Caro Babbo Natale,
So che non me ne vorrai se ho preso l’importante decisione di scriverti questa mia senza usare parabole, dopo aver tentato invano la ricerca tra le ricezioni terrestri dello spirito del Natale.
La mia vicina di casa mi ha detto che sei stato intercettato nei dintorni mentre viaggiavi su una sequenza di Rennebytes e che ti sei reso manifesto ai più, ovverosia a tutti quelli che nel Santo Natale si sono riconvertiti per ricostruire la tua Santa Immagine, nella proiezione conica delle corna delle tue renne.
Ieri sera un sorriso ebete ha sfiorato il mio volto: ti avevo quasi in pugno quando, sopraggiunta all’Esselunga, l’altoparlante annunciava l’ora di chiusura. Degli Zapper presenti nei campi della Bayer lì davanti, impegnati a seminare girasoli geneticamente modificati per farne omogeneizzati per scimpanzé, mi hanno consigliato di precipitarmi alla stazione dei treni.
Si sa che perché donna cado spesso in confusione già tra tutti i rossi dei semafori e quelli delle vetrine, così, a evitare di sbagliare obiettivo, mi son trovata costretta a rivolgermi in maniera preventiva (che prevenire è meglio che curare) all’
Info Point “Chi ha visto Babbo Natale?”.
Al desk una riccioluta ragazza bionda con il naso rosso, il camice fiocchi di neve e il cartellino che rivelava il nome androgino di Rudolph, mi è sbottata a piangere in faccia starnutendo virus H1N1 e confidandomi segretamente di essere stata appena scaricata - e proprio di sabato sera! - dal suo padrone che le aveva preferito, per il ritorno a casa, la compagnia del
Cavaliere Scuro e un viaggio ben più rapido, immediato e soprattutto indolore per i glutei, sul
Frecciarossa.
Solo dopo averle offerto un glittering kleenex per la ristrutturazione della patina lucido splendente del suo naso, a prova di scolo, mi ha consigliato di guardare tra il binario ottale (dal n. 3 al n.
oppure, in caso di ritardo di pagamento o prestito finanziario, al binario esadecimale (da 4 a 16).
Ho vagliato entrambe le vie d’ingresso e di uscita, senza intercettare né rossi né verdi e nemmeno nuove nascite di pixel, a quel punto presa una scart guidata da quattro orsi polari che andava a gettoni di
Air Action Virgosol e un calcio in pancia, mi sono fatta condurre fino all’ufficio reclami.
Qua ho notato una lunga fila di Oche Ceche (una razza domestica da reddito) che accusavano la scarsa ricezione del segnale nella zona di Carbonia dove erano andate a fare le badanti a dei pastori sardi incontinenti, poco dietro un’oca a testa barrata e bassa recriminava bofonchiando di essere passata continuamente al laser, cosa che le produceva un annebbiamento delle reti Mediaset in entrambi i bulbi oculari.
Insomma, nessuno tra i customers incontrati era stato in grado di cogliere il tuo spirito, e il coro dei reclami andava aumentando in “
do per la maggiore” e “
ricevo per il minore”.
Stavo per tornarmene a casa in preda allo sconforto quando in fondo alla via ho notato un manifesto lampeggiare:
Ricerca il segnale.
Scambia il tuo pacco.
Trova Babbo Natale.
Compra al supermercato Artacco. Decisi di tentare la fortuna.
Entrai per comprare sette scatole porta camicie, ognuna inscatolata in altrettante scatole. Giunta alla cassa mi fu data una scatola di 3x3 con il numero 2 e fui indirizzata nella hall per prendere parte al gioco.
Nel luminescente atrio un cordone di
ragazze truzze al ritmo indiavolato di un
TSUNG TSUNG TSUNG PARA PARA TSUNG TSUNG agitava la loro collana di perle e a ogni stacco tiravano fuori dal proprio paio di mutande Armani dei fosforescenti numeri della tombola.
Ti lovvo o’capitone 32 che fa cambio con la tavola imbandita, è vero, il 38, accetti ammore o rifiuti?lo avevo il due,
le corna delle renne, e fui chiamata a cambiare con il numero uno:
Capodanno. Rifiutai, giusto per andare controcorrente e perché due è meglio di uno.
Dopo cinque minuti aprimmo tutti i pacchi.
Nel mio ce n’era uno col bollino grigio da 34 euro e il bollettino del canone Rai.
Molto contenta di poter festeggiare il Natale con l’adeguato spirito, anche se in formato ridotto, son tornata a casa per sintonizzarmi in pace, ma attaccato alla porta ho trovato troneggiante un avviso di garanzia, da parte della società NEI, che mi fatturava un consumo presunto d’energia elettrica pari a 3 kilojoule giornaliero.
Mi sono freddata svenendo sul tappeto di peli d’istrice della porta d’ingresso. L’istrice ha sorriso, sadico.
Ho acceso una candela, ho avvicinato le mani per scaldarmi, ed è da qui in terra che ora ti scrivo Caro Babbo Natale.
La vita si sa è piena di fuochi di paglia, di cuori di paglia, di pulci nella paglia, ma io vorrei vivere nel tuo spirito, caloroso e accogliente, in te che dai la luce ai ciechi, togli l’ICI ai possidenti, consoli i senza tetto.
La candela sta finendo, devo chiudere, ti lascio il mio indirizzo a tergo, nel tuo prossimo viaggio passa tu di qua.
lo non riesco a sintonizzarmi.
Firmato in digital-polpastrello su cera di candela
La penna del giorno