La chiusa di Nuccina....

Il treno non era rapido come credeva, come qualcuno gli aveva fatto credere: prendi il treno, e va da lei, lascia stare l’automobile, chissà quanta neve per le strade! E poi è così veloce….
Si tolse i guanti e prese per l’ennesima volta la lettera di lei. La sapeva a memoria, oramai, ma voleva assaporare ancora una volta quelle magiche righe ordinate, quella calligrafia minuta e consapevole, con la quale Giulia gli aveva dichiarato il suo eterno amore e lo pregava, anzi, lo implorava di raggiungerla al più presto nella sua casa, a Bologna. Saremo felici, vedrai….
Dal finestrino, le brulle campagne arate di fresco, le fattorie coi tetti rossi e le stradine bianche si susseguivano con una lentezza esasperante. Ma una tristezza pungente lo pervase improvvisamente, come quando in un cielo sereno compare inattesa una grosse nube ad oscurare un caldo sole di speranza. Ed un sordo e penetrante dolore gli sconquassò il cuore. La sua amata Florinda occupava ancora gran parte dei suoi pensieri; vedeva il suo viso sorridente specchiato in ogni superficie piana, in ogni suo gesto quotidiano e soffriva. Poi aveva conosciuto Giulia, si erano frequentati, lui gli aveva raccontato della morte della sua fidanzata e aveva pianto innumerevoli volte mentre lei gli teneva entrambe la mani, come per trasmetterli una forza
tale da infondergli pace e serenità. Ne era seguito un amore tenero, fatto di brevi sguardi, sincero e leale. Alla fine erano riusciti ad amarsi con una passione così travolgente, così totale che a Federico parve quasi che un fardello immane gli fosse scivolato dalla schiena e lo aveva lasciato libero di assaporare un’aria nuova, brillante.
Finalmente un lungo e tetro fischio annunciò l’arrivo alla stazione di Bologna. Si preparò a scendere ed una strana calma lo guidò nell’animo mentre infilava i guanti e si aggiustava la sciarpa intorno al collo. Il treno si fermò con un assordante stridore di freni.
E allora, per un attimo, gli parve di udire una voce di donna - la saggezza delle età passate- sussurrare fino a lui la sua benedizione, dal profondo della terra.