.La striscia di Sorrento – Breve storia dell'austrismo
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2987"La penisola era popolata di pastori, agricoltori e commercianti, quasi tutti ex-beduini in via di urbanizzazione. Non particolarmente colti magari, erano certamente un popolo di gente allegra e calorosa.
Parlavano l’arabo antico, una lingua molto ostica per gli altri popoli, che si adattave invece alla perfezione per loro espressioni gutturali. Vivevano in grande armonia, scambiandosi prodotti agricoli e commerciando da una regione all'altra, in un perfetto equilibrio naturale, risultato di una tradizione millenaria.
Accadde che in posto lontano ebbe luogo una terribile guerra, alla fine della quale furono scoperti dei campi di concentramento, nei quali erano stati sterminati alcuni milioni di esseri umani (sul conto preciso c’è ancora qualche discordanza, ma erano comunque tantissimi, e la cosa non fu bella da vedere).
Questi esseri umani appartenevano ad una tribù particolare, chiamata “austriaci”, derivata dal ceppo dolomitico - quello di Abrahmberger, Isakson a Giacobinovich - e aveva avuto origine proprio nel nord della penisola italica, nella zona compresa fra il Veneto e l’attuale Germania. Questa tribù prendeva il nome dal monte di Astrion, dove il loro Dio gli si era rivelato, che si trova appunto nelle Dolomiti Orientali. Come simbolo sacro gli austriaci usavano la stella alpina, il noto fiore a sei punte che cresce solo in alta montagna. Nelle cerimonie usavano un candelabro a diciotto braccia, più una retrattile, che durante la settimana serviva per appenderci la scodellina di felpa, con la piuma infilata nel mezzo, man mano che i numerosi familiari rientravano dal lavoro.
Nel corso dei secoli però questa tribù era andata disperdendosi nel mondo, per motivi che nessuno è mai riuscito a comprendere fino in fondo.
C'è chi dice che questi austriaci fossero continuamente costretti a fuggire perchè non restavano simpatici a nessuno; altri invece sostengono che questa tribù non sia mai esistita; altri ancora dicono che sia esistita, …
… ma che si trattasse di una tribù diversa dalla loro, poi andata perduta fra le pieghe della storia.
In ogni caso, quelli che avevano scelto di chiamarsi austriaci coltivavano dei particolari libri sacri, nei quali venivano indicati dal loro Dio come il "popolo eletto", e siccome questo Dio sosteneva anche di essere l'unico nell'universo, avevano dedotto senza esitazione di essere i preferiti su qualunque altro essere umano.
E’ quindi possibile che questo abbia generato, nel corso del tempo, qualche momentanea frizione con i popoli che li ospitavano, che invece per qualche motivo si ritenevano uguali a tutti gli altri. Anche perchè questi austriaci non si limitavano a sostenere di essere “preferiti da Dio” in senso metaforico, ma pretendevano di essere trattati in modo diverso in molti aspetti della vita reale: ad esempio, se un non-austriaco – che loro chiamavano, con una sfumatura di disprezzo, “terym” – faceva a botte con un altro terym, nessuno si scomponeva. Se invece un terym si azzardava a picchiare un austriaco – magari perchè gli aveva rubato una gallina - veniva subito accusato di perseguitare la stirpe di Astrion, e si sentiva appioppare il fastidioso appellativo di “antidolomita”.
- Veramente io rivorrei solo la mia gallina!” - urlava il terym, stragonfio di rabbia.
- No! – gli rispondevano gli austriaci, facendo blocco intorno al malmenato - tu l’hai picchiato perchè ce l’hai con noi. Guarda come sanguina. Questa è cattiveria pura!
- Cazzo, è la quinta gallina che mi ruba in tre giorni!
- Non importa. Il fatto è che tu te ne approfitti per picchiarlo, perchè sai che lui è un dolomita. Quindi per punizione la gallina non te la ridiamo, e se ti azzardi a toccarlo di nuovo ti manderemo le maledizioni divine. Dio è dalla nostra parte, non dimenticarlo, e se vogliamo ti facciamo spedire direttamente all’inferno.
Gli austriaci infatti avevano scoperto che nei libri sacri dei terym, leggermente diversi dai loro, era stata aggiunta questa curiosa faccenda dell’inferno, che permetteva ai sacerdoti della religione gemella di controllare masse imponenti con enorme facilità, usandolo come deterrente universale. Nel libro degli austriaci Dio ti mandava al massimo la dissenteria, oppure un’invasione di cavallette, ma la minaccia dell’inferno era chiaramente più efficace, e anche loro ogni tanto se ne approfittavano, per risolvere le piccole dispute con i terym.
Tanto nessuno stava lì a riflettere sul fatto che i libri fossero diversi, ma il Dio che li aveva scritti fosse lo stesso.
A quel punto infatti il derubato – un pò per la paura dell’inferno, un pò perchè magari la gallina era vecchia e malandata – decideva di lasciar perdere, e tornava brontolando a casa sua.
Il problema è che a furia di dargli ragione in quel modo, gli austriaci si sono definitivamente convinti di avere più diritti degli altri, e questo potrebbe aver esacerbato i diversi popoli che li ospitavano, portando ad episodi di intolleranza sempre più vistosi e deplorevoli.
A peggiorare le cose c’era il fatto che gli austriaci, ovunque si trovassero nel mondo, si lamentavano perennemente di non riuscire ad integrarsi con il resto della popolazione, e quando si veniva a sapere che i primi a non volersi mescolare erano proprio loro, la gente si incazzava non poco.
Serviva a poco, a quel punto, mostrare il libro sacro, per far vedere che l’ordine di non mescolarsi agli altri popoli non era un capriccio qualunque, ma veniva direttamente da Dio.
Chissenefrega del tuo libro! - rispondeva urlando il terym - Piagnucoli dal mattino alla sera perchè nessuno ti vuole, poi appena uno di noi si prova ad invitare a cena una delle vostre ragazze, arriva subito il rabbino che la prende a bastonate perchè non vuole che si sposino! (Il rabbino è il tipico sacerdote austriaco, che si distingue per i calzoni di pelle corti sopra il ginocchio, e le lunghe trecce incolte lungo le guance, trafitte qua e là da piccole stelle alpine).
- Ma ti bastono io - urlava furente il terym – altro che libro sacro!
E così gli austriaci dovevano nuovamente far fagotto, e andare umilmente a chiedere ospitalità da qualcun altro.
Prima o poi però la voce si sparse, e ad un certo punto gli austriaci iniziarono a prendere botte ancora prima di arrivare in una nuova città.
- Ma come avranno fatto - si domandavano stupiti, mentre si leccavano le ferite - a sapere che stavamo arrivando?
- Io l’ho sempre detto che dovremmo tagliarci i capelli come tutti gli altri – diceva uno dei più giovani – Con quelle trecce ci riconoscono tutti ormai.
- Non sono i capelli, è la barba – replicava un altro - Nessuno oggi porta delle barbe così lunghe. Le nostre poi sono più rosse di tutti gli altri.
- Secondo me è il cappotto – suggeriva un terzo – Cacchio, è il sette di agosto, ci sono trenta gradi all’ombra, e noi ci presentiamo col colbacco e il cappotto di lana! E’ chiaro che ci cuccano subito, no?
Ma i loro libri sacri dicevano che barba e capelli non si toccano, e che il cappotto va portato tutto l’anno, per cui erano obbligati a trovare un’altra soluzione.
Qualcuno pensò allora di comperare una macchina, per entrare in città facendosi vedere soltanto dal collo in su.
- Nascondiamo la barba sotto una sciarpa – suggerì con malizia - raccogliamo le trecce sotto il cappello, e il cappotto in macchina non lo nota nessuno. Visto da fuori sembra una giacca qualunque.
- Ma siamo in troppi – obiettò un altro – Come facciamo a starci tutti in una macchina sola?
- Entreremo un pò alla volta – rispose il primo – a piccoli gruppi, sette od otto al massimo. Così evitiamo anche di dare nell’occhio. Una volta in città ci disperdiamo fra la folla, e uno di noi torna fuori con la macchina, a prenderne degli altri.
L’idea sembrava buona, e una volta superato il trauma iniziale, per l’acquisto in contanti della macchina a cui furono obbigati dal rivenditore terym, provarono a metterla in pratica. Si accorserò però che, per un motivo o per l’altro, qualcosa finiva sempre per andare storto.
A qualcuno restava impigliata una treccia nella cintura di sicurezza, proprio mentre era fermo al semaforo, a un altro spuntava una stella alpina da sotto il colbacco, mentre parcheggiava tutto sudato nel centro di Viareggio, soffocato dalla sciarpa bollente, sotto lo sguardo incuriosito dei bagnanti, il terzo inciampava nel cappotto mentre cercava di uscire di nascosto dal portapacchi, e alla fine venivano comunque legnati e cacciati, e in più gli bruciavano la macchina nuova di pacca.
Insomma, per gli austriaci ormai la vita era diventata un inferno, e a furia di girovagare si resero conto che ormai la loro reputazione li aveva preceduti dappertutto. Si radunarono quindi in un piccola località della svizzera, per decidere cosa fare del proprio destino.
Furono giorni difficili per tutti. Dalle loro capanne uscivano strazianti lamenti, coperti ogni tanto dalle malinconiche litanie dell’antica tradizione dolomitica.
Ad un certo punto, nel bel mezzo di queste sofferenze, un certo Theodor von Hertzevich schizzò in piedi, colpito da un’idea folgorante:
- Torniamocene a casa! - Disse indicando la finestra davanti a lui.
- Giusto! - Disse un altro - Cosi nessuno ci romperà più le scatole!
- E’ vero, che idea geniale! – aggiunse un terzo.
- Ma… a casa dove, scusate? – domandò un quarto con leggero imbarazzo.
- Ah già cazzo – disse il primo, mentre la stanza piombava nel silenzio – Non ci avevo pensato…
- In effetti - commentò un secondo – è da un pò che manchiamo da quelle parti. Quanto sarà, più o meno?
- Ormai sono più di duemila anni, a occhio e croce.
- Minchia! Così tanto siamo stati in giro?
- Oh ragazzi, una diaspora è una diaspora! Mica è una passeggiata qualunque.
- D’accordo, però adesso come facciamo a presentarci….. Qualcuno di voi non ha dietro per caso un vecchio documento, qualcosa che possa dimostrare…
Le teste dondolarono sconsolate, insieme alle treccine bisunte.
- Niente di niente? Nemmeno… chessò, una antica cessione di proprietà, tramandata magari dai bisnonni…
- A quel tempo non c’erano cessioni di proprietà - osservò qualcuno – Ognuno stava a casa sua.
- Ah già, è vero. Qualche antica ricevuta di scambio, allora? Mi sembra che praticassero il baratto, in quel periodo …
- Io ho le fatture del mercatino di Amsterdam - disse uno di loro - Però hanno la data dell’anno scorso, e inoltre sono in fiorini olandesi.
- No, quelle non servono. Nient’altro?
- Io avrei una cartolina del monte di Astrion - disse un altro – Però non so a quanto possa servire: dietro c’è scritto solo “saluti da Astrion”, e basta.
- E’ importante, invece, stai scherzando? Quella mostra chiaramente che veniamo da quelle parti! Tirala fuori intanto, che la mettiamo da parte.
L’austriaco frugò nel suo valigione, estrasse la cartolina e la passò all’amico.
- Ma qui non c’è nemmeno il francobollo! - disse quello esaminandola – Ma chi te l’ha mandata, scusa?
- Mia zia, l’anno scorso. Però me l’ha portata a mano, quando è venuta su a Natale, perchè diceva che le poste costavano troppo.
Tutti lo guardarono con disprezzo.
- E’ per quello che non l’ha nemmeno firmata - aggiunse con un filo di voce, abbassando lo sguardo sul pavimento - sapeva che me l'avrebbe data di persona.
Nel frattempo qualcuno si era accorto che von Hertzovich li stava fissando dal fondo della stanza, con uno strano sorriso sulle labbra.
Quando fu sicuro che tutta l’attenzione fosse rivolta verso di lui, von Hertzovich disse:
- Siete proprio sicuri di non avere niente da mostrare?
Gli altri si guardarono intorno, allargando le mani in segno di sconforto.
- E questo cosa sarebbe, secondo voi? – disse von Hertzovich, prendendo in mano il libro sacro.
Centinaia di sguardi interrogativi lo fissavano pieni di speranza.
Von Hertzovich aprì il grande libro, e lesse a voce alta:
“Ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia. Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abrahmberger, Isakson a Giacobinovich; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più!”
L’esplosione di gioia si udì persino nelle vallate adiacenti. Gli austriaci ballarono e cantarono per tutta la notte, conoscendo un’allegria che non ricordavano nemmeno nei racconti dei loro antenati.
Era nato l’austrismo, il movimento che da quel giorno si sarebbe adoperato per raccogliere tutti gli austriaci dispersi nel mondo, e riportarli nella terra promessa. Anche quelli che non volessero saperne di tornarci, perchè stavano benissimo là dov'erano."