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 Quando la Morte ascolta 4- Il lupo

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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


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MessaggioTitolo: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 08:59

La neve che imbianca piccoli paesi e belle vallate ispira un sentimento di pace, sopratutto quando cade vicino al Natale. Ma nei primi giorni del Gennaio 1918 i fiocchi che scendevano pesanti sulla cittadina di Thiene erano di un singolare colore scuro. Qualcuno diceva addirittura che la neve fosse sporca di sangue prima ancora di posarsi, ma forse esagerava, si trattava soltanto del fumo delle artiglierie.
In ogni caso quei fiocchi ispiravano angoscia e timore. Perché sull’altopiano di Asiago, troppo vicino, era in pieno svolgimento “l’offensiva di Natale” delle truppe imperiali, una delle più violente di quella guerra, che di “grande” aveva sicuramente l’orrore causato giorno per giorno.
L’ospedale da campo del capitano Carbonari era stato spostato in tutta fretta dalla malga Mandriele, per essere riposizionato a Thiene, oltre le ultime case verso il monte. Lì, quel piccolo gruppo di uomini e donne faceva del suo meglio per dare una speranza a chi veniva portato fuori ancora vivo da quella fornace, che bruciava uomini come fossero insignificanti pezzi di carbone.
Quella giornata di neve sporca aveva messo tutti a dura prova, il dottore in particolare, che infatti era rientrato nella sua tenda per concedersi un po’ di riposo.
La lanterna a petrolio mandava un bagliore fioco che metteva in risalto le ombre, più che illuminare l'operoso disordine che vi regnava. Il tempo di togliersi il camice lordo di sangue, di lavarsi mani e viso con l’acqua gelata di un secchio e di buttarsi sfinito sulla branda; poi finalmente il sonno, turbato però dagli orrori quotidiani, impressi a fuoco nella mente.
Si ritrovò nel bosco vicino a casa, dove la Sila degrada verso lo Ionio tra foreste e improvvise pianure sassose. Un uomo lo precedeva, imbracciando una doppietta.
- Tonino, adesso lo troviamo il capriolo. Vedi le tracce di sangue? Con quella ferita non potrà andare lontano.-
- Papà, lasciamolo andare.-
Al piccolo Antonio non piaceva la caccia, ma suo padre lo portava con sé ogni volta che poteva. Con pazienza gli spiegò che un cacciatore non lascia mai un animale ferito e che, se non lo avessero finito loro, ci avrebbero pensato i lupi e sarebbe stata una morte peggiore.
- Tonino, i lupi già lo sanno che c’è una bestia ferita, e sanno che noi siamo qui. Ma non ti preoccupare, non ci assaliranno. Vedi, i lupi sono bestie furbe e intelligenti, non attaccano chi è più forte e hanno imparato che noi siamo più forti - così dicendo l’uomo diede un colpetto al calcio del fucile e poi la mano scese per una ruvida carezza ai capelli del ragazzo.
I due proseguirono per un poco, poi dietro un cespuglio intravvidero una massa scura.
- Eccolo, vieni. -
Aggirarono il cespuglio, ma non c’era il capriolo; c’era invece un uomo insanguinato, il petto squarciato da una ferita. Poi Antonio ne scorse il volto: era quello di un giovane, nemmeno ventenne, che qualche tempo prima credeva di aver strappato alla Morte, ma la Morte era tornata a reclamare. Restò impietrito, la bocca aperta in un urlo silenzioso, mentre qualcuno gli posava una mano sulla spalla e lo scuoteva ripetutamente.
- Signor capitano, mi scusi, è successa una brutta cosa.-
Era Parisi, il suo attendente, che lo stava chiamando con insistenza.
Il dottore abbandonò con sollievo quell’incubo ricorrente che lo tormentava, mescolando un lontano episodio della sua fanciullezza, il ritrovamento di un uomo ucciso con la lupara durante una caccia con suo padre, con squarci di vissuto recente.
- Sono sveglio, cosa c’è?-
- Signor capitano, hanno appena portato Maria, la donna del latte. E’ morta.- -
Maria viveva sola in un casolare verso la montagna, il marito era stato ucciso sul Podgora un anno prima. Ora che lui non c’era più, la donna divideva il relativo tepore della stalla con le poche mucche cui accudiva e dalle quali ricavava latte e burro. Parte di quel latte lo metteva in un grosso recipiente che tutti i giorni portava a spalle sino all’ospedale in cambio di poche monete che il dottore le dava di tasca propria, perchè per molti feriti quel latte era una vera benedizione.
Il dottore rammentò che il giorno prima Maria non si era vista, ma aveva attribuito il fatto alla molta neve caduta nella nottata. Si buttò la mantellina sulle spalle e raggiunse correndo la tenda di primo soccorso. Si avvicinò al lettino e non poté fare a meno di notare un’espressione strana sul viso delle infermiere, mentre gli uomini tenevano gli occhi bassi ed evitavano di guardare le donne.
Anche il dottore non era preparato a vedere ciò che gli si presentò. Maria indossava soltanto un golfino pesante, di lana grezza. Qualcuno aveva pietosamente tirato l’orlo inferiore dell’indumento sporco di sangue sino a coprirle l’inguine. Le gambe erano nude, le caviglie fasciate con pesanti calze di lana che sporgevano da un paio di scarponi di foggia maschile; il volto era tumefatto, gli occhi sbarrati, e dalla bocca semichiusa sporgeva la lingua bluastra. Intorno al collo, dei segni scuri indicavano una stretta feroce. Il dottore sollevò l’orlo del golfino e quello che vide gli tolse ogni dubbio, facendogli pronunciare una sorda imprecazione. La donna era stata bestialmente violentata, dopo essere stata percossa senza pietà, e poi strangolata. Il dottore chiuse gli occhi di Maria e la coprì col lenzuolo. Si rivolse al sottotenente della pattuglia che aveva portato il corpo.
- Dove l’avete trovata?-
- Qui vicino, un seicento metri a monte, dietro un cespuglio.-
- C’erano tracce, qualche cosa per capire chi sia stato? E i vestiti? Portava sempre una mantella nera e una gonna lunga, le avete viste? -
- Signor capitano, la poveraccia era coperta dalla neve, tutto era coperto dalla neve. Noi abbiamo visto e trovato solo lei, e quello - l’ufficiale indicava il bidone del latte deposto in un angolo della tenda.
- Va bene, grazie, potete fermarvi qui a scaldarvi, a meno che non dobbiate proseguire.-
- Grazie signor capitano - l’ufficiale fece uno stanco saluto - ma dobbiamo rientrare subito al reparto, siamo già in ritardo.-
Il dottore non pensò neppure per un momento di fare esami più approfonditi, di cercare tracce o indizi per risalire all’assassino. Le cause della morte erano evidenti, la violenza altrettanto. Avrebbe inoltrato un rapporto al comando, ma sapeva già che non sarebbe servito ad altro che a sprecare tempo e carta. Erano giorni nei quali la morte violenta di un civile era un fatto doloroso ma tutt'altro che raro e le emergenze erano altre. - Solo un assassino impunito in più - sibilò tra i denti con rabbia. Poi si rivolse all’attendente, estraendo trenta lire dal portafoglio :
- Parisi, inutile tenerla qui per un’eventuale indagine; la faccia portare in paese, e dia queste al parroco, che abbia almeno un funerale cristiano. -

Erano passati tre giorni da quella morte violenta ormai sbiadita in un tragico mare di violenza quotidiana. Dalla sera prima aveva smesso di nevicare, ma il cielo era grigio, anche se le nuvole si erano alzate. Il rombo dell’artiglieria scendeva dalle valli, appena ovattato dal manto bianco, ma così insistente da diventare una specie di sottofondo continuo. Un’altra offensiva era imminente, quell’ossessivo battere trincee e reticolati era il prologo di un ennesimo assalto per riportare la vittoria decisiva che non arrivava; invece continuavano ad arrivare i corpi straziati. Entrarono due barellieri portando un altro ferito. Era un caporale con una lacerazione a un braccio e un’altra, molto più grave, al petto. Il dottore lo sentì irrigidirsi, mentre dalla bocca usciva un rantolo inframmezzato da parole appena intelligibili -…non potevo vivere …la giustizia di Dio…ho ucciso. -
Poi tacque in un ultimo tremito convulso. Il dottore si tolse gli occhiali,
- E qualcuno ha ucciso anche te, pover’uomo - disse, quindi con un gesto reso meccanico dall’abitudine cercò la piastrina, per aggiungerla alle altre da inserire nel rapporto giornaliero sulle perdite. Ma non la trovò; al collo solo un segno, come se la catenella fosse stata strappata con forza. Guardò le mostrine, ma anche quelle erano state strappate.
- Chi era, dove lo avete raccolto? - chiese il dottore ai barellieri che si stavano rifocillando con del the caldo.
- Non lo sappiamo, lo portavano giù da quota 2000 dei soldati del 151°, ci hanno raccomandato di fare di tutto per salvarlo. Pare che questo caporale, da solo, sia riuscito ad arrivare a un nido di mitragliatrici austriaco, facendolo saltare e salvando molti suoi compagni. Poi si è gettato avanti lungo la trincea conquistata, ma è stato ferito. Insomma, ci hanno detto che è un vero eroe.-
Il dottore guardò ancora il volto del caporale devastato dalla sofferenza.
- Già, un altro eroe morto e un’altra croce senza nome; che follia, povera umanità - scosse la testa - ragazzi, non c’è più nulla che io possa fare per lui; portatelo laggiù, in quella tenda, con gli altri eroi.-
Il pomeriggio all’ospedale arrivò la colonna di muli dei rifornimenti. Tra i nuovi arrivati, il dottore riconobbe con piacere il suo amico cappellano, don Fiorani.
- Ciao Giovanni, come stai? - I due uomini si strinsero la mano con calore.
- Meglio di te senz’altro - rispose il cappellano - Ho temuto per il mio amico dottore, quando abbiamo perso Gallio, mi hanno detto che hai dovuto dartela a gambe; sono felice che tu ce l’abbia fatta. -
La sera il dottore riuscì a concedersi una pausa per l’ora di cena, così come il cappellano che aveva terminato il suo giro tra i feriti e i malati, confortando, confessando, benedicendo chi non avrebbe visto l’alba del giorno dopo e i corpi di chi già si trovava nell’obitorio. Cenarono nella tenda del dottore, un pasto frugale che l’attendente servì in modo maldestro come al solito, ma era caldo e nobilitato da una bottiglia di vino che il cappellano aveva portato.
- Giovanni, sei un grande estimatore di grappe, ma il vino, perd…- Il dottore si fermò, un istante prima di finire quella mezza bestemmia, - perdiana, volevo dire, hai portato un vino eccellente, un Torcolato di queste parti, ma accidenti, non lo sapevi che era dolce? Così lo assassiniamo.-
Ma la bottiglia finì lo stesso, poi il dottore tirò fuori l’immancabile grappa.
Don Fiorani alzò il bicchiere:
- A questo punto ci vorrebbe un brindisi, di solito si fa al Re, noi a chi lo facciamo, Antonio?-
Il dottore si tormentò il pizzetto per qualche secondo, poi alzò il bicchiere a sua volta: - Io lo farò al nostro Re, e anche al Kaiser, ma solo quando decideranno di porre fine a questo massacro indegno dell’umanità. Per ora propongo di brindare a quei poveri ragazzi lassù sui monti, che stanno morendo di freddo e si stanno uccidendo. A quei ragazzi, qualunque divisa portino.-
- Caro Antonio, sono d’accordo, ma non farti sentire fuori di qui, non vorrei veder fucilare un amico. A quei ragazzi.-
Dopo aver bevuto, il cappellano riprese: - In paese si parla di quella povera donna violentata e uccisa qui vicino; ieri le hanno fatto il funerale. I lupi sono tra noi, la guerra li scatena.-
- Non mi parlare di lupi, tormentano i miei sonni da mesi, - replicò il dottore - comunque ti sbagli. Io i lupi li conosco, da noi sulla Sila ci sono. Quando andiamo sul monte a volte li sentiamo, e vediamo cosa fanno. Uccidono, ma per sfamarsi, per sopravvivere. Non sono crudeli, non lo fanno per sadismo, non si uccidono tra loro e non azzannano mai le loro femmine. ”Homo homini lupus”, già lo diceva Plauto duecento anni prima di Cristo. Qui ci sono gli uomini e sono mille volte più pericolosi di qualsiasi belva.-
Don Fiorani assentì tristemente, fissò il bicchiere per qualche secondo e sussurrò in modo appena udibile.
- Lo dicevo con cognizione di causa, Antonio, io ho incontrato “quel” lupo.-


segue nel primo commento
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 09:00

- Vuoi dirmi che sai chi ha commesso quell’azione orribile? E come puoi? - all’improvviso la verità si fece strada - Vuoi dire che lui si è confessato, ha confessato il suo delitto a te? -
- Sì Antonio, è così. E’ venuto da me a confessarsi. Naturalmente sai che non mi devi chiedere cose che non direi nemmeno sotto tortura.-
Antonio capiva, sapeva che don Fiorani era un sacerdote dalla fede saldissima, il segreto del sacramento era fuori discussione.
- Forse tu mi puoi almeno dire perché l’ha fatto?-
- Ti racconterò una storia, ma nulla che possa farti arrivare all’identità dell’uomo. Posso anche dirti che la storia non ha un finale o almeno io lo ignoro. Versa un altro paio di grappini, ci servirà.-
Il dottore versò una generosa dose nei bicchieri e don Fiorani riprese a parlare con tono pacato.
- Questa persona, la chiamerò il lupo, anche se tu hai un alto concetto dei lupi, è un militare, un graduato. Non è un segreto, un civile non sarebbe venuto dal cappellano militare con tutti i bravi curati che ci sono in questi paesi. Lui viveva in una grande città e ha persino una certa cultura. Questo lupo però è timido e introverso, non fa amicizia né con gli uomini né con le donne. Così aveva l’abitudine di andare con le prostitute. Una sera una di quelle povere donne lo fa arrabbiare. Il lupo ha dei problemi col sesso, così lei lo prende in giro e lui la picchia, forte, fino a farla svenire. Si accorge per la prima volta che picchiare una donna lo eccita. E così la violenta.-
- Quindi mi dici che è un violento, un vero delinquente recidivo.-
- Oh sì, violento e recidivo, ma credo che sia un malato, non un delinquente vero. Lasciami proseguire. Lo fa altre volte, sempre nella sua città. E lo fa senza provocazioni. Ha capito che gli piace, quindi le picchia e le violenta. Ma non aveva ucciso, non ancora.-
- Possibile che nessuno lo abbia fermato, la polizia?-
Un sorriso amaro comparve sul viso del sacerdote.
- La polizia, amico mio, quando picchiano e violentano una prostituta non muove un dito. Anche loro pensano, come molti, che trattandosi di una “puttana”, non sia un reato così grave, hanno cose più importanti da fare. Comunque sia, il lupo viene chiamato alle armi e questa nuova vita, con i suoi pericoli, lo distoglie da altri pensieri, almeno sino all’altro giorno.-
- Già, l’altro giorno, cosa è successo?-
- Era da solo, aveva avuto un permesso di poche ore perché, vedi caso, voleva venire qua, al tuo ospedale.-
- Qui? E perché?-
- Perché aveva un amico, l’unico che si era fatto con quel suo caratteraccio chiuso. L’amico era stato ferito e lo avevano portato qui. Ma quando è arrivato gli è stato detto che era morto. Lui era sconvolto e arrabbiato col mondo intero; capisci, l’unico amico che avesse mai avuto. Così, in quello stato d’animo, si è avviato per rientrare, ma sulla strada ha incontrato quella povera donna. All’inizio non voleva ucciderla, però gli era scattata quella molla che lo spingeva a fare male. L’ha aggredita e picchiata. Poi la sua follia ha fatto un passo avanti. Il suo amico era morto, perché non doveva morire anche quella donna? Così l’ha strangolata. Il resto lo sai. Ma lui, il lupo, quando è venuto da me non era più la stessa persona. Era davvero pentito e ha chiesto il mio aiuto. Aveva paura di rifarlo e non voleva. Cosa potevo fare? Gli ho negato l’assoluzione e gli ho detto che per averla avrebbe dovuto prima costituirsi, e lasciare che la giustizia umana facesse il suo corso. Solo così poteva sperare nella misericordia di Dio.-
- E lui lo ha fatto? Lo farà?-
Il sacerdote negò col capo, tristemente.
- No, non lo farà. Ha scelto un’altra strada.-
Don Fiorani estrasse da una tasca una lettera spiegazzata.
- Questa è sua, ha chiesto a un soldato che andava in licenza di portarmela, l’ho avuta ieri sera. Te la leggo.
Reverendo padre,
Il peso che non avete potuto togliermi dall’anima mi opprime. Voi mi avete consigliato di affidarmi alla giustizia umana prima di affrontare quella di Dio. Sono un soldato, per queste cose la giustizia militare ha una sola risposta: il plotone d’esecuzione. La mia morte sarebbe inutile per me, che già sono morto nell’anima, e non servirebbe alla patria, che vi prego di credere io amo. E poi non voglio dare un rimorso in più a quei ragazzi che dovrebbero togliermi la vita. Ho fatto parte di uno di quei plotoni e ho sparato a un ragazzo di vent’anni. Ancora oggi sento le sue grida, ha invocato la madre sino a quando le pallottole gli hanno spaccato il cuore. Non meravigliatevi se un assassino quale sono ha provato rimorso nell’uccidere. Quella volta non fu perché in me si era risvegliata la belva, io ne fui obbligato.
Quindi ho deciso di affrontare direttamente la più alta Giustizia, quella di Dio, sperando nella sua immensa misericordia.
Oggi ci sarà un assalto senza speranza e la morte la cercherò con tutte le forze, a costo di gettarmi direttamente sulle baionette nemiche. Mi toglierò la piastrina, mi merito una tomba senza nome, che a nessuno venga in mente magari di darmi una medaglia. Il mio non sarà eroismo, ma pura espiazione.
Vi prego di ricordarmi nelle vostre preghiere, e di ricordare sopratutto quella povera donna della quale sono stato il più spietato dei carnefici”. -

La grappa era finita, e anche la storia. Il sacerdote ripiegò pensosamente la lettera.
- Non credo che saprò mai se ha messo in atto il suo proposito - concluse con un sussurro.
Il dottore si alzò lentamente, staccò la lanterna dal gancio e prese il mantello.
- Invece io credo che lo saprai presto. Quando hai benedetto i corpi nell’obitorio, li hai osservati bene, tutti quanti?-
Don Fiorani si alzò, un poco sconcertato, poi prese a sua volta il mantello.
- Non lo faccio mai, la benedizione è per tutti e per nessuno in particolare, i defunti sono tutti uguali davanti a Dio. Perché me lo chiedi?-
Il dottore uscì nell’aria fredda con la lanterna in mano e indicò al cappellano la tenda dove venivano ammassati i corpi in attesa della sepoltura.
- Amico mio, il destino a volte si compie in modi strani. Il tuo lupo ha invocato la morte, la voleva anonima ma eroica, e credo che la Morte l'abbia ascoltato.
Vai, penso che lui sia lì che ti aspetti, sono certo che se lo cerchi lo riconoscerai. A quest’ora certamente ha già avuto il suo giudizio dall’unico tribunale che lo può giudicare.-
Aveva ripreso a nevicare, sottile sottile. Mentre il sacerdote si tratteneva nella tenda, il dottore rimase fuori al buio, ad ascoltare il vento che scendeva dalla valle e ad assaporare l’odore della neve. Un pensiero attraversò la sua mente e lo riempì di nostalgia di altri luoghi e di altri tempi. Se non fosse stato per il rombo cupo delle cannonate che di tanto in tanto rompeva il silenzio, avrebbe potuto essere nella sua terra, dove la Sila si addolcisce verso il mare e certe notti di inverno, se si ascoltava attentamente, si poteva udire, lontano, l’ululato del lupo.

n.d.a questo racconto si è classificato al secondo posto nel "Trofeo Penna d'Autore" di torino, edizione 2006 Embarassed
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 11:55

UP!!! Non occore dire altro... cheers
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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 11:56

... si vede che il primo era un raccomandato... Sad
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Pecoranera
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 20:36

Al di là del pezzo scritto bene e della storia avvincente, mi hanno colpito i dialoghi.
Sono proprio belli.
Molto colpito.

Diego
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime16/6/2008, 23:26

Belle le descrizioni (quella iniziale su tutte), e bello il loro intrecciarsi con i dialoghi. È molto piacevole ritrovare personaggi conosciuti: gli episodi funzionano per sé e in gruppo.
“Io i lupi li conosco… Uccidono, ma per sfamarsi… Non sono crudeli, non lo fanno per sadismo, non si uccidono tra loro e non azzannano mai le loro femmine.” Questi sono temi che ti stanno cari.
I frangenti con il medico, il cappellano e la grappa, e la guerra in sottofondo, sono molto ma molto riusciti.
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime17/6/2008, 12:47

L'ho salvato nel palmare e poi riletto.
Ho deciso di conservarlo.
Molto colpito.

Diego


.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime17/6/2008, 12:53

Pecoranera ha scritto:
L'ho salvato nel palmare e poi riletto.
Ho deciso di conservarlo.
Molto colpito.

Diego


.

Grazie, oltretutto leggerlo sul palmare non deve essere facile, quindi ancora più lusingato dal tuo apprezzamento.
Mancano ancora due capitoli, spero di non perdere punti...
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime17/6/2008, 12:55

Gibbì ha scritto:
Belle le descrizioni (quella iniziale su tutte), e bello il loro intrecciarsi con i dialoghi. È molto piacevole ritrovare personaggi conosciuti: gli episodi funzionano per sé e in gruppo.
“Io i lupi li conosco… Uccidono, ma per sfamarsi… Non sono crudeli, non lo fanno per sadismo, non si uccidono tra loro e non azzannano mai le loro femmine.” Questi sono temi che ti stanno cari.
I frangenti con il medico, il cappellano e la grappa, e la guerra in sottofondo, sono molto ma molto riusciti.

Sì, hai ragione, sono temi che mi stanno a cuore e sono contento che vengano fuori.
Ti ringrazio per la lettura attenta, come sempre.
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime17/6/2008, 12:56

Massimo Guisso ha scritto:
... si vede che il primo era un raccomandato... Sad

No Massimo, era bravo davvero! Very Happy Ma grazie!
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime17/6/2008, 14:46

Intanto complimenti dato che conosco bene quel concorso.
E' un concorso a livello Europeo. (Non so se lo è ancora) ed un secondo posto è una bella gratificazione personale.
Complimenti sinceri perchè oltretutto sei bravo e li meriti pienamente.

Sul brano, io sono appassionata di storia del '900.
E' una storia nella storia, narrata molto bene ad intreccio.

Un aneddoto mio personale che mi raccontarono i vecchi partigiani del luogo.
Su in montagna dalle mie parti proprio sul confine della linea gotica, verso il '44-45 andò a schiantarsi sulle linee italiane un aereo tedesco pilotato da un giovane nemico. Ci fu chi, fra la popolazione, andò a rubare pezzi della meccanica e persino il piastrino di riconoscimento, impedendo l'identificazione del corpo.
Il prete del luogo arrivò al colpevole di quel gesto meschino obbligandolo a rendere quell'oggetto prezioso per dare un nome e un cognome alla tomba del giovane tedesco.
Dopo la guerra, dopo circa 1 anno, arrivò una delegazione dall'estero che sui rilievi fotografici degli altri aerei tedeschi fatti in zona aveva identficato il luogo preciso dello schianto.
Senza quel piastrino sottratto e poi restituito, quel corpo non avrebbe mai ritrovato la via di casa. Invece così venne riconosciuto e fatto rimpatriare alla famiglia.
Purtroppo la guerra generò orrori non solo sui campi di battaglia

Grazie per questi raccontii.
Se mi leggerai ne posterò uno in tema.
Ci tengo al tuo giudizio. Ora lo cerco.

ciao e complimenti ancora
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime18/6/2008, 08:29

Alkimias ha scritto:


Grazie per questi raccontii.
Se mi leggerai ne posterò uno in tema.
Ci tengo al tuo giudizio. Ora lo cerco.

ciao e complimenti ancora

Grazie a te per il commento.
Ho letto il tuo racconto e ti ho lasciato due righe scarne. Il fatto è che sono sempre in imbarazzo quando mi si chiama espressamente a dare un giudizio: non sono all'altezza di giudicare, al massimo posso dare un parere da lettore. Qui si scrive per passione e, almeno nel mio caso, con scarse basi tecniche: tanta passione e poca costruzione. Se ne viene fuori qualcosa di leggibile è una specie di miracolo Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime18/6/2008, 15:09

non chiedo un giudizio sul bello/brutto/bravo/competente
(qyesto non mi interessa minimamente anche perchè io credo in ciò che scrivo e se anche mi dicessi che fa acqua mi lascerebbe all'asciutto) Smile

mi interessa la tua mente, ciò che ha recepito
cosa ha visto
cosa ha sentito o rifiutato
cose c'è che non c'era o che ci doveva essere
insomma
cosa muovono le parole alla fine
qualcosa di più profondo
qualcosa.

grazie e ciao
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MessaggioTitolo: Re: Quando la Morte ascolta 4- Il lupo   Quando la Morte ascolta 4- Il lupo Icon_minitime

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