ci leggo, a mio modesto avviso, alcune precise chiavi di lettura:
- una pietra in fronte era meglio di una pietra sulla nuca
- ognuno aveva una ferita in fronte, nessuno dietro la schiena
- fedeltà per sempre
- ai piedi di una quercia
- quel pendaglio… quel pendaglio che portava al collo…
al di là del contenuto, molto bello seriamente e al riguardo condivido il parere di luciano che lo vedrebbe meglio in lungo, al di là delle scelte politiche e della giustizia sostanziale, anzi meglio del voler incasellare nelle giuste prospettive scelte coerenti, ci vedo un elogio alla fedeltà dei propri ideali e il sapore della coerenza e dell’onore, anche se questo ultimo termine è così abusato da divenire quasi insultante.
fedeltà al proprio essere, alla propria fede giovanile, al proprio amore, fedeltà al proprio io, costi quel che costi, contro tutti e contro tutti.
e francamente lo trovo bello.
bella la scelta di non fare di ogni erba un fascio, del non fare friendly-fire, del non sparare a zero contro tutti pensando che sono dei falliti e scoprire poi che non lo erano.
e molto calibrato il premio, il ricostruire il trio nella sua essenzialità, già trio perché quattro è un numero che non funziona, impossibile creare i giusti equilibri.
qui l’elogio è virato nel ricordo, nell’apprezzamento sfumato che magari non è condiviso a monte, ma maggiormente percepito perché sentito, voluto, creduto, meditato, pensato.
una cattedrale di parole misurate, che ti riporta a sensazioni rare e desuete, …nessuno dietro la schiena…, da divenire arcane e sensuali.
sottaccio del simbolismo, il pendaglio, quasi un pantacolo, simbolo di unione e di legame, e la quercia che leggo nelle tradizioni nordiche, nella sua assoluta simbologia.
ma queste sono mie divagazioni senza alcun costrutto logico, scusami pier
complimenti, mi hai lasciato il desiderio di leggere ancora.
l.