QUATTRO FOTO IN CERCA D'AUTORE

Quattro foto così, e provare a metterle insieme in una storia.
Teoricamente se ne potrebbero inventare di infinite, e anche a me, le dirò, ne son venute in mente diverse. Ma è una, una soltanto, quella che alla fine si può decidere di raccontare, vero?
Cos’è? Un test? Un gioco? Ah! È vero, questo deve restare un segreto.

E allora, guardi… la prima potrebbe essere la vecchia.
Nella foto ci sono solo queste mani, nodose, incartapecorite, che sbucano dal buio stringendo un rosario. Potrebbe essere un'anziana madre. Una bigotta tutta casa e chiesa che ha sempre soffocato il suo unico figlio, l’ha inibito, castrato fin da quando era un bambino. Lo chiama “Angioletto”, ancora adesso che ha cinquant’anni. Lui magari le vuol bene, anzi l'adora. La riempie di attenzioni e premure. Mammina di qua, mammina di là. A Messa insieme la domenica, a braccetto. Il figlio con gli occhiali da miope, il vestito buono, grigio topo, lei sempre in nero, china sul bastone, avvinghiata a lui come una zavorra di mille chili. Poi l’immancabile visita al cimitero. Lì, dall’effigie ben imbullonata sulla lapide, il marito papà li accoglie con lo stesso stereotipo sorriso da più di trent’anni. Cambiano i fiori, danno un'aggiustatina tutt'intorno, recitano un Requiem e si accomiatano.

Poi mettiamo questa, l’adolescente con i ridottissimi hot pants, si chiamano così, no?
Belle gambe slanciate, acerbe, le mani, curatissime, poggiate su queste cosce nude quasi ad accarezzarsele… e gli stivali, addirittura!
Poi dicono che non se le cercano!
Comunque, nella storia, questa ragazza, chiamiamola Valentina, potrebbe essere la prima vittima di Angioletto.
Sì. L’ha incontrata per caso, una sera, mentre lei, con un grosso e pesante borsone sulla spalla, aspettava alla fermata dell’autobus. Ha accostato la macchina al marciapiede, le ha offerto un passaggio. Un classico.
Valentina è montata su. Erano vicini di casa e nonostante che si conoscessero appena, sapeva che Angioletto era una persona per bene. E poi tornava dalla piscina, stanchissima, era tardi eccetera eccetera.
Angioletto se l’è ritrovata sul sedile accanto, silenziosa, così vicina da sentirne l’odore e senza sapere neppure come, senza che veramente fosse lui a deciderlo, tutt’a un tratto: tac! La sua mano aveva bloccato la chiusura delle portiere.
Quando tutto era finito, Angelo se n’era tornato tranquillamente a casa. Mammina di qua, mammina di là.

La terza foto. Dà proprio l'idea di una quarantenne in calore. Manicure perfetta, tre anelli su un solo dito, sguardo dritto, incendiario e la t-shirt bianca elasticizzata appiccicata su una morbidezza che si palpa con gli occhi.
Con questa donna la vicenda del nostro Angioletto va incontro a una svolta.
Certo, sono passati diversi anni, e diverse altre povere ragazze, dalla mattina in cui fu ritrovato quel che restava di Valentina, del suo borsone e dei suoi stivali.
Maddalena, l'elasticizzata, è una collega d'ufficio. Una che ha visto e vede tutti i giorni. Divorziata, emancipata, seduttiva. Una mangiauomini che si dice sia andata a letto con cani e porci.
Un giorno come tanti altri, durante la “pausa caffé”, Angelo si accorge che Maddalena, in mezzo a un gruppetto di colleghe che ridacchiano del più e del meno, lo sta guardando. È solo un attimo, sarà un fatto del tutto casuale e insignificante, come una stupida mosca che vola, ma al nostro amico questa ipotesi non passa neppure per l'anticamera del cervello. Nella sua testa, in quel momento, scatta una sveglia.
Ma certo: è di lui che ridono! E Maddalena, da un bel pezzo, non sta facendo altro che prendersene gioco. Come ha fatto, finora, a non accorgersene? A non capire che lo fa apposta? Lo tratta come un'ameba, un mollusco. Perchè, altrimenti, dovrebbe piazzarglisi davanti e accavallare le gambe con quella studiata lentezza? Perchè quel chinarsi in avanti, sulla scrivania, così che i suoi occhi siano costretti a cadere nella vertiginosa scollatura? Perchè vestirsi come si veste e truccarsi come si trucca? Perchè mai, si arrovella Angelo, se non perchè sa che lui è impotente?
Ecco, da qui in poi le vittime di Angelo sono tutte prostitute. Monotonamente prostitute. Tutte morte, come Maddalena, col cranio sfondato e gli occhi mutilati in modo orrendo.

Infine questa... questa che sembra una donna semplice, tanto buona quanto scema.
Chi potrebbe essere? No, non c'entra niente con le vittime. Qui non c'è traccia di sensualità, di erotismo. Mhm... ma sì, ci sono: è la moglie. Sicuro!
Gliel'ha trovata mammina, ovviamente.
Angioletto, Marta è la ragazza giusta per te. Seria, timorata, modesta, affettuosa... una vera madre di famiglia!
E Marta fu.
Marta che, senza fare una piega, sta sempre chiusa in casa, a fare da cameriera, e poi da badante alla vecchia signora; Marta che non fa questioni inutili sui difettucci di Angelo. Marta che, quando finalmente scoprono che il serial killer è lui e gli danno l’ergastolo, continua a sorridere come se niente fosse e da sola, ancora per tanti anni, ogni sacrosanta domenica, non mancherà di dare la dovuta aggiustatina sulla lapide del caro papà.
Che altro dire di lei?
Ha un viso schiacciato, un grembiule a righe, un vassoio sotto il braccio. È l’ultima donna di questa storia.