IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Era iniziato per scherzo qualche anno prima, quando la famiglia Ferrara si trasferì al civico n.67 di Via Marconi.

Ad ogni prima domenica di dicembre, si potevano ammirare il signor Ferrara e il signor Gianaroli arrampicati sui balconi con chilometri di lucine da appendere.

Invidiosi delle luminarie che l’amministrazione comunale aveva messo di traverso ad illuminare le strade della città, si erano accordati per far diventare il loro palazzo il più scintillante del comune intero in quel Natale imminente.

Dopo ore e ore di lavoro, tutti poterono ammirarne l’effetto: il palazzo di Via Marconi era meraviglioso davvero con le luci multicolori, i Babbi Natale che si arrampicavano dai balconi coi sacconi candidi sulle spalle e le varie Befane appese ai comignoli con le ceste sulla schiena; lo stabile era veramente il simbolo natalizio per eccellenza ed orgoglio del rione.

L’anno dopo però decisero che dovevano cambiare qualche cosa; le luci multicolori non erano molto sciccose, molto meglio un impatto visivo di luci monocromatiche. Tolte quindi le luci verdi gialle e bianche, restarono solo chilometri infiniti di luci rossi che perimetravano i quattro piani e tutti i balconi, angoli e camini in lungo ed in largo, comprese la paraboliche di varie dimensioni che stavano sul tetto.

Dal cugino Jack Ferrara, che stava in New York, si fecero inviare un vero e proprio bijoux: un Babbo Natale che guidava un paio di renne che scuotevano la testa avanti e indietro al ritmo di Jingle Bell e che piazzarono strategicamente nel prato davanti all’ingresso.

Il tecnico comunale incaricato delle luminarie andò ad assistere a tutta l’operazione, togliendosi i guanti per rosicchiarsi le unghie dall’invidia.

Davanti al palazzo, dopo un po’, iniziarono ad arrivare intere scolaresche.

Accompagnate dai maestri andavano ad ammirare, estasiati, quello che ormai stava diventando una leggenda, tanto era che nelle programmate gite scolastiche, era stato inserito, come itinerario, la visita istruttiva in Via Marconi n.67.

Le signore Ferrara e Gianaroli avevano approntato un punto ristoro per quei ragazzini: una stava alla cassa ed una al banco, gli affari andavano a gonfie vele ed erano già dispiaciute, quel ventun dicembre, al pensiero che, di lì a poco, sarebbe terminato tutto.

Era veramente una bella festa pre-natalizia, tutti erano felici, in particolare le famiglie Ferrara e Gianaroli.

Gli altri abitanti del palazzo erano orgogliosi di aver due inquilini come loro e manifestavano la loro solidarietà con ampie pacche sulle spalle ed inviti a bere grappini o, a scelta, vin brulè per riscaldarsi.

Il tecnico comunale era sempre là, immobile, a spiare tutto quel movimento e, ad ogni ora che passava, il suo colorito assumeva tonalità che si avvicinavano sempre più al verde vomito.

Nessuno fece caso quando si allontanò, così come nessuno notò quando riapparve: in quei pochi minuti di assenza era lievitato!

Da magrolino quale era in origine, era ingrassato al punto di aver le sembianze all’incredibile Hulk, persino il colori rito del viso che ora presentava un bel verde acidognolo.

Con fare incurante il tecnico iniziò ad estrarre da sotto il cappotto un lungo filo; fece un nodo ad ognuna delle mille luci rosse, salendo scendendo girando e tornando a salire e scendere, lavorando alacremente e indisturbato per ore.

Quando finalmente fu ben certo che tutto era perfetto, prese dal taschino il suo toscanello preferito, lo leccò per bene prima di metterselo tra le labbra.

Lo accese e mentre aspirava la prima boccata ed il fumo gli riempiva dolcemente i polmoni, spostò l’accendino e diede fuoco alla miccia.

Il palazzo di Via Marconi n.67 divenne in pochi secondi il miglior esempio di fuochi pirotecnici mai visti da nessuna parte, mancava solo Wagner in sottofondo, a scandire, con la sua Cavalcata, le fiamme che parevano alzarsi nell’aria a tempo di musica.

Il tecnico, soddisfatto del suo lavoro, si allontanò pensando che il fumo nuoce gravemente alla salute.

Soprattutto a Natale.