(Lucio Lucertola) festeggiò il suo settantesimo compleanno svegliandosi. Riteneva questo un fondamentale segreto della vita: svegliarsi ed addormentarsi un numero di volte esattamente uguale.
Si alzò quindi di buonumore pensando al match che si sarebbe disputato quel giorno.
Adorava le sane discussioni familiari. Dopo il mare, erano la sua passione ed oggi si sarebbe preso la rivincita per anni di rinunce.
Dopo 45 anni di matrimonio amava ancora Bea con tutto il cuore ma approvava la scelta del suo primogenito. Ed oggi avrebbe sventato ogni tentativo volto a farlo desistere.
Entrambi i suoi figli avevano ascoltato il richiamo del mare. Questo per lui era motivo di orgoglio e di continui dibattiti con la sua donna.
Lui non aveva avuto il coraggio della sua prole; Bea la definiva incoscienza.
Lucio Lucertola era un uomo di spirito. Viveva a Bascapè; un ridente paesello in aperta campagna.
Diede un'ultima occhiata alla cartina ed a malincuore lasciò il suo studio. Qui era solito perdersi in viaggi fantastici solcando i mari ma oggi non era il caso di lasciare campo libero alla sua Bea.
Il coro che lo accolse al suo ingresso in cucina lo ricompensò del viaggio perso.
Aveva una bella famiglia anche se le nubi negli ultimi anni le si erano addensate intorno.
Incrociò lo sguardo triste di Roberta, sua cognata, e le sorrise. Era dura non pensare alla morte di Elena e Giuseppe. Nipote e cognato uniti dallo stesso triste destino.
Soprattutto a 70 anni, quando lo scorrere del tempo sembrava aumentare la velocità di crociera.
La signora sarebbe arrivata a breve; l'importante era divertirsi nel frattempo.
- Bea, abbiamo deciso. Partiamo il 5 settembre.
Il recipiente, colmo di farina, rovesciò a terra mentre la donna si girava a guardare sua nuora.
- Ti capisco...i miei sono distrutti ma rispettano la nostra scelta. Gabriele ha bisogno di noi e viceversa.
- E Martina? Non pensi a lei?
- Lo sai benissimo che conosce l'inglese al pari dell'italiano e che sceglierà lingue. Non c'è miglior scuola per lei che il mondo. E poi ci sarà Gabriele a seguirla in matematica per la maturità. Mi ci vedi da sola qui a gestirla?
- Avevamo un piano noi due...
- Vergogna, Bea. Hai solo da imparare dai tuoi consuoceri.
- Tu non puoi parlare. Credi che non mi sia accorta del tuo ruolo, Lucertola?
- Sei fuori strada, Bea, Gabriele non ha più bisogno di me da un pezzo.
- E per la casa...
- Per ora la teniamo. Il contratto è di 3 anni, poi si vedrà.
- Ma il lavoro...
- La ricerca paga all'estero. Molto più di quanto immagini.
- E così hai ceduto e l'hai chiamato.
- No, anche se è stata dura non farlo. Qualcuno però mi ha acceso il cellulare e la tentazione era lì, a portata di mano. Mai saputo dirgli di no.
Lo sguardo di Monica si posò su Martina che si unì alla risata di suo nonno.
- Io si. Sono sua madre. Gli dico no dall'infanzia...
- E' la sua vita, Bea, e tu li lascerai andare...
- Lucio...
- Tranquilla, li raggiungiamo per Natale. Gabriele mi ha promesso i biglietti.
- Lo sapevo... lo sentivo che c'entravi... hai fatto proprio un bel lavoro.
- Ho solo aiutato mio figlio a realizzare il suo sogno.
Lucio uscì ridendo dalla cucina. L'espressione furibonda della sua Bea riusciva ancora a riempigli il cuore di gioia.
Dalla finestra del suo studio, l'uomo rimirò il paesaggio campestre.
Era proprio una bellissima giornata di fine estate. C'era ancora molto tempo prima del buio.