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 Sono le 11 e qualcosa...

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Mauro Scicchitano
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Mauro Scicchitano


Numero di messaggi : 127
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MessaggioTitolo: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime14/12/2008, 23:32

Ho riconsegnato la macchina al concessionario. Non si può esportare in Svizzera, quindi, che se la tengano. Peccato, ci ero affezionato. Ma le macchine sono macchine, via una l’altra, chissenefrega.

Emilio, il mio venditore controlla i documenti, è tutto a posto. Mi accompagna alla fermata dell’autobus: aspetta un cliente e non può assentarsi a lungo, si scusa, e mi promette un caffè per quando tornerò.

Mi lascia alla fermata più vicina. La linea 1. Porta alla stazione di Pavia, da lì prenderò il treno per Milano e poi da Milano quello per Basilea. Guardo la tabella degli orari: 11:07. Guardo l’orologio. Sono le 11:07, ma non vedo nessun autobus.

Arriva altra gente, una signora sbraita nel telefonino, mi infastidisce, mi allontano. Che me ne frega dei fatti tuoi ? Riguardo l’orologio, 11:09. Accenderei una sigaretta, ma non è il caso, Adesso arriva. Il bus.

Appare all’incrocio alle 11:13, sei minuti di ritardo. Vabbè, sarà il traffico. Pazienza. Dovrei farcela. Salgo sul mezzo. Oblitero il mio biglietto. Appoggio la mia borsa e mi siedo. Arriviamo in Strada Nuova, un chilometro circa, dopo venti minuti. Tre chilometri all’ora: a piedi lo sorpasserei. E senza correre.

Scendo alla prima fermata, andrò a piedi. Davanti alla Pellicceria Annabella è pieno di gente che guarda le vetrine. Piovicchia, donne nane con enormi ombrelli mi costringono ad uno slalom improbabile per evitarle. Ma loro sono bastarde, vanno a zig zag, prendo un’ombrellata sul cranio, da una nana sponsorizzata. La stronza manco chiede scusa, del resto da sotto quell’ombrello manco mi vede.

Arrivo finalmente alla stazione. Biglietteria. “Buongiorno, mi serve un biglietto per Basilea, prima classe”.

“Basilea dove?”.

“Svizzera, ha presente? Sopra Como, poi da lì si va dritto”.

L’omino armeggia con il suo terminale. “Sono 114 euro”.

Porgo il bancomat di UBS. L’omino cerca di passarmi la tastierina per il codice. Un dramma. Non passa sotto la fessura. Dopo qualche tentativo ce la facciamo. Digito il codice. “Carta non riconoscita”.

Eppure le vetrofanie dicono che accettano qualunque cosa. Cambio carta, provo con la VISA.

L’imbecille lo passa come bancomat. “Carta non riconosiuta”.

“Provi come carta di credito”.

“Ah, è una carta di credito?”.

Dietro di me si è formata un fila imbarazzante. La linea gialla è un pallido ricordo. “Attendere qui”.
No, niente da fare, attendono al mio fianco. Alla fine il poveretto ce la fa. Mi consegna due biglietti. Uno Pavia-Milano, l’altro Milano C.le-Basel SBB.

Il primo treno è previsto per le 12:25. Faccio un salto al bar, compro due bottiglie d’acqua. Poi l’edicola. Corriere della Sera, Iliade in sovrapprezzo a 3,90 euro. Cerco il mio binario, il numero 3.

Guardo l’orologio della stazione, si suppone preciso. Confronto con il mio. Preciso. Bene. Leggo il giornale nell’attesa. Fa freddo, ma sopportabile. Alle 12:25 non c’è traccia del treno. Faccio i miei calcoli.

25 minuti Pavia-Milano. Il treno da Milano alle 13:25. Avrei pure il tempo per un caffè.

Dling dlong. “Il treno diretto a Milano, proveniente da Ventimiglia, accusa 25 minuti di ritardo”.

Accusa? Ma come cazzo parli? E soprattutto, come fa un treno ad arrivare in ritardo? Hai trovato traffico? Ti sei fermato a salutare la zia a Bergeggi?

In qualche maniera arriva sto dannato treno. Il mio biglietto recita: Carrozza 2, Posto 35.
Davanti a me c’è la carrozza 2. Pigio il pulsante per aprire la porta. Niente. Riprovo. Niente ancora.

Mi avvio con passo deciso, e vagamente incazzato, verso la carrozza 1. Salgo. Trovo un addetto che si sta scaccolando.

“Ho il posto sulla carrozza 2, come faccio a raggiungerla?”.
“Pigi il pulsante”. Poi dicono che la gente ammazza....

In qualche maniera raggiungo il mio scompartimento. Entro.

Una signora con taglio di capelli della peggior Sharon Stone saluta entusiasticamente. “Buongiorno!”.
Buongiorno un cazzo. Il mio posto è occupato, ma non ho voglia di discussioni. Mi siedo nell’unico posto libero. Alla mia destra una strappona dormiente, telefonino in mano. Di fronte la bionda di belle speranze e la sua amica. A sinistra due nonnetti, che se ne fottono del numero del posto. Pazienza.

La bionda e la mora parlano. Parlano, parlano, parlano. Mi salva l’iPod. Almeno ascolto musica.

Guardo l’orologio, ho sette minuti per prendere il prossimo treno. Se qualcosa va storto son cazzi.

In prossimità di Milano Centrale sto cazzo di treno rallenta ancora. Esco nel corridoio, e sento una madama che parla di marito morto, fidanzato vivo e di Eurostar. “Ci hanno fermato per far passare prima loro”.

Che culo! Non vedevo l’ora di perdere altro tempo.

Scendo da questo coso semovente e cerco con gli occhi i pannelli “PARTENZE”. Sono al binario 20, il mio prossimo treno è al binario 6. Ok, passo svelto e via andare.
Arrivo al mio treno scansando duecentoottanquattro imbecilli che con la testa per aria guardano la meraviglia delle volte della stazione, si fermano di botto, cambiano passo o traiettoria. Li schiaccerei con un rullo compressore, ma sono venuto via senza.
Carrozza 312, posto 45 finestrino.

Riconosco, con sollievo, i vagoni di SBB. La loro bandierina rossocrociata, rassicurante. Salgo a bordo.

Arrivo al mio posto. La poltrona 44 è occupata da un cretina appesa a un telefonino. Sul sedile a fianco, il MIO, ha deposto, nell’ordine, una borsa che sembra quella di Mary Poppins, una felpa color turchese, una sciarpa colorata come lo schermo di una tv senza antenna, un piumino di plastica, un ombrello esagerato e una bottiglia di qualcosa.

Mi guardo attorno. Ci sono altri posti. Speriamo bene. Appoggio lo zaino sulla rastrelliera.
Mi siedo davanti alla deficiente. Continua a parlare dei cazzi suoi ad alta voce. Mi guardo attorno, non vedo bagagli, quindi questa imbecille scenderà presto. Ci fermiamo a Como. Prego, prego fervente che sia Como.

Mi salva di nuovo l’iPod. Almeno non sento le cazzate di questa deficiente. Ore 13:25. Esatte.

Una voce annuncia che il personale delle ferrovie svizzere ha preso il controllo del treno. Augura buon viaggio, elenca le fermate. Lo fa in quattro lingue. Bravi. Adesso però andiamo.

Il treno si muove. Per fortuna. L’arrivo a Como è tutto sommato rapido. La deficiente si veste e si prepara a scendere. Grazie Signore, Grazie! Pregare aiuta.

Dopo poco ci fermiamo a Chiasso. Sono quasi a casa. Quasi.
Salgono le guardie di frontiera: cortesemente chiedono se abbia qualcosa da dichiarare. Nulla. Grazie.

Il treno riparte dopo qualche minuto. Un impiegato delle ferrovie controlla il mio biglietto. Sorride e ringrazia. Intanto lo bucherella. Normale prassi.

Un signore che somiglia al tenente Kojak spinge un carrettino con bevande e snack. Chiede cortesemente se gradisco qualcosa. No grazie, ora no.

Non fa rumore questo treno. Sento solo un fruscio sommesso. Non viaggia veloce, ma fila. Intorno il paesaggio. La neve copre i tetti delle case, riempie i campi. Tutto bello ordinato. Gli unici rumori li fanno i treni che incrociamo o gli ingressi nelle gallerie. Ogni tanto senti questa botta d’aria, ma per il resto solo fruscio. Sulle Alpi lo spettacolo si fa incantevole. Abeti coperti di neve, il ghiaccio che forma stalattiti sulle rocce, un panorama da fiaba verso Goschenen, più o meno dalle parti del Gottardo.

Intorno i laghi fanno collana al panorama. Vista l’ora la luce li fa color acciaio, mentre in cielo i riflessi del sole che tramonta colora di rosa e indaco la cima delle montagne. Di quando in quando le curve della ferrovia mi fanno intravedere la locomotiva rossa che sbuffa e spinge, anzi tira.

Il fruscio. Sento solo quello. E guardo intorno.

Scatto qualche foto, ma mi disturba un pochino il riflesso delle luci sul finestrino. Qualcuna viene carina, la metterò nelle mie gallerie. Il resto del viaggio fila tranquillo.

A Lucerna ci fermiamo per qualche minuto. Il treno cambierà direzione, quindi cambio posto. Preferisco stare nella direzione di marcia. Sale un altro controllore, bucherella il mio biglietto, mi ringrazia e prosegue.
Approfitto per rileggere il biglietto: arrivo previsto ore 18:51, Basel SBB.
Sono un po’ appisolato, come sempre mi capita quando viaggio se non guido io, ascolto in sottofondo il ritmo. Mi accorgo che il treno rallenta attraversando le stazioni dove non si ferma. Come sempre mi capita, in prossimità della destinazione, conto i minuti. A Muttenz mancano 12 minuti a Basel SBB.

Metto in ordine le mie cose. Il giornale, il libro, metto negli appositi contenitori le bottiglie di plastica ormai vuote. La macchina fotografica nella sua borsa. Sciarpa, cappello, sono quasi pronto.
Mancano due minuti. Intravedo lo stadio di Sankt Jakob. Bello nella sua veste plasticosa rossa e blu.
Il treno rallenta. Vedo intorno le costruzioni della facoltà di Giurisprudenza. Guardo l’orologio atomico spaziale preciso come non si immagina. Segna le 18:50 e 25 secondi.

Binario 8. Vedo i cartelli.

La lancetta dei secondi continua il suo maestoso incedere: 18:50:55.
Arriva a 18:51:00 e il treno si ferma. Esattamente al secondo 00 del minuto 51.

La solita voce annuncia che siamo arrivati a destinazione.

Sono a casa. Erano le 11 e qualcosa, adesso l'ora non conta più.
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Gaetano Benedetto
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime14/12/2008, 23:47

come piace a me cheers
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime15/12/2008, 00:48

bello questo racconto.
Fino alle alpi innevate ha sferragliato in un ritmo quasi frenetico.

Vero. chissà perchè il treno induce alla dormia, ci sono sempre strapponi dormienti e gente che ascolta l'i pod !! Smile
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime15/12/2008, 07:40

grande
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Almitra Newton
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime15/12/2008, 08:57

Io ho viaggiato tanto, forse troppo, in gioventù, per lavoro. Facevo la "pendolare del finesettimana" dalla provincia di Belluno a Bologna e ritorno.
Esperienze che non auguro al peggior nemico.
Ora, con l'alta velocità, in un'ora si è a Milano e in due a Roma. Meglio che in aereo.
Avrò la possibilità di andare a trovare un'amica di Milano e un'altra a Roma, con tutt'altro comfort rispetto a quello di allora.
Mi era venuta la fobia dei viaggi in treno ma ora, forse, potrei riprendere...

Certo che con la Svizzera non c'è paragone: la puntualità è la loro caratteristica vitale.
I treni italiani sono più... come dire: "fantasiosi", i viaggi "creativi"... niente a che vedere con la fermezza teutonica... vero? Wink
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime15/12/2008, 14:42

Sì, sei tornato a casa.
Ho fatto un pezzo di strada assieme a te.
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neferlabella
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime15/12/2008, 22:40

ho iniziato l'avventura con te..

tu sei arrivato a casa, io ancora andro' avanti

nefer
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime16/12/2008, 17:12

maximo.meridio ha scritto:
Quando ho visto lo spettro di YouTube ho esclamato: "Minchia, un'altra cazzata".
Poi ho guardato il filmato, una volta, poi un'altra, quindi un terza, una quarta e non so più quante altre.
Definirlo bello è riduttivo, perchè è sì bello e ben fatto, ma è anche pregno di un significato intenso e profondo: costruire, mattone dopo mattone qualcosa che da impalpabile è divenuta una realtà straordinariamente bella.
Prendere dal nulla un'idea e trasformarla in un'arena di confronto, con i testi meravigliosi che vi si possono leggere, occuparsene giorno per giorno, curare ogni dettaglio e prestare attenzione a tutti: a chi scrive bene, perchè si deve, a chi scrive male, perchè così impara e persino attenzione alle prime donne, che non mancano mai, rintuzzando e limando.
Sempre con grazia e stile.
Brava Daniela.
Happy Birthday.

Preziose queste tue parole, Max. Le conserverò a lungo. A volte, nella tua vita, transitano persone che non immaginavi esistessero e ti donano qualche cosa, anche un solo sguardo che va oltre.
Tu, uno di loro.
Grazie, Maximo.Meridio, per aver guardato oltre.

Daniela
(Bela Rusin)
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MessaggioTitolo: Re: Sono le 11 e qualcosa...   Sono le 11 e qualcosa... Icon_minitime

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