INNAMORAMENTI E AMORI

Agosto, amore mio non ti conosco…

Ma mica è sempre vera questa affermazione perché a volte succede che proprio nel mese di agosto nascano nuovi amori, inaspettati, magari desiderati ed attesi inconsciamente e per i quali non resta altro da fare che assistere, stupendoci della magia che può instaurarsi così, con poche parole.

Andiamo con ordine.

In mezzo ad una delle tante telefonate che fanno la gioia della Vodafone, Loredana mi butta là un:
“Sei a casa il sei di agosto? No, perché visto che la sera prima siamo all’Arena di Verona ad assistere alla Carmen, io e mio marito abbiamo pensato di ricambiare la tua visita a casa nostra e venire a trovarti…”
“E come no, tesoro, se anche non ci fossi farei di tutto per esserci, ricevere te e consorte nella mia modesta casa è un onore, mia cara!”

Panico.

Dove li porto a pranzo?
Scartata immediatamente l’idea che mi metta in cucina, i trenta e passa gradi sono un deterrente oltre che una scusante, inizio a fare telefonate in giro.
“Vengono dei miei amici a trovarmi, li vorrei portare a pranzo fuori; cucina tipica emiliana, dove li posso portare, tu che sai?”
Il mio amico Mauro viene in mio soccorso e mi consiglia un ristorantino sulle prime colline reggiane.

Ieri notte un caldo porco ha impedito che i condizionatori facessero il loro dovere e mi sono rigirata nel letto fin verso le tre.
Stamattina però, alle sette e trenta precise, ero sveglia a fare la filippina: pulito i pavimenti, spolverato, tolto dalla cassapanca la pila di vestiti abbandonati da non so quanti giorni, lucidato a spigolo vivo ogni cromatura del bagno e della cucina.
Verso le dieci, con occhiaie che arrivavano praticamente al mento, ma soddisfatta assai per l’ordine che avevo davanti ai miei occhi pesti, mi sono seduta sul divano ad aspettare la telefonata.
“Siamo partiti, il navigatore ci dice che tra un’ora siamo da te”.

Nuovo attacco di panico.

Io sono stata ospite a casa loro lo scorso giugno, hanno una casa meravigliosa ed il mio appartamento….
Ricontrollo quindi tutto da cima a fondo, piccolo è ma almeno che si presenti pulito.
Porca puttana, Daniela, potevi almeno lavare le tende… E i copri-divano? Hai visto che macchia che c’è proprio sulla seduta?
Niente panico, li giro e nascondo la macchia, sperando che non si accorgano che la cordella non è davanti ma dietro e che le righe del piquet dovrebbero girare nell’altro senso.

“Trillll Trillll... Siamo davanti a casa tua!”
“Bene, ragazzi, gambe in spalla, terzo piano, no ascensore”

Ed eccola, la splendida bionda che ha coniato per lei e per me il Bella Bionda Alta e F(censored)a…

Il contatto della pelle è diverso dalle interminabili telefonate, e anche se non parliamo mentre ci abbracciamo, sono fiumi di parole quelle che scorrono.

Il marito è uno scalino più sotto: saluti di rito anche con lui e via, in casa un attimo per poi andare a prendere l’aperitivo nel caffè della piazza.

E’ strano averli con me.

E’ strano perché è stato strano il modo con il quale io sono entrata in contatto con Loredana: una poesia di Erica Jong, tante parole fa, altrove.
Ed ora è qui, davanti a me, che ci raccontiamo quello che abbiamo interrotto di dirci ieri sera.

Si avvicina per me il momento clou ovvero l’incontro con mio marito.

Panico.

Perché mio marito è la persona più gentile e buona del mondo, ma questo mia cerchia di amicizie nate –diciamo così – nel virtuale, non le ha mai capite ed ha sempre preferito restarne fuori.
Il mio panico nasceva dunque dal timore che per tutto il pranzo se ne restasse in silenzio, non proferisse parola.
Oddio, la figura ce l’avrebbe fatta lui e non io, ma sarebbe in ogni caso stata, per me, fonte di imbarazzo.

Arriviamo al ristorante, ci accomodiamo e, grazie a Dio, il parlare di vini fa sì che i mariti inizino a parlottare tra di loro ed io e Loredana ci possiamo permettere due chiacchiere veloci fuori dal locale mentre ci fumiamo una sigaretta.
Quando rientriamo, ci guardiamo per un attimo basite: hanno iniziato una conversazione sulla musica e, incredibile, condividono alcuni classici.
Li condividono a tal punto che i due si mettono a cantare l’inizio del Don Giovanni, con la promessa di vederci prossimamente a Verona per assistere assieme all’Aida.

Io e Loredana siamo sempre più preoccupate, forse il Lambrusco aveva una gradazione molto alta ed ha avuto effetti devastanti sugli stomaci dei nostri mariti, facendoli ubriacare in men che non si dica.

Vero è che per il marito di Loredana non avevo alcun dubbio circa il suo “stare in compagnia”, ma sul mio ne avevo eccome!

Ma il potere della musica è enorme, ancora una volta la musica mi ha salvata.

Però io e Loredana ci siamo, ad un certo punto, molto preoccupate.
Ci siamo guardate negli occhi nel momento in cui i due hanno brindato a quelli del ’55, il loro anno di nascita.

E’ fatta, ci diciamo io e lei, questi sono partiti.

Quando poi, satolli di panzirotti, tortelli alle erbette e filetti con cipolle di Boretto all’aceto balsamico, si sono concessi una fumatina ed hanno scoperto che entrambi fumano il toscano, io e Loredana abbiamo visto dio Cupido scoccare la sua freccia magica e colpirli al cuore: si sono innamorati!

Forse è stato determinante questo incontro per far emergere una omosessualità latente dei nostri coniugi, ce lo ripetiamo parecchie volte, io e lei.

Io e Loredana siamo molto contente di questa love story: per ferragosto li sistemiamo al grill a cuocere le chianine, io e lei ce ne andiamo in una delle diciottomila stanze di casa sua a spettegolare.

E se prima o poi chiederanno il divorzio per andare a vivere assieme, pazienza, ci adatteremo, vero Loredana?