Una lettera, da molto lontano, in strani giorni

Dolce e cara amica mia.
Strani giorni, come canta Battiato in una sua canzone...
L'ultima mia é stata una missiva scritta con il cuore nella mano.
Ho sempre sentito qualcosa di profondo nella nostra amicizia e cosí mi sono permesso di mandarti una foto istantanea di quei terribili giorni.
Temendo di cadere in un baratro mi sono aggrappato.
Forse un gesto egoista, forse un atto di sopravvivenza, forse un urlo.
Le cose migliorano col passare dei giorni.
Ho mollato qualsiasi attivitá lavorativa (con fine di lucro) per dedicarmi alla costruzione di una biblioteca popolare situata in una zona periferica della cittá dove le persone che la abitano non possono garantire ai propri figli "cose" che per molte altre persone sono quasi una ovvietá.
Mi fa bene, la vivo come una terapia.
Presto torneró al lavoro lavoro.
Dovresti vedere dove vivo: un luogo dove la natura ti coccola.
Stavo accomodando le cose di questo trasloco forzato e mi sono incontrato con vecchie foto, con memorie del mio tempo e fra queste ho ritrovato uno scritto di H. Hesse che avevo copiato durante un viaggio durato piú di un anno in giro per il mondo.
Non lo rileggevo dal 1995.
Dice cosí:

Avere casa é un bene,
dolce il sonno sotto il proprio tetto.
Figli, giardino e cane; ma certo
appena ti sei riposato dall'ultimo viaggio
la lontananza ti insegue con nuove lusinghe.
Meglio é patire di nostalgia di casa
e sotto le alte stelle, solo, a riposare
con la propria melanconia.
Avere e riposare puó soltanto chi ha il cuore tranquillo,
mentre il viandante sopporta fatiche e difficoltá;
con sempre delusa speranza.
In vero, piú lieve é il tormento di andare,
piú lieve che trovar pace nelle valli di casa, dove
tra le gioie e le solite cure,
solo il saggio sa costruire la propria felicitá.
Per me é meglio cercare e mai trovare
che legarmi, caldo e stretto a quanto mi é accanto,
perché anche nel bene,
su questa terra sono solo ospite,
mai cittadino.

Ora non so...
Credo che il mio viaggio passa attraverso un territorio vastissimo che porta il nome dei miei figli.
La mia rivoluzione si sta compiendo.
Darei la mia vita per i figli.
Mi sento di poter abbattere eserciti, per i miei figli.
Si, la loro schiavitú é il mio amore.
Riconosco nei miei figli la libertá.

So che passi a leggere.
Ho deciso di postare questa tua missiva perché le cose sono ulteriormente cambiate e hai raggiunto la tua libertà.
Io ne sono felice, amico mio lontano, lontanissimo tredicimila chilometri di cielo e di mari e di montagne.
Ti voglio bene, amico mio, questo è il mio omaggio al tuo cuore e che sono certa hai trasmesso ai tuoi figli perchè dentro te abita una grandissima cosa che si chiama forza di vivere per gli altri prima che per sé.
E non parlo solo dei piccoli, parlo anche dei ninos ai quali tu, assieme ai tuoi compagni, avete regalato un sogno.