LA MACCHIA DI LEOPARDI - GIBBI' GIUSEPPE BUSCEMI

- Chi è là? … Chi sei?
- Una creaturina… insignificante.
- Vieni fuori, e fatti vedere!
- E se fossi invisibile?
- Hai voglia di giocare, eh!
- Sei tu che giochi, a fare il burbero!
- Ti decidi a uscire o vengo a prenderti con la forza?
- Se ne sei capace…
- Senti… questa è la mia zona…
- Bella!
- E stabilisco io chi può entrare e chi no.
- Sì… il posto mi piace… Sento che ci starò bene.
- Fingi di non capire?
- Rilassati… e parlami di te, dei tuoi segreti… Conquistami…
- Io non ho segreti. E comunque non sono affari tuoi! Piuttosto… vuoi farti vedere, per favore?
- E se poi prendi paura?
- T’avverto, fra un attimo esplodo…
- Eccomi.
- No! …
- Incantato?
- Sei una…
- Sono, sono. Contento?
- Vai al diavolo!
- Be’…
…
…
…
- … e così sono finita qui… a vigilare su Paolo.
- Sloggiare, devi, altro che vigilare! … Fila via, subito!
- Come sei precipitoso…
- Io c’ho lavorato su quel ragazzo, c’ho lavorato sodo… Tu… tu lo rovineresti.
- Punti di vista.
- Vattene.
- Smettila, scimunito.
- Vade retro…
- Questa non è originale davvero!
- Satanassa maligna, io…
- Càlmati… o turberai i sogni del nostro pupillo…
- Bestiaccia immonda…
- Senti… rassegnati. Farsi continuamente la guerra è una tale noia… Di’, la sai quella del sagrestano con la gamba di legno? …



A scuola, Paolo, l’indomani mattina:
- Paolo, per favore, vuoi riassumere la lezione di ieri per i tuoi compagni più distratti?
- Certo, professoressa… Dunque, ieri abbiamo approfondito la poetica di Leopardi…
- Sì…
- Abbiamo sviscerato il suo pessimismo, seguendone l’evoluzione…
- Sì…
- Osservando, poi, le diverse sfumature che il dolore assume nella sua opera…
- Bene…
- Però… stavo pensando…
- Sì?
- Forse… No, niente… lasciamo stare…
- Non ti senti bene, Paolo?
- Sì… cioè no. Ecco… mi chiedevo… se Leopardi quella cugina se la fosse trombata…
- Paolo! … che stai dicendo?
- Dico… la ragione della sua sofferenza sta tutta nell’aver soffocato pulsioni sacrosante… Meglio avrebbe fatto ad agguantare la cugina, a condurla in camerino e a scoparsela com’è di giusto…
- Paolo, ma ti sei ammattito? E voi… fate silenzio! Silenzio! … Paolo… tu non stai bene…
- Non so… è strano… forse ha ragione… Continuo con Leopardi?
- No.



In disparte, a fine lezione:
- Ho l’impressione, Paolo, che ti serva un po’ di riposo…
- Devo andare a letto prima, professoressa?
- Intendevo… forse con lo studio stai esagerando…
- Hm… come Leopardi?
- In un certo senso…
- Mi verrà la gobba?
- Non si tratta di questo…
- Forse perderò la vista?
- Paolo! … Paolo, caro… concediti una pausa, eh? …



- Hai visto, brutta serpe, che figura gli hai fatto fare stamattina?
- Chi, io?
- E chi, sennò? In tanti anni di onorata carriera studentesca, mai una cosa del genere gli era capitata…
- Mi dai meriti che non merito…
- Vipera!
- La vuoi smettere con i riferimenti serpentìli… Detesto i rettili…
- Taci! rogna biforcuta…
- Sei uno sciocco… Sguazzi nei retaggi.
- Non mi freghi… E non ti darò tregua. Aggiusterò le strategie…
- Che barba che sei! … La sai quella della suora pasticcera? …



- Scusi, giovanotto… mi legge a che ora passa il venticinque? Sa, la vista…
- Certo, signora… vediamo… Alle sedici in punto.
- Grazie… Ha proprio una faccia da bravo ragazzo, lei! Come si chiama?
- Paolo.
- Paolo! Mio nipote si chiama Paolo! Vedesse che bel bambino! E com’è intelligente! … Ha dieci anni, il mio Paolino… Ehi… guardi là!
- Che?
- Quel tipaccio che si sta avvicinando… non mi piace…
- Dice?
- Cosa nasconderà in quella tasca?
- Non so, non si vede.
- Non mi convince…

Il tipaccio s’avvicina. Punta su Paolo, gli s’accosta e, coltello alla mano, - dammi l’orologio! – gli fa.
- No, per favore… l’orologio no… Ho dei soldi… ti darò dei soldi…
- Perfetto! Mi darai i soldi e l’orologio. E muoviti… o ti buco.
- Selvaggio! - si scatena la signora, - selvaggio perdigiorno! Le sembra questa la maniera di guadagnarsi da vivere?
- Zitta nonna, ché ora tocca a te… Ecco bravo… hm… bello st’orologio! … quanto ci posso fare?
- Non saprei… è un regalo di mio padre…
- Bah, vedremo…. Allora, nonnina agitata, vediamo cos’hai per me…
- Stia lontano, villanzone, … lontano! … Guardi che gliele do sulla fronte…
- Non fare la difficile, vecchia. Non mi va di usare l’arnese…
- Crede d’impaurirmi? … Prenda questo… e questo… e questo…
- Adesso ti squarto, - dice il manigoldo, facendosi largo fra le borsettate. Paolo, un leone, gli s’avventa contro; lo sbatte per terra e il tipaccio, preso alla sprovvista, perde il coltello. Scivola via, l’arma, s’allontana. L’afferra, Paolo, con gesto felino, e l’affonda, non senza voluttà, in una coscia del rapinatore. Un attimo dopo, dritto sul naso, gli pianta un cazzotto che chiude la partita.
Cede, il naso, e il sangue cola, rosso come te l’aspetti.
- Testa di cazzo! – infierisce Paolo sul povero cristo, riprendendosi soldi e orologio. Poi, per amor di completezza, gli sferra un calcione là in mezzo, dove fa più male. - Stronzo! – aggiunge e, messosi il coltello in tasca, salta sul venticinque con mossa circense, offrendo - prego! – una mano alla signora, che - no, grazie, – risponde, - vado a piedi.



- Se in quel momento passava una volante, il ragazzo mi finiva dritto in galera!
- Esagerato!
- Sei tu che hai esagerato. Se non era per me, quel disgraziato gliel’avresti fatto ammazzare.
- Io non ho fatto niente…
- Bugiarda.
- Sarà che Paolo… qualcosa va imparando…
- Reagire può essere legittimo…
- Visto? Mi dai ragione!
- Nient’affatto…
- E invece sì…
- Non mi provocare! Animale infido, malevola entità…
- Ecco, ci risiamo… Che tedio… Te l’ho già raccontata quella di San Tommaso al bordello? …



- Ciao Paolo, benvenuto alla festa.
- Ciao Pietro.
- Entra… vieni… Ah, Paolo! ti ricordi di Caterina, mia sorella? … Le abbiamo raccontato dei tuoi ultimi exploit…
- Ciao Caterina.
- Ciao Paolo.
…
…
…
- Non sono molto studiosa… più sportiva, direi…
- Che sport?
- Be’, adesso m’è venuta la fissa della mountain bike…
- È sport per duri, quello.
- Be’… allora sono dura abbastanza…
…
…
…
- Ma è vero che eri un secchione?
- Assolutamente no! Sono… un secchione.
- Ma dài!
- È la verità.
- E di Leopardi… che mi dici?
- Leopardi è un poeta immenso.
- Con la gobba…
- Già.
…
…
…
- Caterina, senti… t’andrebbe di fare un giro, adesso, io e te? … Ci allontaniamo per un po’ dalla festa…
- Volentieri… sì…
- Conosco un posticino niente male… vorrei tu lo vedessi…



- Simpatica ‘sta Caterina, non trovi?
- Hm, più o meno… Sebbene non vedesse l’ora di buttarglisi fra le braccia…
- Sei il solito maldisposto.
- E tu la solita frivola.
- L’amore non va soffocato…
- Ma neanche regalato al primo che passa.
- Paolo, però, non è il primo che passa.
- Avresti potuto… aspettare un po’… farli conoscere meglio…
- Ma… conoscersi meglio è appunto quello che hanno fatto! Fosse stato per te, saremmo ancora alle lettere d’amore.
- Che vuoi saperne, tu, dell’amore?
- Un po’ ne so.
- Per esempio?
- Pensa a quello che provi per me…
- Sei fuori strada! Se qualcosa provo per te, al massimo è amicizia!
- Esatto! … L’amore somiglia all’amicizia… ma è più…
- L’amicizia è una cosa seria…
- Però non ti fa volare… L'amicizia è… amore senza le sue ali.
- Bella questa, è tua?
- Hm… sì.
- Poetica!
- Già! … Ah, l’amore! … L’amore… l’amore, l’amore, l’amorel’amore…
- Che ti prende? … sembri invasata… mi preoccupi… Te l’ho già raccontata quella di Belzebù con le mutande di pizzo?



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