IL MIO MIGLIORE AMICO - RUBINIA

Tema:
Il mio migliore amico

Svolgimento:
Maestra appena capisci chi sono capisci anche chi è il mio miglior amico.
Io di amici non ne ho tanti perché sono monello, do fastidio a tutti nella classe e pure fuori quando aspettiamo il pulmino io do botte ai compagni, rompo le cose e sputo sulle macchine.
Senti maestra lo so che ora tu pensi che queste cose non le devo fare, tu me lo dici sempre e me lo ripeti ogni volta che la mamma di qualche compagno viene a raccontarti quello che ho combinato e me lo dici pure quando io mi comporto male con le altre maestre e mi dici che non basta che faccio il bravo solo con te che se lo faccio solo con te vuol dire che tu non sei una brava maestra. Non è vero che non sei brava, con me lo sei perché quando tu mi parli lo fai  in un modo che io ti capisco e non capisco solo quello che dici ma anche quello che pensi perché tu mi vedi come sono veramente e cioè un bambino di sette anni con un sacco di guai. Vero maestra che tu lo sai che io  nella mia vita ho tanti fastidi?
Io per esempio tante volte mi chiedo perché mi hanno messo il nome del mio fratello morto in un incidente prima che io nascevo. Ecco maestra questo nome a me mi pesa perché penso che io non sono io ma sono lui e penso che la mamma e il papà non volevano me veramente ma volevano solo avere lui un’altra volta. E così quando faccio il monello penso che non sono io a farlo ma è lui, ecco.
E poi maestra ci sono gli altri miei fratelli che non si comportano proprio bene e allora le persone quando sanno chi sono pensano subito che io sono come loro e non aspettano neanche di vedere se io invece mi comporto bene e allora io mi comporto male tanto è lo stesso.
Credo che è per questo che nessuno dei miei compagni mi invita a casa sua a fare i compiti o a giocare perché io sono maleducato però maestra glielo dici tu,per favore, che se io passo tutta la giornata da solo in campagna o a giocare con altri bambini monelli come me quando imparo a comportarmi bene?
E poi maestra sono nervoso e tu mi vedi che non riesco a stare fermo sulla sedia e faccio sempre dei versi che con quei versi io riesco a non pensare e frego i brutti ricordi della notte quando vengono a fare le”visite” come mi chiedi tu per non fare capire agli altri, non penso al sonno che ho perché mi hanno buttato giù dal letto per vedere se sotto c’è quello che non hanno trovato nel resto della casa. Io lo so maestra che fanno il loro dovere e che neanche loro possono scegliere, tu me lo hai spiegato però guarda che è brutto sai, magari mi svegliano mentre stavo facendo un bel sogno tipo che stavo giocando con i miei compagni e che tu mi hai messo bravissississimo sul quaderno.
Maestra io non ti voglio promettere che da oggi sarò più buono perché ormai l’ho capito che non so se ci riesco. Io cerco sempre di ricordarmi che tu mi dici che io da grande posso fare anche l’ingegnere spaziale e nucleare basta che lo voglio perché sono molto intelligente e so che lo dicevi anche al mio fratello quello morto che era pure lui alunno tuo e so che tu hai paura di perdere anche me e so che qualunque cosa farò da grande io mi ricorderò sempre che tu mi hai difeso da tutti e poi abbiamo pianto insieme e che tu hai pianto perché non sai cosa fare per aiutarmi, perché pensi che non fai abbastanza ma, maestra, credimi non è vero e per dimostrartelo ti dico questo: questo tema è per te.
Il mio migliore amico sei tu!

Nessuno potrà dire che questa non è in tema.
La scrittura credo sia stata volutamente ridotta ai minimi termini dall'autore e mi porta sui banchi di scuola, immediatamente, su un banco ed una penna in mano, davanti ad un quaderno aperto.
Forse è invece un tema vero che l'autore ha conservato a lungo nel sua scrigno dei ricordi e che ogni tanto la va a rileggere.
Non sappiamo se è la maestra o il bambino che l'ha scritta, non sappiamo quando è stato svolto il compito assegnato, ma che mi importa?
E' quello che ho letto che mi interessa.
La storia di un ragazzino solo, già marchiato sin dal nome del fratello morto e al quale fanno nascere i pensieri di essere stato messo al mondo solamente per essere un suo sostituto: quanta amarezza in questa frase
"Ecco maestra questo nome a me mi pesa perché penso che io non sono io ma sono lui e penso che la mamma e il papà non volevano me veramente ma volevano solo avere lui un’altra volta."
e credo davvero che ad un ragazzino possa essere sfiorato da questi pensieri, ricordo certi ragionamenti di Andrea (il mio ragazzino quando era un bambino) che certe volte mi diceva delle cose che mi lasciavano con un groppo allo stomaco, simile a quello che la maestra ha certamente provato nel leggere quelle parole del tema.
Poi, oltre al nome, anche il cognome lo segna: e qui mi fa pensare a quanti figli pagano e pagheranno le colpe dei padri e delle loro famiglie... Un cognome che allontana, che fa prendere le distanze anche dal più piccino, innocente vittima che non capisce bene ma intuisce solamente, così come forse non capisce quanto sarà segnato per sempre dal forzato abbandono di tutti.
E' una lettura che commuove, perchè sto monello a me viene voglia di prenderlo, di tenermelo stretto e di rassicurarlo che non verranno più a svegliarlo nel cuore della notte i carabinieri mentre lui fa un bel sogno.
Per come è scritta mi ripeto: che sia o non sia una forzatura dell'autore poteva essere scritta solamente in questo modo.
PDG, grazie.
Scusami se commento ora ma non so davvero se domani potrò collegarmi e volevo lasciarti il mio pensiero e una domanda, alla quale mi risponderai a fine tornata, se vorrai: è diventato, poi, un ingegnere spaziale o nucleare?
E' riuscito a riabilitare il suo nome?
Me lo dirai, la mia speranza è che il suo migliore amico lo abbia aiutato.
E sono certa, certissima, sicurissima che lo ha fatto.
Buona giornata, PDG, e buona giornata a chi passerà oggi.

Daniela