PER UN RITORNO - RUBINIA

Stamattina ho cambiato le tende in camera.
Ho messo quelle arancioni, come la coperta ricamata a fiori dorati.
Li ho messi perché quando li vedesti  la prima volta dicesti che erano l’ideale per i caldi pomeriggi d’estate, che la luce che dalle tende rotolava sul letto per poi rimbalzare sulle pareti dava il senso del fresco e ti sembrava di essere un beduino al riparo in un’oasi, dopo una lunga giornata di caldo.
E  mentre lisciavo le ultime pieghe della coperta mi è quasi sembrato di riudire la tua voce, le belle risate che facciamo quando, dopo avermi inseguito intorno al letto, mi arrendo ai tuoi baci.

Stamani  ho spalancato tutte le finestre, tutte le porte.
L’ho fatto perché l’aria ci portasse dentro la voce del vento  e la luce del sole e perché non voglio tu senta il ristagno dei miei sospiri che chiudevano le nostre parole, ogni sera, quando dopo un bacio mi dicevi a domani.
E lasciavi in sospeso un  forse …
E mentre passavo da una stanza all’altra facevo l’elenco di tutti i tuoi gesti, di tutti i tuoi sguardi, con il conforto di non averne scordato nemmeno uno.

Stamani, dopo aver richiuso, ho fatto il caffè.
L’ho fatto perché tu ami sentirne l’aroma.
- Fa casa- dicevi.
E non aveva importanza se quella casa era nostra da soli due mesi e lo sarebbe stata per poco ancora. Tutte le case che abbiamo cambiato erano”nostre” perché c’eri tu, perché c’ero io.
E l’aroma del caffè.
E ho sorriso  intanto che sorseggiavo il mio, pensando al calore che può dare un’idea: che casa sia ovunque ci sia un NOI.

Stamani, dopo aver sistemato la casa, ho pensato a me: ho fatto un lungo bagno, passato la crema profumata, ho raccolto i capelli in una bella coda alta che fa tanto elegante ma senza invecchiare e che mi lascia libero il viso per poterlo guardare, come mi dici sempre tu, mascalzone …
Mi sono truccata e ho messo il rossetto, tanto non importa se ti daranno fastidio i miei baci, non stavolta.
Poi, ho indossato il vestito più bello, quello del matrimonio di mia sorella, ricordi?
L’ho messo perché ricordo la faccia che hai fatto quando l’ho indossato per la prima volta.
Beh, se ci sono occhi di uomo che ama, quelli erano i tuoi.
E, pronta ad uscire, ho dato un’ultima occhiata alla casa ed un’altra allo specchio per controllare che tutto sia a posto e mi sono sorrisa per fare le prove e vedere se ancora ci riesco.
Sono uscita di casa e, percorso il vialetto fino all’auto nera che mi attendeva, mi sono girata e a lungo ho guardato ogni particolare.
L’ho fatto perché mi sento sempre attratta dai posti dove sono vissuta, le case e i loro dintorni.
In quante di esse siamo tornati  per rivivere, anche solo girandoci intorno col rischio che i nuovi inquilini chiamassero la polizia, un pezzo della nostra vita, di quando non eravamo ancora un noi e poi anche  quelle che abbiamo abitato insieme.
L’ho fatto perché tu oggi ritorni, amore, ed io voglio immaginare  cosa potresti pensare nel rivedere il posto da cui manchi da tempo.
L’ho fatto perché dal momento in cui salirò su quell’auto questa non sarà più casa nostra.
Perché dopo che tutti ti avranno accolto e reso omaggio, dopo che mi avranno consegnato una bandiera piegata in più parti con su il tuo cappello, dopo che ognuno avrà versato una lacrima e un  pugno di terra su quella che sarà la tua ultima casa, io tornerò qui.
Ma non sarà più casa.
Non sarà più noi.