ridon(danza) di arroganza

A che pro
spiegarti come la penso?

Perché difendere un'idea?

E’ moneta fuori corso
ed io (secondo te)
sono un collezionista
di figurine di merda.

Oggi, di nuovo
ho detto la mia,
e di nuovo, come ieri,
ho maledetto la mia lingua.

Vivi solo per biasimare
chi prova a respirare la stessa aria
che tu sai solo giudicare inquinata.

Io mi preoccupo di non fiatare,
figurati se posso pretendere un abbraccio.
Ma sono libero di sperare!
O vuoi lasciarmi con la scopa,
timidamente solo, al centro
di questo balletto di consapevolezze?

E tu insisti,
e ti vesti colorato per il ballo.
Te l'ho detto mille volte:
non sono daltonico,
vivo (piuttosto) in un mondo bianco e nero

e tra i buoni e i cattivi
ho una colonna grigia
dedicata
dove convoco la squadra
dei miei poveri diavoli,

angeli additati di pochezza,
figuri ricchi di sfumature,
capaci di adattarsi al bianco e al nero.

Persone che possono danzare
con gli uomini,
perché la coscienza non può
pretendere di giocare,
né di gioire.

Eppure io osservo l'uomo
che sotto ogni forma
si arroga il diritto
di essere la persona giusta,
con la consapevolezza
presunta e assoluta.

A cosa mi serve vivere in un angolo
per abitare ed urlare
tutte le mie parole più belle?

In fondo potrei incartarle
con una copertina
e poi vendervele come libri

pretendendo applausi,
d’effimera lampante gloria,
perché i sogni ormai
sembra debbano impressionare
solo le pagine.

Ci facevo il fuoco da bimbo
con la carta,
e ogni volta la giudicavo stupida
perché la fiamma, ingorda,
aveva ali di farfalla
e non risorgeva mai dalla cenere,
di cui aveva pietà il vento,
facendola volare un’ultima volta.

Che ne sai tu di me?
E come ti permetti ogni volta
di giudicare tra le mie righe?

Io entro sempre con le scarpe in mano
nel tuo magnifico universo
mentre tu invece arrivi (ec)citandomi
il diritto di essere padrone
in comunione anche del mio.

Rido[n]danza di arroganza.

Sono in usufrutto nel mio universo
ed ho una sola vita
per goderlo.
Posso uccidere il mio altruismo,
relativamente importante
per godere una volta almeno
della tua stessa prepotenza.

Tu non sai dov'è il mio mondo.
E’ intorno a me,
ma sei pigro e presuntuoso ed ignori
dove sia io.

La mia voce (quella la senti)
non ha alcun foglio da blandire,
ha molecole di alito
e le parole, ossidandosi, bruciano
dopo aver riscaldato la curiosità.

Ecco perché ci penso sempre
almeno ics volte
prima di dire.

Potrei incendiare le tue verità ciclostilate
e fare un falò degli spartiti concettuali
accatastati a far polvere
nei magazzini delle menzogne.

Sono un uomo mediocre
ma sono l'unico ad ammetterlo,
per questo posso vantarmi
di esserlo.

Non mi piace
l'umanità che presume.

L'auto erotismo mentale
tolto un apostrofo
diventa lauto erotismo,

giocare con le parole
è arte per clown in estinzione.

Niente è necessario,
a parte la nostra coerenza,
un foglio di carta (se preferisci un foglio elettronico)
non concede asilo ad alcuno.

La redenzione sta soprattutto
nel saper essere giudici di sé stessi.

L’uomo non conosce la libertà,
eppure alcune persone combattono
da sempre per la stessa.

Io non credo nell’Uomo
Ma ho fiducia nelle persone.





[a me stesso, povero fesso]

Io credo nella ganza