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 giocobox (prologo)

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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime3/6/2008, 22:09

da "la mera veglia degli attimi distrattati"

giocobox (prologo)


Sono le notti più calde quelle che, facendo sudare i pensieri, lasciano impressioni a tracciare il nostro passaggio, pozzanghere di ipotesi che prima o poi, distratte, si asciugheranno. Nelle notti più fredde, le parole, quelle anche soltanto pensate non riescono a versarsi in alcuna forma, si cristallizzano e cadono a terra frantumandosi. Sono grattachecche illeggibili, granite di sospiri spolverate via dal vento che si disperdono a volte svanendo a volte carezzando la solitudine di un’anima di passaggio avvolta in una sciarpa di considerazioni proprie.

E’ una notte fredda ed Enrico mette in fila fumetti di vapore, ci disegna con un dito ipotesi che non porterà con se, serviranno a distrarre la solitudine e saranno destinate a morir sole. Ha una giacca scura, ha sempre lo zainetto rosso e le solite canzoni in testa, con un salvadanaio generoso di monete da farci giocobox.

E’ una notte strana, la luna sembra nervosa, la mattina il sole è venuto su dal lato destro di est, Enrico se ne è accorto perché ogni mattina ha il pollice pronto verso il sole a chiedere un passaggio, e invece il sole lo ha bypassato e l’umore ha dovuto rinunciare al quotidiano succo di alba “cocca”. Niente arancio. Solo spremuta di giorno, da bere con una cannuccia da infilare sul lato destro di est, e un caffè con fondi di terra bagnata e panna di nuvole grigie. La luna quindi è nervosa. Un’alba non può scavalcare su ringhiere qualsiasi. Ci sono infiniti che iniziano e ce ne sono che finiscono. Il sole non può decidere. Se avesse una volontà sua, gli uomini avrebbero di che temere.

“Sì, perché…”

pensa Enrico soffiandosi nelle mani, confezionando un fumetto a scrigno tiepido

“se io fossi il sole verrei fuori ogni giorno da un balcone diverso, e farei pagare agli uomini la loro stolta pretesa di essere al centro dell’universo. Del resto sanno bene che sono i loro punti di vista a venirmi a cercare. Conoscono i principi scientifici per cui un balcone viaggia nello spazio e rinnegano la magia per cui un alba si trova affacciata su un infinito mentre un tramonto è esattamente di spalle allo stesso, corteggiando qualche altra ipotesi incommensurabile. Sono i punti degli uomini a girare intorno al sole. L’est e l’ovest sono riferimenti presuntuosi che rinnegano la centralità di un ruolo. Mi piace pensare che invece io viva su un castello errante gigantesco, capace di aprire la porta ovunque, con la benedizione del sole. Se io fossi il sole, ma io sono semplicemente “solo”.

Questo pensiero Enrico lo giudica buono, allora soffia sulle mani, le chiude a scrigno e stringe a custodire l’alito di una cosa, qualcosa, da (rock)cantare.

https://www.youtube.com/watch?v=HkrG1bzz6eE

Ci sono frasi che non si dimenticano. Una volta parlando con un’amica Enrico disse

“se ti accorgi che la solitudine non è ciò da cui fuggi ma piuttosto ciò che rifugi, allora significa che qualcosa non funziona per il verso giusto, se (pausa) hai stabilito che il verso giusto è quello dove vanno tutti.”

Enrico se la ricorda quella frase.

“Già!”

Rispose lei, sorridendo con quella gentilezza triste che sembrava far riverbero ad ogni sua parola. Esistono molteplici solitudini, come esistono diversi soli, intorno ai quali gira l’arroganza dei pianeti.

Enrico si ferma.

“Sapessi scrivere…” pensa “…dovrei appuntarmi questa storia dei “soli”, delle stelle distrattate e degli universi nomadi distratti che girano loro intorno, della prepotenza dei sistemi che pre(te)ndono luce e pensano che la stessa si affacci per consuetudine concessa ora ad est ora ad ovest. Dovrei mettere nero su bianco queste parole. Qualcuno ci avrà pensato. Del resto se le stesse sono dei soli, perché coloro che sono soli non possono essere considerati delle stelle? Si prende da loro la luce, quando poi si voltano loro le spalle allora è più facile dire che è la luce che ha deciso di tramontare altrove.”

Enrico si inchina, fa un po’ di stretching, ha le gambe indolenzite. Sorride ai suoi pensieri. Sì perché le parole sono come spiritelli, lasciate a se stesse possono significare di tutto e soprattutto sono capaci di combinarsi nel caso nascondendo la verità di ognuno.
Si flette, Enrico, e riflette su quanto appena riflettuto. Gioca con le parole, in silenzio.

“Chissà se si può scrivere una cosa simile. Galileo doveva essere un tipo solitario. Ecco perché la Chiesa, quella Tronfia, con la t a forma di croce, ha deciso di lasciarlo solo -in pratica- colpevole solo in teoria. Costretto a convivere con la bugia che “i soli” girano intorno alle cose e le persone. Oggi è stato dimostrato il contrario. Le cose e le persone girano intorno ad un sistema tanto potente quanto desolato.

Quanti sono i sistemi solari? Tanti!”

“Già!” Risponderebbe Ale, ingentilendo le tre lettere con una stanca ma cordiale rassegnazione. Allora la domanda è anche un’altra, chi ha definito le persone “solari”, splendenti, brillanti, si è mai preoccupato di chiedersi cosa c’è dentro la luce? Cosa alimenta una stella costretta a veder girare ogni cosa intorno e non poter corteggiare nessuno per un qualsiasi motivo? Le persone solari molto spesso sono sole perché intorno hanno un sistema egoista che si affaccia su di loro per un tempo salvo poi voltare le spalle, perché la solitudine fa tramontare le anime nomadi.

Altro gioco di parole, nomadi e monadi, unità indivisibili, atomi di egoismo incapaci di condividere la propria anima, che girano intorno ad una opportunità salvo convincere, anche se stessi, che sono le opportunità a vagare intorno a loro. E allora si inventano i satelliti, e i poeti si inventano la luna, per costringerà a girare intorno ai propri sospiri, costretta a regolar maree e versi, comunque a gestire le onde emozionali, finalizzate ad epilogo che smentisce il prologo. Nomadi e monadi, la stessa cosa, i folletti mescolano le lettere e distraggono la significanza. Un anagramma codifica la verità, che bisogna poi interpretare.

E allora mi chiedo, perché queste persone abbandonate sono definite solari? Ci siamo mai fermati a chiederci se dietro un sorriso, una luce, un fuoco, ci sia uno stranumore, uno sforzo, del carbone che brucia consumando tutto ciò che c’è dentro, tanto da costare un lento morire?

https://www.youtube.com/watch?v=paHlDr7kXIo

Sì, se sapessi scrivere mi segnerei questa teoria. La solitudine delle stelle, intorno alle quali girano sistemi miopi ed egocentrici, nomadi monadi, si muove comunque per inerzia istintiva lungo bisettrici parallele, tali cioè che non intersechino mai altri sistemi solari. I soli rimarranno sempre tali. Potranno confrontarsi da lontano, consapevoli di non poter girare intorno a niente, nemmeno ad un corpo celeste, bello cioè e tale da permettere di rielaborare il senso del peccato a dispetto di chi girando intorno a qualcosa è poi capace solo di pretendere. I soli saranno costretti ad inventarsi parole nuove per non essere fraintesi, per non implodere e per non perdere – non subito - quella luce che li distingue, per non penalizzare chi comunque da loro prende timidamente soltanto un solo attimo illuminato.”

Enrico si alza in piedi. Si rivolge alla luna e pensa al fatto che viaggiando di notte non ha mai potuto considerare allo stesso modo il sole.

“Già!” Risponderebbe il sole. “Ma di chi è la colpa?”

“Delle parole!” Pensa Enrico. “Sì perché le parole vanno pensate. I pensieri giustificano le parole. E molte persone, troppe, parlano senza pensare. I soli pensano e non parlano mai, magari di tanto in tanto dicono “già!”. Tanto per non sembrare antipatici.
E io che viaggio di notte cosa sono? Dove il mio sistema solare, cosa mi gira intorno? Ora che ci penso miriadi di attimi mi girano intorno e ne illumino alcuni che altrimenti distrattati rimarrebbero al buio..,.”

“Già!”

Dice una voce da un angolo da cui provengono rumori soffocati.

“Chi è?”

Domanda Enrico, mentre da un qualche dove le note di una canzone evadono da un’automobile isterica per sfumare e morire libere nell’intervallo di un’eco.

www.youtube.com/watch?v=x3kxQgC7uXw


(continua)
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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: Re: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime3/6/2008, 22:55

Non conosco nè gli Arids nè Kate Nash... Potrebbe essere la figlia di Graham Nash. E' grave, doc??
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Natascia Prinzivalli
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Natascia Prinzivalli


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MessaggioTitolo: Re: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime4/6/2008, 05:43

Già..

___gin
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime7/6/2008, 11:43

Eccolo, Enrico, finalmente rileggo di lui e del suo zainetto rosso, delle sue canzoni che gli girano in testa e i suoi pensieri sulla solitudine dalla quale non fuggire ma rifugiarsi.
Bello il paragonare le solitudini a diversi soli, intorno ai quali gira l'arroganza dei pianeti, belle sempre le tue parole: che appartengono a chi, invece, ne sa scrivere.
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Nico Mar
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MessaggioTitolo: Re: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime8/6/2008, 11:21

yes dani! è davvero bella quella frase. Ce ne sarebbe più di una di immagine da citare, al punto che in alcuni momenti dimentico di seguire il filo e lascio scorrere. Poi ci ritorno.
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MessaggioTitolo: Re: giocobox (prologo)   giocobox (prologo) Icon_minitime

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