In un tempo ormai passato
a parlar non ero avvezzo
che la lingua sul palato
s’incollava per un pezzo
ogni volta che dovevo
dir qualcosa. Stando zitto
quasi sempre, non potevo
che ascoltare. Fui sconfitto
dal silenzio, ma la gente
falsa fama m’attribuì
di ragazzo intelligente,
riflessivo, e li per lì
la mia cieca timidezza
che toglieva ogni coraggio
fu scambiata per saggezza.
Il tacer s’addice al saggio.
Solo cenni e pure pochi
per dir sì o per negare,
il tacer pure nei giochi
la mia fama fe’ aumentare.
Ma da grande, inorgoglito,
volli togliermi lo sfizio
di parlare più spedito
e perciò feci esercizio:
scioglilingua e filastrocche.
Fino a quando persi il vizio
pronunciai parole sciocche.
Ed infin, era il solstizio
dell’inverno appena scorso,
dei vocaboli più audaci
declamai senza rimorso.
E’ grandioso esser loquaci,
non mi fermerà più niente!
La mia lingua più non stenta.
Non più "saggio e intelligente"
posso dire:... "Mi conshenta!"