UNA VOCE - RUBINIA

Ci pensò cinque minuti prima di bussare.
Poi immaginò Mira che lo fissava da dietro lo spioncino, e si convinse.
Una faccia da pesce nella boccia non è un buon inizio di serata, aveva pensato.
Era rimasto immobile cinque minuti, cercando un compromesso tra la voglia di girare i tacchi e quella di arrivare fino in fondo.
In  quei cinque minuti,  aveva condensato  tutta la storia del suo incontro con Mira.
E aveva già cambiato idea mille volte.
Ora stava per bussare, e ancora non sapeva se lei gli piacesse o meno.
- Domani alle sei a casa mia.- Gli aveva bisbigliato all’orecchio Mira, la sera prima.
E lui, dopo aver immaginato per mesi quel momento, non era più certo di volerlo.
Il fatto è che si era innamorato di una voce.
Per mesi, ascoltare le parole di Mira, era stato un appuntamento irrinunciabile, tutti i giorni.
Prima tutto un po’ in sordina e, all’inizio, neanche la voce gli era piaciuta: roca, accento marcato, timida.
Poi, giorno dopo giorno, a mano a mano che Mira prendeva familiarità,  ascoltarla lo prendeva.
Mira era riuscita ad interessarlo senza che lo avesse potuto evitare, lo eccitava, ma senza ammiccare. Era semplice, naturale, se stessa.
E aveva cominciato a desiderare di incontrarla.
Aveva fatto progetti di ogni genere per realizzare quel desiderio.
Ma non era facile.
Vivevano in città diverse e lui non poteva esporsi, a causa del suo lavoro.
Ma la voce… quella voce, si sovrapponeva a qualsiasi altra cosa il giorno; e la notte intorbidiva i suoi sogni.
Finché non aveva deciso.
Aveva chiesto un periodo di ferie ed era partito.
Voleva vedere la versione tridimensionale della sua ossessione.
Trovarla non era stato difficile.
In quei mesi aveva memorizzato ogni suo movimento, sapeva esattamente dove e quando trovarla, e neanche avvicinarla era stato difficile.
Però guardarla, e rendersi conto che era lontana anni luce da come se l’era immaginata, era stato tutt’uno.
E questo lo aveva disorientato.
Ma era tempo di decidere: aveva sistemato cravatta e camicia, ravvivato i capelli e, dopo essersi specchiato nella maniglia lucida del portone, aveva suonato.
Doveva capire se voleva provare un sentimento o se, invece, lo provava davvero.
E se la storia fosse continuata, le avrebbe raccontato un giorno, del suo lavoro di poliziotto.

E di come si era innamorato di una voce ascoltata per giorni al telefono, durante le intercettazioni telefoniche, di un pezzo grosso…