Daniela Micheli Admin
Numero di messaggi : 14694 Data d'iscrizione : 04.01.08
| Titolo: I migliori anni della mia vita - Volume I 10/3/2008, 14:35 | |
| Da un poltrona di velluto in prima fila in un locale raffinato per un concerto di Franco Califano, ad un urlante palazzetto dello sport per un concerto di Franco Battiato. Sempre di Franco si parlava. Questo è stato lo spartiacque della mia consapevolezza musicale, nell’anno del signore 1981; un bel salto, decisamente. Ebbene, lo ammetto, i miei amici mi prendono ancora per i fondelli e si auto-gratificano del titolo altisonante di Redentori. Però lo sono stati davvero. Con il mio debutto nella società underground della Modena dei primi anni ottanta ho scoperto un mondo che mi era completamente sconosciuto, fatto di musica che usciva solo e unicamente dalle frequenze distorte di una radio locale, nata nel 1977 in piena era punk, che iniziai a frequentare regolarmente essendo, ai tempi, di proprietà di quello che sarebbe poi divenuto mio marito. La radio divenne la mia seconda casa: dalle 13 alle 14 andava un programma di richieste ed ai tempi non ero ancora così ligia al lavoro ed era abitudine passare la pausa pranzo in radio, assieme a Cavallo, il DJ che esaudiva le richieste; e le esaudiva con una faccia di bronzo mica da ridere, visto che alternava Teorema di Ferradini a un Why dei Discharge con una nonchalance da brivido, sempre che nel contempo non arrivasse una richiesta di liscio. Tanto l’unica pubblicità che passava era quella del SuperConadTorinese, noto centro di ritrovo delle rezdore fioranesi. Alla sera invece c’era musica a 360° ed era diventata una bellissima abitudine fare le tre di notte a giocare a risiko su quei divani sfondati salvati dalla discarica comunale; non c’erano molti soldi, ma c’era tanto, tantissimo entusiasmo. Per pagare le bollette della luce, quando gli introiti pubblicitari non bastavano, facevamo dell’autofinanziamento. In estate, oltre a frequentare a sbafo tutti i concerti delle varie feste dell’unità, restavamo al circolo Titanic. Fu in quel periodo che conoscemmo Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, diventammo amici oltre che promotori ad ogni ora del giorno e della notte della musica dei CCCP, così lontana da quella che proponevano ai tempi i Litfiba o i loro cuginetti Diaframma. Nell’estate del 1984 organizzammo il nostro primo concerto, ci rimettemmo anche le mutande. Suonarono in piazza i Cult, allora non si erano ancora tolti il loro pronome, erano ancora i Death Cult; sulle gradinate della piazza ci stava pure Tornatore, noto giornalista del Mucchio Selvaggio che ci fece i complimenti per l’azzardata scelta. Anni dopo, però, ci prendemmo la nostra soddisfazione quando un amico ci portò, da Londra, un bootleg dei Cult il cui titolo era Live in Sassuolo. Nell’autunno ci inventammo gestori di discoteche ed aprimmo il Pakko, una ex-acetaia dimessa con i topi che giravano sotto il bancone del bar, ma che importava, là dentro c’era la vita. Anche Piero Pelù credo abbia ricordo della sera del capodanno del 1984, quando venne a tenere là un concerto: se Stieppo non si fosse mosso a staccare la spina del generatore di corrente, il povero Piero non avrebbe continuato a cantare, ve lo garantisco: sarebbe morto fulminato attaccato a quel microfono. Al Pakko passarono tantissimi gruppi, emergenti e non, italiani e stranieri, della scena wave e punk di quegli anni. Un orgiastico tuffo nella musica era, ne uscivamo storditi, ma che felicità che avevamo. Ci cacciarono dal Pakko, disturbavamo il quieto vivere del paesello di provincia. Eravamo disperati quando ci venne gettata un’ancora di salvezza. Non so chi ci chiamò e come arrivammo in quel locale, dislocato strategicamente lungo la strada che congiunge Modena a Bologna. So solamente che quando entrammo, ci guardammo tutti e l’entusiasmo che si leggeva prima nei nostri visi svanì come neve al sole. Non avremmo mai potuto riempirlo di gente, era troppo grande. La nostra era sì musica alternativa, ma pensare di richiamare gente in un locale con una capienza di duemila persone era veramente troppo. Fu l’incoscienza dei nostri poco più di vent’anni e la miseria nera del gestore del Mascotte di Nonantola, il mai dimenticato Ivan Zanichelli, che ci affidò la direzione musicale ed artistica del locale, a farci tentare e scommettere su quell’avventura. E facemmo bene, perché il nome del locale varcò la provincia, varcò la regione. Da Firenze, da Prato, da Pisa, da Trento, ogni sabato sera si riversava nel locale una marea di gente. La capienza era di duemila persone, ce ne facevamo entrare tremila, in barba ad ogni norma di sicurezza, sempre con l’incoscienza che hai in età giovanile. Vedevi entrare ragazzine in gonna a pieghe blu che si dirigevano al bagno, per poi uscirne con calze a rete strappate, occhi neri fino a metà viso, catene e croci in bella vista. Vedevi i rockabilly con le loro acconciature alla John Travolta, le ragazze perfette Olivia Newton John, quasi che il set di Grease si fosse traferito a Nonantola. Vedevi punk con creste multicolori, calzoni a quadrettoni colorati e catene al collo, che stavano ben lontani dalle teste rasate degli Skin con i loro bomber verdi: ognuno di questi gruppi sapeva che avrebbe avuto il momento della loro musica preferita. Si iniziava con il dark dei Cure, degli Smiths, dei Virgin Prunes, di Marc Almond, dei Bauhaus, si proseguiva con il punk dei Ramones, dei Clash e dei Death Kennedys, poi si spaziava nel rockabilly con i pezzi dei Blues Brothers e di Elvis. La parte centrale era tutta ritmata dalla musica dei Sigue Sigue Sputnik, dei R.E.M., dei Talking Heads, degli Stranglers, di Iggy Pop, di David Bowie, dei Depeche Mode e di tanti altri. Alle cinque della mattina, sulle note di Sunday Morning dei Velvet Undeground, si accendevano le luci in sala e si aprivano le uscite di sicurezza. Si riusciva ad essere a casa verso le sette, ed alle nove dovevo essere a ritirare il mio cucciolo depositato da mamma e papà. Dormivo poco, ai tempi, ma volete mettere la soddisfazione di essere pure citati in un libro? Silvia Balestra ci ha citato nel suo La notte dell’iguana. Non ricordo se quel libro mi piacque, so solo che lo tengo come una reliquia; così come conservo come santini preziosi le tre pagine di copertina di Rockerilla, con un mini racconto a fumetti, che raccontava la storia dei fantastici quattro che ogni sabato andavano a ballare al Mascotte. Non mi serve tirare fuori questi oggetti materiali dal mio cassetto dei ricordi. Sono troppo vividi e vivi. Non mi servono per ricordare quegli anni. No, quegli anni sono veramente stati i migliori anni della mia vita. Solo che ai tempi, Renato Zero non lo ascoltavo.
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Massimo Guisso Star
Numero di messaggi : 6648 Data d'iscrizione : 07.01.08
| Titolo: Re: I migliori anni della mia vita - Volume I 10/3/2008, 16:57 | |
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Almitra Newton Star
Numero di messaggi : 3776 Data d'iscrizione : 04.01.08
| Titolo: Re: I migliori anni della mia vita - Volume I 10/3/2008, 17:34 | |
| Cocca bella: ce l'hai il testo di Teorema? Mi è stato dedicato (a voce, e io ho fatto finta di conoscerlo) da un ignoto (davvero!) ammiratore dei miei talenti di ascoltatrice e consolatrice, il quale mi ha detto con voce rotta dall'emozione: "La conosci, vero? fa' finta che l'abbia scritta io per te!" Cosa potevo dire? che non l'ho mai sentita? Ma già lo sai che i miei gusti sono di un'altra epoca Un abbraccio, ragazza: tu sei come un diamante dalle mille sfaccettature, che rifrange l'arcobaleno della luce del sole... | |
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sorcio Star
Numero di messaggi : 2829 Data d'iscrizione : 08.01.08
| Titolo: Re: I migliori anni della mia vita - Volume I 10/3/2008, 18:15 | |
| voglio una vita spericolata la mettevi noc o la cantavi? ho fatto un bellissimo viaggio, proprio adesso. brava. | |
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| Titolo: Re: I migliori anni della mia vita - Volume I | |
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