A tutto ciò che non è stato
Paola mi vide a sera,
sparava latte , mutava , gemeva,
portava due sogni in una sola veste nera,
nervosa lava vegliante, pareva posta a guardia
di un tempio ideale, il suo sguardo mi
tagliava la gola.
Entrammo nel primo locale,squarciammo
il fumo denso, ripetemmo i soliti
gesti, da taciti mimi,abili come ombre, esperti
come già ubriachi di alibi, disperati.
Un foglio intestato diceva che tutte
le spie, infondo,
sono come amici, per noi dolci assassini
innocenti;
e che ora ,
è l'ora,
quella da andare e non tornare mai più,
quella che ti può ricordare solo
un orologio fermo.
Andrò a trasportare gli eventi,
mi proponevo, a spargere
nostalgiche setose idee come sipario
a questo mondo impreciso,
da rivedere.
Fu un lustro intenso, quello che ricordo,
che ha,
semplicemente ha;
il sudore di quello che ho perso,
attaccato addosso, mi segue e non vuole
smettere di parlare uno strano linguaggio
di albe e cose sperate, potenze.
Lei, d'altro canto
me lo aveva detto, che la vita e la storia
terminano sempre tra rocce , spazi vuoti
e numeri nudi,
se non in quelle strisce
sul viso, tipiche dei sognatori,
che sono tanto distanti da non aver suoni,
nelle labbra,nelle motivazioni,nei pensieri,
e anche quando fanno la rivoluzione, sembrano
sempre sospesi.
Io non capivo.
Sai cos'è ? mi disse.
E' una tribù che cerchi,
non un popolo progredito,
è una tribù mutatata in onde.
Eppure nell'attimo in cui, mi pareva di aver compreso,
era già esplosa tra le mie mani,
come un ordigno di amore e morte,
troppo presto, sempre troppo presto,
per un abbraccio, abbracciava altri
mondi.
La filastrocca che permette
il tumulto dell'albero maestro,
portava in un posto
dove lo smog era meno fitto
e la musica di uno Strauss imperterrito,
sfamava gli stomaci degli insanguinati del Nord,
rinchiusi nella baia, per l'effetto di un gruppo
di foglie stravolte da tutte le direzioni.
Andrò sempre dritto, lungo questo sentiero isolato,
mi sono detto piangendo;
sull'alto costo del traggitto non mi interrogherò,
un pò a me , un pò a lei, un pò a tutto.
Mi troveranno a criticare un tronco,
a scongiurarlo senza scarpe.
E quello sarà il mio posto, incallito
dall'essere bruco, dallo scrosciare sui legni,
dal produrre suoni di definitivo e di pace.
Qulla la chiamerò casa,
lì dirò di aver capito e forse, mi fermerò
a pensarti.
a P.V , a tutto ciò che non è stato.