I treni si fermano nelle stazioni

I treni si fermano nelle stazioni


*

Disegna gabbie
la mia mano destra
E la sinistra resta
intorno a un kleenex
pigramente racchiusa

Sferraglia monotono il treno
come sangue che circola convulso
al ritmo di un cuore fetale

Descrive cerchi concentrici
la mente, che lentamente

sprofonda.


*



Squillavano tutti i cellulari dei morti, sul treno
surreali melodie nel silenzio di mancate risposte.
Juan Ramon piangeva, tra le lamiere contorte
il sangue versato, ed un fumo denso di domande.


(Madrid, marzo 2004)



*

I treni si fermano nelle stazioni
perché qualcuno vi salga e vada
dove deve andare, o dove vuole.
I treni ripartono perché qualcuno
resti a guardarli andare, perché
qualcuno li perda per un pelo.

E spesso partono un minuto prima
del tempo speso a trascinar bagagli
o a liberare gambe prigioniere
di un ristorante in centro.


(Rothenburg, agosto 2005)


*

Brava Mariella. Questa immagine, in particolare, mi è piaciuta assai assai.

"I treni ripartono perché qualcuno
resti a guardarli andare"

...ma tu non partire, e se parti torna presto a raccontare.

clelia

Sferraglia monotono il treno
come sangue che circola convulso

Citazione :

Squillavano tutti i cellulari dei morti, sul treno
surreali melodie nel silenzio di mancate risposte.
Juan Ramon piangeva, tra le lamiere contorte
il sangue versato, ed un fumo denso di domande.


(Madrid, marzo 2004)

Questo treno, per ricordare. Grazie.

il treno sferraglia, la mente pensa e... quante cose, un treno.
bellissima, Mariella. Io la prendo tutta.

Atocha Renfe

Un cuore di ghiaccio
spaccato da un punteruolo
frantuma la mia catatonia
mentre volano brandelli
sparsi in follie meccaniche
e all’improvviso nel giorno
il passo rallentato dei pendolari sulle pensiline
si mischia alle teste degli androidi assassini.
Così ho bevuto occhi d’incenso,
tramutato i sogni in sangue,
creduto di vender l’anima a Dio
per una bambola di pezza
scagliata fra rotaie divelte.
Ma non so neppure
“se questo è un uomo”
o il dolore materializzato
da un padre impazzito
che suona eretto il tamburino
in continuazione sotto la pioggia insistente
riflesso muto nel vetro di una taperìa.

Così ho bevuto occhi d’incenso,
tramutato i sogni in sangue,
creduto di vender l’anima a Dio
per una bambola di pezza
scagliata fra rotaie divelte.


bella che è, guisso. atocha, sì.

pensavo ai binari come arterie, leggendoti.
poi mi diranno pure che il percorso del viaggio è noto.
eppure qualcosa mi sorprende, nei treni

non vi sono treni
se non c'è chi ha atteso
se non c'è chi è partito
se non c'è la vita che va.

Non ricordo di chi siano questi versi ma me li hai ricordati con i tuoi.