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 La sedia nel cielo

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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


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MessaggioTitolo: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 09:25

In un paese lontano, al di là dell'oceano, nei sobborghi di una grande, grandissima città, viveva Larry, un bambino ricco solo di fantasia, la testolina sempre piena di sogni.
Là, sotto una collina dove un nome, "HOLLYWOOD", era scritto in caratteri tanto grandi che si potevano leggere da molti chilometri di distanza, i sogni li fabbricavano in serie e tutti li potevano vedere: bastava comperare un biglietto per andare al cinema e i sogni di celluloide, confezionati nei teatri di posa che si affollavano nei dintorni, erano lì, nello splendore del Technicolor e nella magia del Cinemascope.
Tra i tanti sogni, Larry ne aveva uno più grande di tutti. Lo accompagnava ogni sera prima di addormentarsi e gli faceva visita tutte le notti: librarsi nell'aria e volare libero tra le nuvole e gli uccellini.
Non gli importava come avrebbe fatto, forse avrebbe pilotato un aeroplano o si sarebbe rinchiuso in un razzo diretto su Marte, magari si sarebbe infilato nel cesto di una mongolfiera o si sarebbe cosparso della polvere magica della fata Campanellino, proprio come Peter Pan. La cosa importante era che un giorno lui sarebbe riuscito ad alzarsi dal suolo per lanciarsi verso il cielo.
Così metteva da parte i pochi centesimi che la mamma gli dava per qualche lavoretto sbrigato in casa e, quando al cinema proiettavano un film dove i protagonisti erano gli aviatori, o comunque nella storia c'era una mongolfiera, un aeroplano, un'astronave, insomma qualunque cosa si staccasse da terra, lui era lì in platea, col suo sacchetto di popcorn, a bearsi di quelle immagini e a salire verso il cielo con gli eroi che vivevano sullo schermo.
Crescendo, aveva preso una decisione: da grande avrebbe fatto il pilota, non aveva alcun dubbio sulla sua vocazione.
Se l'inizio della storia pare una favola, quello che viene dopo è la realtà che quasi tutte le persone devono sperimentare quando, loro malgrado, lasciano l'infanzia e si ritrovano immersi nella crudezza della vita da adulti, dove ben di rado i sogni del bambino, che pure continua a vivere in loro, vengono realizzati.
Nel caso di Larry, ci pensò la natura a inchiodarlo inesorabilmente a terra. La sua vista, che lo aveva costretto a portare spessi occhiali sin da quando era piccolo, si rivelò troppo difettosa e mai gli avrebbe consentito di ottenere un brevetto che lo abilitasse a pilotare qualunque macchina costruita dall'uomo.
Ma c'era un'ulteriore beffa che la sorte aveva riservato a Larry: lo aveva fatto vivere non lontano da uno dei più grandi e trafficati aeroporti del mondo. Così, ogni giorno, mentre oziava in giardino o rientrava dal suo lavoro, un lavoro che mai gli avrebbe dato occasione di volare, era costretto a vedere centinaia di aeroplani passargli sopra la testa, urlando a pieni motori mentre si arrampicavano verso quel cielo che a lui invece era proibito.
C'è un limite a ciò che un uomo, anche il più mite e paziente, può sopportare, e per Larry quel limite fu superato un certo giorno, senza che ci fosse una precisa causa scatenante. Forse soltanto l'immagine dell'ennesimo aeroplano ruggente sopra di lui, diretto chissà dove, oppure la consapevolezza che il tempo passava, e si avvicinava il momento in cui si sarebbe sentito troppo rassegnato per tentare qualsiasi cosa.
Quel giorno Larry decise di ribellarsi al suo destino.
"Un uomo non può soltanto stare seduto a guardare", fu la prima cosa che dichiarò in seguito a chi gli chiedeva il perchè di ciò che aveva fatto.
La ribellione iniziò con alcune serate passate da solo, al tavolo di cucina sgomberato frettolosamente dai piatti della cena, davanti a qualche libro e a dei fogli che riempiva di appunti.
Poi ci fu la visita al suo vicino, che possedeva una sedia da giardino proprio fatta apposta per quello che lui aveva in mente. Larry la chiese in prestito per qualche giorno, promettendo di non rovinarla in alcun modo.
Il suo vicino si stupì un poco di quella richiesta, ma, come ebbe modo di dichiarare ai cronisti che lo intervistavano, " Larry è un bravo ragazzo, forse solo un po' con la testa nelle nuvole, e così gli ho prestato la mia sedia."
Infine Larry mise mano ai suoi risparmi. Conosceva un negozio dove vendevano dei giocattoli tecnologici, anche molto sofisticati. Con fare innocente entrò e chiese di comperare ben quarantacinque palloni per esperimenti, di quelli che i ragazzi usano per mandare in cielo qualche povera ranocchia, o magari un altrettanto sfortunato gattino. Aveva fatto i suoi conti, che poi si rivelarono clamorosamente errati perchè "la matematica non è mai stata il mio forte", come disse allo show televisivo del quale fu ospite d'onore qualche settimana più tardi, "e devo aver sbagliato la posizione di qualche virgola, ero sicuro che quarantacinque fosse il numero giusto."
Con i suoi palloni chiusi in un grosso scatolone e riposti nel cassone del camioncino, Larry passò in un altro negozio, questa volta di forniture industriali, e acquistò una grossa bombola di elio.
Era la mattina di un venerdì di Luglio, quando il suo progetto prese la forma definitiva e diventò, come si dice in queste circostanze, esecutivo.
Assicurò la sedia del vicino a terra, con una robusta corda.
Fissò alla sedia una specie di imbragatura che aveva costruito in garage, e ci fissò i quarantacinque palloni. Poi li gonfiò uno per uno con l'elio della bombola.
Subito la sedia iniziò a tirare verso l'alto, come se fosse stata contagiata dalla voglia di azzurro di Larry, ma lui non era ancora pronto.
Prese la sacca col suo equipaggiamento speciale, non era poi così sognatore da ignorare i rischi e le necessità di un progetto tanto balzano; ci aveva messo tutto il necessario: un paio di bottiglie di coca-cola, una piccola ricetrasmittente da radioamatore e una pistola. Era di sicuro il più bizzarro equipaggiamento che un aspirante Icaro avesse mai messo insieme.
Infine prese un coltello.
Si sedette, si imbragò con una cintura di sicurezza smontata dal furgone, infine usò il coltello per tagliare la corda che teneva ancorata la sedia al suolo della California.
Volava!
Stava salendo verso il cielo, proprio come aveva sempre sognato. All'inizio la felicità lo aveva quasi stordito: era una sensazione stupenda, era il sogno di tutta una vita che si realizzava. E c'era riuscito da solo, aveva costruito col suo ingegno una macchina volante e ora era libero di alzarsi tra gli uccelli, sospinto solo dal vento.
Doveva comunicare la sua gioia a qualcuno. Prese la sua ricetrasmittente e si mise in contatto con degli amici radioamatori, raccontando quello che stava facendo. Alcuni lo presero per uno scherzo, ma uno di loro ebbe la prontezza di spirito di azionare un registratore. In seguito, avrebbe venduto quel nastro alle radio e alle televisioni di tutti gli Stati Uniti, racimolando un bel gruzzolo.
Dondolando dolcemente assieme alla seggiola, guardava la sua casa, il prato, le strade, gli alberi, farsi sempre più piccoli, piccoli... accidenti!
Aveva calcolato di alzarsi di un centinaio di metri, forse centocinquanta. Invece continuava a salire, salire sempre più in alto, tirato dai palloni che parevano ansiosi di raggiungere la stratosfera.
- Torre, qui volo TWA-114, avvistato uomo su sedia a quota 15000 piedi, ripeto, uomo su sedia a quota 15000 piedi, verticale sopra Long Beach ! -
- Qui torre a volo TWA-114, disturbi di comunicazione, ci pare abbiate detto di aver avvistato uomo su sedia a 15000 piedi, prego ripetere comunicazione corretta. -
- Torre, qui volo DA-030 - interloquì un'altra voce concitata - confermo avvistamento, uomo su sedia a quota 15000 piedi, sta bevendo Coca Cola e ci saluta con la mano!-
Questi, più o meno, furono i messaggi che scambiarono due aerei di linea con la torre di controllo dell'aeroporto internazionale di Los Angeles, il 2 Luglio 1982 alle 11.05 am.
Perchè Larry era arrivato a circa 4500 metri di altezza e, tra le altre cose, aveva freddo.
Non aveva previsto di arrivare tanto in alto ed era vestito da Luglio sulla costa californiana: jeans e maglietta. Iniziò a battere i denti e ad avere un po' di paura, già due grossi aerei di linea gli erano passati vicino, facendo ondeggiare paurosamente la sua sedia. Lui non aveva resistito alla tentazione e li aveva salutati con la mano, mentre spavaldamente si portava alla bocca la bottiglia di Coca Cola. Immaginava le facce attonite dei piloti e gli venne alla mente quella frase che tante volte aveva letto nei fumetti: "Quello cos'è, un aereo? Un uccello?" "No, è SuperLarry!", si rispose orgoglioso.
Ma l'ascesa pareva non volersi arrestare e il suo respiro diventava affannoso, nuvolette di vapore gelido uscivano dalla sua bocca ad ogni alitare e subito andavano ad incrostare di ghiaccio i suoi capelli. La terra era laggiù, sempre più piccola e lontana, l'oceano era comparso nel suo campo visivo da tempo e il vento sembrava lo volesse portare da quella parte. Cosa avrebbe fatto se fosse finito al largo, magari tra gli squali? Ammesso che prima non fosse morto congelato.
Doveva agire, e farlo in fretta.
Con mano malferma impugnò la pistola, aveva studiato a tavolino il modo di scendere, seppure non da così in alto. Magari era un po' rozzo e in pieno spirito Yankee, ma certamente efficace. Lo mise in atto.
Sparò, forando un pallone. Nessun risultato, continuava a salire; poi sparò ancora e ancora, in preda al panico, forando numerosi palloni. Finalmente la salita si arrestò.
"Non avrò esagerato?" si chiese con terrore, quando si accorse di iniziare a scendere velocemente.
A volte la fortuna è dalla parte dei folli, e se quel giorno c'era un folle bisognoso di quell'aiuto era proprio Larry.
Scendendo, la densità dell'aria aumentava e di conseguenza aumentava pure la spinta a salire dei palloni rimasti. La discesa rallentò, divenne dolce, mentre il suolo si avvicinava lentamente e la sedia, spinta dal vento, ora sembrava diretta verso una zona deserta e priva di ostacoli.
Tutt'a un tratto comparvero alla vista di Larry, alti e minacciosi, i piloni di una linea elettrica ad alta tensione. Terrorizzato, si chiese se la sua fine sarebbe stata quella orribile di essere ridotto a un tizzone ardente da una scarica di molte migliaia di Volt.
Ma la fortuna aveva deciso di dare davvero una mano all'uomo che aveva continuato a sognare per tutta la vita. Scendendo, i cavi dei palloni si attorcigliarono a quelli della linea elettrica, provocando un corto circuito di dimensioni colossali, tanto da privare di elettricità buona parte della città di Los Angeles.
Ma la sedia con a bordo un Larry quasi incredulo e ancora stordito dalla gioia, prese terra dolcemente sul terreno sottostante, senza che un graffio o un'ustione scalfissero la sua pelle.
Lontano, si udiva il suono delle sirene dei soccorsi e della polizia che stavano arrivando, allertati dalla torre di controllo dell'aeroporto che aveva seguito sui radar la discesa di quell'incredibile pallonauta.
La sedia fu restituita intatta al vicino e la sua storia stupì e commosse il pubblico di tutta la nazione.
Per qualche mese l'uomo sulla sedia ebbe fama, notorietà e pure guai con la giustizia, visto che ciò che aveva fatto andava contro decine di leggi e regolamenti federali, ma alla fine se la cavò con poco più di 1500 dollari di multa.
Poi, inevitabilmente, fu dimenticato.
Ma lui non dimenticò mai quelle poche ore dove il suo sogno si realizzò, dove assaporò la totale felicità e la vera libertà.
Inchiodato alla sua vita senza più voli, non riuscì mai a trovare un equilibrio e una ragione per vivere.
Sarebbe bello finire questa storia così come era iniziata: un finale da favola, dove una fata buona, restituendo per magia a Larry una vista perfetta, gli consente di prendere il brevetto di Pilota del regno di Fantasia e lui da allora vive felice e contento, volando tra monti di panna montata e mari di coca-cola.

Ma, come detto, la vita reale è ben diversa dalle favole, e così, passata una decina d'anni da quella mattina di luglio, l'uomo che una favola l'aveva vissuta per davvero volando sopra una sedia, prese la sua pistola, la stessa che gli aveva permesso di tornare sulla terra, e l'usò per abbandonarla di nuovo, e questa volta per sempre.


Nota: Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite non è casuale.
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:11

Inchiodata a leggere questa bella pagina.
Larry realizzò il suo sogno, non credo che gli mancasse la notorietà quando decise di porre fine alla sua esistenza.
La sua solitudine, simile a quella di tanti altri che non riescono ad integrarsi in una società sempre più protesa al superfluo e superfciale.


p.s. Mi farebbe piacere conoscere la fonte dalla quale hai preso spunti o riferimenti. Vista la nota a piè di pagina.
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:13

Ricordo!!! Si era discusso molto, altrove, sui potensiali finali di questo bellerrimo racconto...
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:42

Stampata e letta.
Mi ricordo del Larry che tu hai messo in prosa qui sopra, con una delle tue favoleggianti pagine: sfiorò il premio Darwin, o lo vinse? Quello non lo ricordo proprio....
In ogni caso mi viene solo da chiedermi qual'è il sottile filo che fa da spartiacque alla pazzia.
Che sia la forza di sognare, sempre e comunque?
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:44

... mi pare che altrove (?) ci fosse anche la foto di un omino o di un ragassino coi palloncini...
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:47

Daniela Micheli ha scritto:
Stampata e letta.
Mi ricordo del Larry che tu hai messo in prosa qui sopra, con una delle tue favoleggianti pagine: sfiorò il premio Darwin, o lo vinse?

Esatto, e questo serve anche a soddisfare la curiosità della carissima Corollaria: mi sono imbattuto in Larry curiosando nei Darwin Awards ( http://www.darwinawards.com/stupid/stupid1998-11.html)
Ma sulla rete cercando di Larry Walters si trova molto materiale.
Larry ebbe una menzione d'onore per il darwin Awards, ma io non sono d'accordo: non si doveva premiare la sua presunta stupidità, ma la sua candida anima di poeta.
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 11:51

mariovaldo ha scritto:
Daniela Micheli ha scritto:
Stampata e letta.
Mi ricordo del Larry che tu hai messo in prosa qui sopra, con una delle tue favoleggianti pagine: sfiorò il premio Darwin, o lo vinse?

Esatto, e questo serve anche a soddisfare la curiosità della carissima Corollaria: mi sono imbattuto in Larry curiosando nei Darwin Awards ( http://www.darwinawards.com/stupid/stupid1998-11.html)
Ma sulla rete cercando di Larry Walters si trova molto materiale.
Larry ebbe una menzione d'onore per il darwin Awards, ma io non sono d'accordo: non si doveva premiare la sua presunta stupidità, ma la sua candida anima di poeta.


Assolutamente sì Smile
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 12:12

il candore è merce rara e solo un genio può realizzare i sogni
ammirata
l.
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sorcio
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime10/9/2008, 12:39

Mario hai alzato la mia sedia di qualche centimetro, mentre ti leggevo. punto.
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MessaggioTitolo: Re: La sedia nel cielo   La sedia nel cielo Icon_minitime

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