Nervi saldi, altrimenti si crolla. Colori che sfumano dalla tinta più chiara a quella più accesa in un pentagramma di inversi colori che ad un tratto risale.
Tu trascini, vorresti trascinarmi negli angoli opposti in cui da sempre la tua mente o memoria oscilla. Tutto ed il contrario di tutto sbandierati a vessillo nell’arco di un tempo che non ha neanche modo di passare che può dirsi d’un tratto finito.
Giro per strade più a lungo del solito, cerco il tuo volto ed ogni giorno che passa lo vedo sfumare, confondersi ad altri come le cose che ci si sforza di ricordare e che la nostra memoria dispettosa mette da parte.
Quadro incompiuto di accesi colori, con volumi tracciati, di cui svaniscono i tratti. Tutto appare eccessivo, non vado d’accordo con il tempo, ed il concetto di passaggio mi è già peso.
Bisogno di frammenti di eternità per riempire e prevaricare il tempo.
Credi ti sia concesso agire così scioccamente. Ti assecondo, non avrebbe senso replicare. Forse.
C’era un tempo in cui mi faceva male vederti oscillare “Dio fermati!” avrei voluto gridarti. Ragioni vere e contrarie sparpagliate per lasciare traccia, ma il mio passare dura meno di niente. Potrei farla finita. Non ascoltarti più. Ma sarebbe come se mi togliessero di mano un libro che leggo curiosa e non sapessi mai più la fine.
“Dov’è la verità?” vorrei chiederti, ma non hanno senso domande per chi non ha il senso della risposta. Botta e risposta. Silenzio, pausa, risposta, un’altra, opposta.
Vivo “intanto”, nell’estensione lenta che conduce una parola all’altra.
“Ti amo” mi hai detto. “Solo parole” ho pensato, presto sarà “E’ finita”, ed infatti.
Ma non importa, noncurante, leggera, smemorata, passo sul tempo che ora, anche questa volta finisce.
E’ stato faticoso amarti.