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 TORMENTO- UNA STORIA DI OGGI

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Antonella Pozzobon
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Antonella Pozzobon


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MessaggioTitolo: TORMENTO- UNA STORIA DI OGGI   TORMENTO- UNA STORIA DI OGGI Icon_minitime20/3/2011, 12:06

Sara guardò l’orologio: aveva ancora mezz’ora di tempo e poi sarebbero tornati i bambini da scuola. Quel giorno era riuscita a convincere suo padre ad andare a prenderli, gli aveva detto che non stava bene, ma non era vero. Voleva solo stare ancora un po’ da sola, davanti a quello che ultimamente era diventato il suo amico più fedele: il suo pc. Davanti a quello schermo si sentiva libera, era il suo primo pensiero la mattina appena sveglia e l’ultimo prima di addormentarsi. Ultimamente Sara si era sentita cambiata, maturata, diversa dalla donna che era stata fino a poco tempo prima. Era riuscita a dimagrire, si era tinta i capelli, che ora le cadevano morbidi sulle spalle. I suoi occhi celesti erano più brillanti, più vivi, si sentiva piena di voglia di fare, di costruirsi un suo spazio privato, dove potere inserire la sua musica, i suoi libri, le sue passioni. Si era sposata giovanissima con un uomo stupendo, che aveva diviso con lei i momenti belli e quelli brutti della vita, lo aveva amato di un amore profondo, sincero, dolcissimo, ma in quel momento lo sentiva come un peso, come un qualcosa che le impediva di vivere come avrebbe voluto. Ma come avrebbe voluto vivere? A volte non lo sapeva, non riusciva a capire cosa stesse cambiando dentro di lei . Si guardò un attimo attorno e notò il disordine che regnava nella stanza, la polvere ricopriva i mobili di uno strato spesso, c’erano scarpe e vestiti dei bambini seminati per tutta la casa, giocattoli scomposti, in cucina una pila di piatti sporchi da lavare: il caos. Ma a lei non importava, lei che era sempre stata una donna precisa, ordinata, non riusciva a vedere lo sfacelo che la circondava. Non suonava nemmeno più e la polvere si era depositata anche sul pianoforte, che giaceva abbandonato in un angolo dello studio.
Tutto era iniziato quando si era iscritta al social network del momento, la diabolica invenzione di un giovanotto americano che aveva avuto la bella idea di creare un luogo di incontro virtuale, un mezzo per ritrovare vecchi amici, colleghi, compagni di scuola, ma anche un modo tutto nuovo per fare conoscenze ed era proprio lì che aveva incontrato lui, quello che per lei era diventato l’amore più grande della sua vita. O almeno così credeva, anzi ne era proprio convinta. Non si erano ancora incontrati di presenza, lui aveva notato la sua foto e l’aveva contattata, molto delicatamente, con educazione e rispetto. All’inizio a Sara era sembrato un po’ insignificante, bruttino, senza capelli, ben lontano dal suo stereotipo di uomo ideale. Piano piano però lui era riuscito ad insinuarsi nella sua mente, a coinvolgerla con parole suadenti, con frasi dolcissime, con una melodia di suoni virtuali che erano arrivati dritti dritti fino al suo cuore. Le aveva chiesto il numero di telefono e l’aveva chiamata, aveva un tono di voce caldissimo, maschio, sensuale, sconvolgente. La apostrofava con epiteti d’amore, le giurava che si era innamorato perdutamente di lei, a prima vista, di un amore travolgente, infuocato. Le sussurrava parole che nessuno mai le aveva pronunciato e lei si era innamorata, infatuata di quella presenza eterea ma per lei reale e aveva completamente perso il senso delle cose, della realtà. A volte le davano fastidio anche i suoi bambini, li trascurava, sperava che qualcuno li portasse fuori, che dormissero presto, a volte li sgridava anche senza motivo. Lei voleva stare solo con lui, sentire lui, comunicare con lui, tutto il resto non le importava più. Voleva vivere quella passione mai provata, il suo coinvolgimento mentale si mescolava al desiderio fisico. Lo avrebbe voluto dentro di sè in un folle turbinio di sensi, per provare con lui sensazioni mai osate. Era come una droga per lei, si cibava di lui, delle sue parole, dei suoi pensieri scritti sul cellulare, sulla pagina bianca del pc.
La sua amica del cuore aveva cercato inutilmente di aprirle gli occhi, di farle capire che non poteva amare così qualcuno che non aveva mai guardato negli occhi, di cui non aveva mai sentito l’odore, il sapore. “Non puoi amare il niente” le diceva l’amica, “il tuo mondo è qui, è il reale, non puoi rischiare di perdere tutto per il nulla”, ma lei era sorda...e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E anche il marito aveva captato qualcosa, la vedeva assente, con gli occhi svagati e soffriva in silenzio, la notte lo sentiva spesso sospirare, nel buio della stanza e a lei dava fastidio quel suo amore incondizionato, fedele, paziente. Era diventata insofferente a tutto, anche alla sua stessa vita e se la sua vita doveva significare non potere mai incontrare lui, allora forse avrebbe anche potuto farla finita, per trovare finalmente un po’ di pace. I farmaci per farlo li aveva, sarebbe bastato solo un attimo per sprofondare nell’oblio...
Quel giorno chissà perchè era più ansiosa del solito. Da un po’ di tempo lui aveva diradato le chiamate, i messaggi, anche se, nei pochi che inviava, continuava a dichiararle amore eterno. Il telefono prese a squillare: era suo padre che le diceva che i bambini erano stati invitati ad una festa di compleanno e che se lei era d’accordo li avrebbe accompagnati lui. Certo che sarebbe stata d’accordo, avrebbe avuto più tempo per il suo amore, che però fino a quel momento non si era fatto ancora sentire. Accese il pc, lo vide online, lo contattò subito ma lui non rispose. Provò più volte, ma lui sembrava ignorarla. Allora prese il cellulare, compose il suo numero, ma dopo qualche squillo fu solo silenzio. Cosa stava accadendo? Sara era disperata. Provò e riprovò una, dieci, venti volte ma niente. Il contatto era staccato, ma lui era lì al pc, sempre in linea. Con le mani che le tremavano compose un sms, chiedendogli di chiamarla. Arrivò una risposta: E’ FINITA, MI SONO STANCATO, HO CONOSCIUTO UN’ALTRA PERSONA, NON MI SCOCCIARE PIU’. Sara sentì che il suo sangue era diventato un fluido di gelo, che cercava di farsi strada in un sentiero scosceso. Il suo cuore batteva a velocità incontrollata: si sedette sul divano e cominciò a piangere, prima piano, poi sempre più forte fino ad urlare tutto il suo dolore, tutta la sua disperazione. Come aveva potuto trattarla così, dopo che le aveva giurato amore eterno, che l’aveva definita il suo amore infinito, come poteva liquidarla solo con una frase, senza nemmeno darle modo di capire. Aveva ragione la sua amica allora? Era solo il niente mescolato al nulla? Non poteva essere così...
Un rumore di passi la scosse dal torpore in cui era sprofondata dopo avere pianto così tanto: il marito era rientrato e gli era bastato guardarla in faccia per comprendere il dramma che stava vivendo. Le si avvicinò piano piano, con delicatezza, la baciò dolcemente sulla guancia e le disse: “Io ti aiuterò a venirne fuori.” Quell’uomo stupendo aveva capito
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