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 UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI

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MessaggioTitolo: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime5/4/2009, 23:51

“Arrotino, donne, è arrivato l’arrotino, forza donne scendete, affiliamo i vostri coltelli, ripariamo i vostri ombrelli. Abbiamo filo, elastico, calze, strofinacci e tutto quello che vi serve per la vostra casa, scendete donne, è arrivato l’arrotino …”

Ogni sabato che Dio metteva in terra, alle dieci precise del mattino, io e i miei fratelli eravamo svegliati dalle urla del signor Arturo.
Entrava col suo biroccio nel cortile, gridando, e già le donne di casa erano ad aspettarlo, con i loro grembiuli scuri e poveri, ma perfettamente pettinate per quello che era quasi un appuntamento mondano.
C’era la signora Rubini, veniva dalle campagne ferraresi e aveva un buffo accento.
Suo marito faceva i mercati con i formaggi, aveva sempre un odore strano che non mi piaceva, ma quando ci regalava i pezzi di tosone avanzato, li mangiavo molto volentieri.
Poi la signora Monti, con il suo perenne pancione che sfornava marmocchi in quantità: aveva poco più di vent’anni, messo al mondo già tre figli e pareva non intendesse ancora fermarsi.
Giovanna Selmi voleva apparire superiore a tutte e si avvicinava sempre per ultima, con i suoi coltelli da fare affilare che parevano ogni volta gli stessi, quasi fossero la scusa per partecipare pure lei al rito del sabato mattina esibendo un vero interesse, non per la curiosità che, in realtà, la spingeva a sbirciare gli acquisti delle sue vicine.
Infine c’era mia madre.
Il suo vestitino nero con minuscoli fiorellini bianchi, al quale aveva aggiunto un colletto di pizzo, fatto da lei all’uncinetto, con il cotone comprato da Arturo e, per questo, portata ad esempio di come la sua merce era sempre utile anche quando era superflua.
Io sapevo che mamma aveva comprato le matasse di nascosto a babbo, perché ero con lei e mi fece giurare di non dire niente, sarebbe stata accusata di spendere i soldi malamente.
Ubbidii, anche perché con quel pizzo attorno al collo, era la più bella ed elegante di tutte quante ed io ero orgogliosissimo della mia giovane mamma dagli occhi e dai capelli scuri.

Abitavamo in un grande casermone, lo chiamavano Il Collegio San Carlo perché, molti anni addietro, era una scuola per i signorini bene della città.
Poi, dopo la guerra, nessuno lo aveva più abitato e con l’immigrazione dei primi anni cinquanta accolse famiglie che si erano trasferite in città dalle campagne e dalle montagne, per andare a lavorare nelle fabbriche che garantivano un salario certo e sicuro.
Non c’erano dei grandi vani, le famiglie numerose come la nostra si adattavano a vivere in due camere: una fungeva da cucina e da stanza da letto per noi tre, l’altra era per babbo e mamma.
In cucina, poche suppellettili: una credenza con cinque sedie che venivano dalla casa di campagna della nonna come dono per le nozze, una stufa economica acquistata a rate e, ai tempi, non ancora interamente pagata.
Il tavolo lo aveva fatto il babbo, con asce che avevano scartato da un cantiere poco lontano.
Era bravo il mio babbo a lavorare, qualunque cosa gli si mettesse tra le mani lui sapeva cosa fare e il tavolo sul quale mangiavamo era diventato davvero un bel tavolo, che la famiglia Cosenza, nostra vicina, ci invidiava molto.
I nostri letti erano dei materassi che durante il giorno venivano sollevati e appoggiati al muro: dormivamo per terra e quando faceva molto freddo, mamma ci metteva sotto dei teli di plastica per cercare di ripararci dal gelo che saliva dal pavimento.
La stufa si spegnava quando si andava a dormire ed era impensabile alimentarla durante la notte, anche la legna da ardere costava parecchio.
Nella camera dei miei genitori troneggiava un letto di ferro battuto, regalo della nonna di montagna.
Di lato una tenda tirata su un filo nascondeva i vestiti, due comodini sbilenchi di recupero e una lampadina che penzolava dal soffitto: null’altro, che io ricordi, solo quei pochi oggetti, poveri ma sempre pulitissimi.
Come i vestiti che ci passavamo, io e i miei fratelli, fino a che non erano talmente lisi da essere gettati; questo avveniva solamente dopo aver rivoltato i colli alle camicie e messo le toppe all’unico paio di calzoni lunghi che io ricordi aver mai visto girare per casa.
Eravamo poveri, e non capivo perché babbo, dopo le ore in fabbrica, partisse per andare a fare la raccolta dei cartoni.
Lo vedevamo ritornare, dopo qualche tempo, con la bicicletta a mano, perché dal gran che l’aveva caricata, non era capace di pedalare.
I cartoni poi li vendeva a Giacopini, il proprietario di uno scatolificio, che li impastava per fare nuove scatole.
Solamente dopo qualche anno, quando dal Collegio San Carlo ci trasferimmo in piazza, capii che senza tutti quei sacrifici non ci saremmo mai potuti permettere una casa grande e tutta nostra, come quella che inaugurammo il giorno di San Martino del 1959.
Là non arrivava Arturo, l’arrotino, a svegliarci.
Là la vita era diversa, non ci pareva vero di avere un bagno tutto per noi, da non dividere con altre quattro famiglie. Quante volte abbiamo litigato io e i miei fratelli, perché uno di noi non usciva mai più e ci passava ore intere a leggere i giornaletti!
Là mi sentivo ricco.
Quando uscivo per andare a scuola, non importava nulla se le mie braghette erano davvero troppo corte e se le bretelle erano sfilacciate in diversi punti.
Non m’interessava se la cartella che mi segava le spalle era un po’ spellata e se il cuoio nero era triste in confronto a quello colorato che esibivano i miei compagni di classe.
Là nacque mia sorella, l’ultima, che non ebbe occasione di vedere altre case: il tempo con lei non fu generoso e la strappò alla vita prima ancora che potesse dire quanto era felice di esserne entrata a farne parte.

Oggi sono tornato dopo tanti anni, qui, nel paese dove ho trascorso la mia infanzia.
Sono venuto a cercare i ricordi che ho lasciato dopo le scuole medie, quando mi trasferii da una zia per frequentare le superiori e dopo l’università, dove restai poi a lavorare e da lì partii, per tante grandi città che richiesero la mia presenza professionale.
Sono tornato a cercare il profumo del caffèlatte, del pane appena sfornato che solo qui ha un odore particolare che non ho mai ritrovato in nessun altro luogo.
Vorrei brevettare un sistema per imprigionarli in un’ampolla e respirarne l’essenza quando sono particolarmente malinconico, come ora, che il tempo avanza inesorabile e a una velocità incredibile.
Sono tornato a cercare le grida di Arturo che chiama le sue donne agli acquisti.
I suoni, i profumi, i colori, che restano indelebili dentro di me, sono i ricordi per i quali mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni della mia fanciullezza.
A ogni casa appartengono ricordi diversi ma ogni cortile mi rimanda alla figura di un bambino troppo magro, sempre scarmigliato e con le ginocchia perennemente sbucciate che non riconosco più, ora, nel mio girovita esagerato, nei radi capelli grigi e nel mio impeccabile abito da sartoria.

“Arrotino, donne, è arrivato l’arrotino …”


Tutto è silenzioso.
Anche l’erba del cortile pare avere un colore diverso.
Da una finestra spalancata del primo piano si spande intorno un odore che riconosco: sì, sono a casa, anche se non ci sono grida e i colori non sono più gli stessi.


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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 00:00

Eccoti, PDG, a inaugurare la seconda settimana di pubblicazioni.
Bella pagina, densa e profumata dei ricordi che vorresti mettere in bottiglia.
Sono certa che se troverai il modo, diventerai ricco ma forse già lo sei, e non solo per il tuo impeccabile abito da sartoria.
A domani, notte a te e a chi passerà, al circolo dei commentatori dell'alba e a tutti quanti.
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turirubino
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 06:14

Ciao PdG e ciao a tutti.
Intanto, prima che lo dimentichi, una citazione per "Back to life"di Giovanni Allevi: uno dei brani musicali che preferisco in assoluto!
Poi il tuo racconto, che trovo scritto molto bene, con stile accurato e una perfetta aderenza a quello che poteva essere il punto di vista del protagonista bambino: "cose" concrete, pensieri semplici, e, apprezzabilissima, la descrizione della "dignitosa" povertà e dello stile di vita votato al sacrificio, ma sempre sostenuto dalla saldezza dei principi e degli affetti, che caratterizzava l'Italia di allora.
Complimenti, PdG.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 07:29

Buongiorno PdG, buongiorno inpuntadipenniste e pennisti.
Ho letto con calma, assaporando il racconto riga per riga.
La prima cosa che mi è venuta da pensare, man mano che procedevo, è molto banale, lo ammetto, ma la devo dire. I nostri figli, intendo i figli di chi come me e la Pdg hanno vissuto il dopoguerra da bambini, avrebbero bisogno di una macchina del tempo, di essere catapultati non dico tanto ma un mesetto in quelle case, in quella ricerca del pane, in quei panni smessi da uno che passano all'altro. E la loro ricerca delle scarpe griffate, le loro richieste continue di "spiccioli" che spiccioli non sono per discoteche, feste e viaggi, e crescendo ancora, la loro "necessità" di partire con tutto, una casa da 100 metri quadri, l'auto, le vacanze all'estero... ecco, tutto ciò non dico finirebe, ma sarebbe soggetto a una diversa valutazione di valore e di necessità.
Ciò detto, ho ammirato lo stile pulito, il tono dolcemete nostalgico, la semplicità non banale delle cose raccontate... una per tutte, quell' "Entrava col suo biroccio nel cortile... " E chi lo ricorda, oggi, cos'era un biroccio?
Un sincero bravo/a (ma forse ho capito chi sei) e un applauso.
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Natascia Prinzivalli
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 08:17

Buongiorno Pdg.

Buongiorno a Tutti.

Ricordi affioranti con ordine e naturalezza, forse come i tempi narrati.

Tratti descrittivi che assumono valenze dal taglio giornalistico.

Semplicitò vincente.

Complimenti

_______nat
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Emma Bricola
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 08:55

Sono tornato a cercare il profumo del caffèlatte, del pane appena sfornato che solo qui ha un odore particolare che non ho mai ritrovato in nessun altro luogo.



E' l'odore dell'infanzia che non ritroveremo più.
Struggente e malinconico. Bellissimo
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Martino Giusti
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 09:12

Un bianconero d'autore Signor/Signora PDG!
"Eravamo poveri" ma avevamo la dignità, anzi, avevano dignità i nostri babbi e mamme. Noi l'abbiamo persa quasi tutta per strada tra le "Milano da bere" e le "Rma ladrona".
Non ho vissuto l'immediato dopoguerra, ma qui dove vivo il "dopoguerra" è passato da una trentina d'anni. E non si chiamava Arturo il nostro arrotino ma vattelapesca come, ma ricordo bene i fusi che filavano la lana vorticare nelle stradelle e le cartelle di cartone ed i quaderni neri col bordo rosso e l'odore d'inchiostro e...
Accidenti PDG, quasi quasi piango! Smile
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Marco Naldi
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 09:35

Bella pagina davvero, complimenti...
Concordo con MarioValdo, un annetto per i nostri ragazzi da passare indietro nel tempo, quando avere 10 figurine, due biglie di vetro ed un pallone leggerissimo era una ricchezza vera!

Un ultima cosa PdG, se riesci a brevettare l'ampolla, fammi sapere..... Me ne compro almeno 20 pezzi! (chiaramente per gli utenti del forum farai uno sconto... vero? Surprised )
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 09:41

bella pagina
non ho vissuto quegli anni
ma ricordo perfettamente i racconti che mio padre faceva circa la sua infanzia
e leggendo la tua pagina mi pareva di sentire la voce di mio padre.
ha proprio ragione Mario :
i giovani d'oggi dovrebbero trascorrere una settimana all'anno nel passato
per rendersi conto del valore delle cose.
la trascorrerei anch'io volentieri insieme a loro.

brava Pdg !
malinconica al punto giusto.
impeccabile.
sei riuscita a trasmettermi le immagini dei tuoi ricordi.
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 09:48

Finché la voce è bambina, mi è piaciuto molto: la calma, il dettaglio, la completezza, se vogliamo. E l’affetto.
Sembra l’introduzione di una novella. Scritta a dovere.
Dopo, bisognava mettere un punto, si capisce.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:23

Buongiorno, penne.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:28

Daniela, grazie per la scelta della foto, non so dove l'hai trovata ma era così, era proprio così e mi sono emozionato, oltre al brano musicale che leggo essere apprezzato anche da Turi e poi stai tranquilla, se trovo il sistema mi dici dove posso andare a imbottigliare i tuoi ricordi e ti manderò tutte le bottiglie che ti servono per trattenerli.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:33

Turi ti ringrazio se il punto di vista di me bambino è arrivato come nella mia testa doveva arrivare. A casa mia era così, una dignitosa povertà, sacrifici, doppi lavori per arrivare a un qualcosa che fosse della famiglia, di tutti coloro che quella famiglia la componevano.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:38

Oltre al biroccio, Mario, chi si ricordava dell'arrottino? Chi si ricorda degli ambulanti che passavno di cortile in cortile con le loro mercanzie? E hai ragione, tu come dice anche dopo Marco, un po' di quei tempi avrebbe fatto bene ai nostri figli e invece che abbiamo fatto? Abbiamo cercato di riscattare quel periodo facendoli crescere negli agi.
Riflessioni che nascono sul mio scritto e che non pensavo potessero nascere.
Grazie del tuo apprezzamento.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:40

Semplicità vincente: che sia quella che alla fine si è perduta per davvero, Nat?
La ricerca del negozio di grido per le mutande firmate, ma l'appuntamento del sabato per comprarle da Arturo...
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:43

Emma, sì, un odore tutto particolare, non a caso ci provano ad imitarlo adesso. Mi vengono in mente i detersivi che stanno nel mobile di fianco alla lavatrice con stampato alla cenere e sapone di Marsiglia, ma le lenzuola non hanno lo stesso odore di allora.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:46

Bianconero d'autore ma non juventino, Noncelafò! Non piangere, perchè siamo fortunati ad avere un Arturo da ricordare, pensa a chi ha solo i ricordi della Milano da bere. E anche se ci fanno piangere, non dobbiamo smettere di tornarci, ogni tanto, per ricordare che andava meglio quando andava peggio. Ti offro un caffè con una lacrima di un sorriso....
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:49

Marco, citi le biglie di vetro e mi rammenti le biglie di plastica con le figurine di Coppi e Bartali, te le ricordi?
L'Italia che ripartiva, dopo la guerra, l'Italia divisa in due anche nelle sfide sportive: da una parte che tifava Coppi e dall'altra Bartali, l'omone grande e grosso che pareva non provare alcuna fatica contro il piccolo, gracile ometto sul quale nessuno avrebbe puntato una lira.
Anche a te, come a Daniela, ampolle gratis!
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:50

Pio, che dirti se non grazie?
Se ti ho trasmetto i miei ricordi in fotogrammi di immagini posso allora dire che ho scritto una bella pagina.
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 10:52

Gibbì, ciao.
Non potevo non metterci un punto, o sarebbe venuto fuori un tomo di non so quante pagine.
Era necessario, cambio di tono così come sono cambiato, cresciuto io.
Grazie del tuo passaggio.
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 11:24

Ciao PDG e ciao a tutti.
Contenta di leggere che l'impressione avuta alla lettura è condivisa dai miei eccelsi colleghi di penna...
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Rosalba Signorello
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 11:57

"Là mi sentivo ricco."

C'è tutto dentro questa frase: la premessa che la rende possibile, fatta di quella splendida povertà del dopoguerra e soprattutto dell'infanzia, sempre beata se in una famiglia unita; e l'apprezzamento del salto di qualità, la soddisfazione materiale unita alla stima riconoscente accresciuta per chi l'ha resa possibile, i genitori.
Quasi niente, al confronto, sono sentiti i traguardi raggiunti in prima persona, da adulto, accennati alla fine.

Bella pagina, sincera.

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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 12:01

Bellissima pagina di un tempo passato. La povertà, la semplicità delle persone e delle cose. Il sacrificio dei genitori, il rispetto dei figli, i valori di una volta, quando il consumismo non ci aveva ancora fatto girare la testa.
Ben scritto.
Che piacere leggere queste pagine. Grazie.
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Gaetano Benedetto
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 13:41

pagina piacevole, ben scritta e vera.
si sente forte il profumo di quel passato, e penso d'essere stto uno degli ultimi a sentire le grida dell'arrotino per strada, la mattina.
ce n'era uno che andava in giro in vespa ad affilare coltelli....
brava PdG
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MessaggioTitolo: Re: UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI   UN PROFUMO DA IMBOTTIGLIARE - DANIELA MICHELI Icon_minitime6/4/2009, 14:33

Rosalba Signorello ha scritto:
"Là mi sentivo ricco."

C'è tutto dentro questa frase: la premessa che la rende possibile, fatta di quella splendida povertà del dopoguerra e soprattutto dell'infanzia, sempre beata se in una famiglia unita; e l'apprezzamento del salto di qualità, la soddisfazione materiale unita alla stima riconoscente accresciuta per chi l'ha resa possibile, i genitori.
Quasi niente, al confronto, sono sentiti i traguardi raggiunti in prima persona, da adulto, accennati alla fine.

Bella pagina, sincera.

Homo mundus minor

Sì, Rosalba, in effetti i traguardi sono nulla, alla fine, se confrontati al resto. C'era povertà, tanta povertà, ma i sentimenti erano diversi. Lo spirito di comunione, soprattutto.
Grazie del tuo apprezzamento.
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