anche perchè i tedeschi tendono giustamente a non creare alcun luogo di culto di vecchie rimembranze. Tolta Postdamer Platz che sembra messa lì in quello stile hollywoodiano solo per caso, pur ravviandole l'animo, è rimasta nel mio cuore con una certa malinconia.
Berlino è la donna sofferta, quella che ha trovato il coraggio di rifarsi una vita. Coraggiosa
Amsterdam è rimasta nel mo animo.
Forse perchè l'ho vista sotto una leggera pioggerellina d'estate, forse perchè ha quel nercato dei fiori così colorato, forse perchè ha certi scorci che inducono al romanticismo nonostante l'affanno quotidiano degli olandesi. E forse perchè sotto il suo cielo non conserva moralismi bigotti accettando diverse e opposte mentalità. Amsterdam, è un bulbo comprato al mercato che fiorisce a primavera e non sai che colore avrà.
Lei è una donna di liberi costumi, è l'atea per eccellenza, ma non volgare, è quella che la vita è di notte e che sa tollerare vizi e difetti. Libera.