Ora capisco.
Tenere il tuo cuore in mano è come premere tra le dita vetro bollente, sono affascinato dalla tua sensualità amorfa, sopporto il dolore e stringo a possedere come un bimbo, attendendo che si freddi una bugia. Il desiderio di te diventa cristallo in mano, le cicatrici diventano rughe, solchi che incanalano il desiderio per lasciarlo scivolare via. Tu sei vetro morbido, non hai senso con una sola forma, puoi cristallizzarti su ogni fantasia, dando forma ad una bugia, vezzeggiando un sogno, ma tu sei vetro morbido, ustioni chi ti desidera, fredda sui suoi ricordi dolorosi.
Perché io debba averti conosciuta è un mistero. Io non ho mai osato prenderti per mano, mi sono accontentato sempre di vederti brillare di luce e fuoco, vetro morbido, e tu mi ha sempre disegnato forme nuove donandomi calore che stenta a diminuire. Sei vetro morbido ed io ho paura anche solo di toccarti, come fossi una farfalla, incanti l’attimo, chiudendoti in un bozzolo che ha la forma del desiderio altrui, attendi di cadere per fuggire di nuovo.
Dimmi, quanto brucia la tua anima? Quali mani possono provare a tenerla, e quale corpo può toccarti senza freddare il tuo spirito?
Perdonami, ma sono fragile anch’io, vetro – non cristallo - infrangibile, non posso cadere, né posso chinarmi a raccogliermi. Non ho un bozzolo di cristallo da evadere, io sono custodia di me stesso e contengo meraviglia da guardarci attraverso. Ho da parte anche tue foto. Non volermene, è stato l’unico modo per possederti.
Io sono trasparente, chi mi guarda vede oltre, tu sei di cristallo, chi prova a vedere oltre si ferma alla tua bellezza.
E’ degli assenti il mondo! E’ nostro solo quando non ci siamo. E allora il pensiero osa, bramando un corpo da farci vivere un’intenzione. Siamo distanti almeno un messaggio in bottiglia e il mare si prende gioco del nostro affidare al caso le parole. Non oso sollevare le tende, sono di pietra le mie remore, e non hai bisogno di mostrarti nuda, non è velata la tua bellezza. Oltre modo posso sognare, ma sono vigliacco e rinunzio anche a quello per non deludermi al risveglio. E se tu fossi un sogno, io sarei soltanto un dormiente. Cosa me ne faccio della mia delicatezza, se quando godo urto la mia sensibilità, schiaffeggiando il mio amor proprio? E tu dove sei? Ti vedo ovunque ma sei solo il riflesso di un gioco di specchi che altri stanno incorniciando compiacendosi del proprio volto.
Mi danno forza le tue parole, ma sono lontane e arrivano sfinite come un sibilo sinistro che mi racconta di un’attesa che non è mai stata la mia. Sono incapace di pagare i debiti e, peggio, non in grado di incassare i crediti.
Non ho tasche libere, ci tengo le mani dentro.
Ieri lungo la strada buia ero inseguito dalla luna, era fredda l’aria, era scura ed io ero così inebriato dall’odore pungente dell’erba che avrei potuto fare di tutto, scendere dal mio io e andare a piedi, magari per cercarti. So che sei da qualche parte, raccolgo briciole delle tue parole, le perdi perché a volte non hai spazio sulla lingua e le lasci cadere dai tuoi pensieri. E ti inseguo, mettendo insieme sensi e significati. Hai ragione sai, non esiste un posto finché non decida di costruirlo dentro di me. Ho affittato me stesso per portare gli altri, tu hai gran parte della mia anima, e sei così ingombrante. Pesi almeno tre quarti del mio desiderio di saperti toccare, il resto è empatia.
E cos’è l’empatia?
Un giorno probabilmente ti ho incontrata, non ho avuto il coraggio di parlarti, forse neanche di guardarti. Avrei dovuto osare, chiederti un bacio. Uno schiaffo fa meno male della pelle secca delle labbra. E poi osare ancora, fino quasi a svelarmi uomo. Ma io sono dietro un muro, vestito di insicurezza, giudice primo e spietato accusatore delle mia potenza. Perdonami quindi e aspettami se riesci, un giorno smetterò di guardare la luna e ti cercherò più in basso, seguendo il tuo dito che me la indica.
Le tue gambe non sono lunghe ma i tuoi passi sono esagerati. Nascondi segreti ed emozioni ed io potrei morire sollevando quei veli che fino a ieri credevo mura. Morire così almeno avrebbe senso, vivere sbattendo la testa su trame di seta sarebbe come bearsi delle proprie ali di farfalla, godendo di una gioia effimera e breve. Autoerotismo.
Come posso essere quello che sono se senza la maschera sono invisibile. Sapresti riconoscermi? Io sono l’ottuso vedente che vuole credersi cieco. Ma ti vedo, immaginandoti. E immaginandoti, ti desidero!
Sono stufo dell’infinita farsa, ma ridondante la mia delusione, io non posso accettarla, né gli altri possono toccarla con mano. Ridon-danza. Gli altri ridono, e mi salutano con una strana danza.
Lasciami dormire sulle tue gambe e permettimi semmai di sognare tra le tue gambe.
Sono oltre le mura di velo. Quando busserò alla tua porta, non potrai riconoscermi, perché non ho pi alcuna maschera.
Da tempo ormai non ho tue notizie. Il vento mi é amico, mi ha portato il tuo odore ma non mi ha detto nulla.
Raccolgo le tue bottiglie e colleziono i tuoi messaggi. Non riesco a mettere insieme i pezzi, non ho le foto per completare il puzzle che tu stessa hai lasciato cadere dalla tua pelle. Sei donna bellissima, si vede. E sei prepotente nel pretendere quel che ti spetta, le tue parole sono affilate e tagliano brani di carne, con incarti l’anima che dai in pasto ai cani che vengono a leccarti le mani, bastardi!
Io passo di notte, quando tu piangi altrove, e leggo le tue cose sparpagliate sul prato dove i cani dormono. Le trovo bellissime sai? Anche quando non le comprendo. Sono sensuali, morbose, incazzate, irose, quasi malate. Le tue parole vogliono squartare il destino. E tu sei loro complice, vai nuda all’appuntamento, perché sai che la fortuna punta forte su ogni opportunità. E l’invidio la sorte che ti contempla pallida, come immortalata da uno scatto di rabbia, da uno scatto di Saudek. Tu cosi bella e feroce, dipinta dai chiaroscuri e corteggiata dalle macchie di colore che ti dona la tua anima. Lo so che sarai feroce con la sorte, che venderai la tua pelle, un solo pezzo, perché non è la nudità che ti spaventa. Ma finché avrai colore, potrai osare. Io ci sarò, ovviamente. Ma tu non potrai saperlo. Sono allergico al coraggio e potrei morire per uno sguardo. Credo di saper amare come nessuno, ma di non poterlo fare come fanno molti. Credo di desiderare come mai. I miei occhi hanno fame. Non so che farmene del cuore, l’ho dato in pasto ai cani, era inutile, avvelenato dai sogni, infatti i bastardi ora dormono.
Ora puoi affrontare il tuo destino. Sbattigli in faccia le foto, lasciagli toccare un brano di pelle, ma non permettergli di infilare la lingua nella tua anima.
Ho rimesso le tue bottiglie - tutte - a posto, i fogli li tengo con me. Li leggerò di nuovo e magari un giorno li metterò insieme per completare il tuo puzzle. Ti ho lasciato un post-it, c’è scritta l’intera mia storia, si incastra in basso a sinistra, se non metterai una cornice, quando lo avrai finito, allora anch’io avrò fatto parte di qualcosa.
Sei bellissima, dentro più di fuori. E ti desidero, fuori più di dentro. Perdona la mia superficialità, ma sono un pover-uomo e riempio l’aria prima con la pelle poi con l’anima.
Ho rimesso le tue bottiglie in ordine.
Chissà un giorno mi donerai una foto.
Sei bellissima, l’ho già detto, ma ho paura sai, ho paura semmai di dimenticare come sei fatta.
Smetti di piangere, non riesco a raccogliere tutte le tue lacrime.
E non posso continuare a sfamare i cani. Sono affamati, e io di cuore non ne ho più.
http://it.youtube.com/watch?v=ZvcODfUdngU