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 Pomodori e buchi neri - prima parte

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orione21
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MessaggioTitolo: Pomodori e buchi neri - prima parte   Pomodori e buchi neri - prima parte Icon_minitime1/1/2009, 13:26

Uno

Una spirale di luce sta occupando parte del mio campo visivo. Si fa' largo tra il nero, un pixel dopo l'altro. Connessioni. Scintille. Processi. Forse sono idee che si stanno sviluppano. Sensazioni. Come quella di risvegliarsi da un torpore sintetico. Una parte della mente e' attiva, il resto del corpo non la segue, e' come appicciato sopra, in maniera posticcia. Non e' un lavoro ben fatto, la colla, deve essere stata coccoina, e' stata messa solo su qualche punto, qui e li, e il resto della pelle non aderisce alla carne, svolazza, penzola. Il peso fa' staccare qualcuno dei punti di colla. Rimango nudo.

Mi tiro su a sedere di botto. Ho la sensazione di galleggiare, come su un canotto scosso dalle onde. Il materasso mi sembra immenso, non ne vedo i confini. Nausea. Vomito. L'acido dei succhi gastrici mi corrode la gola e il naso, e' come uno schiaffo, mi fa svegliare quasi completamente. Tendo la mano sinistra, sento il freddo rassicurante dell'acciaio della canna del mio M249. La sensazione di freddo conosciuto e la consapevolezza del possesso, il mio unico possesso, mi riscuote completamente. Mi sento meglio, qualcosa di vagamente simile al riposato e e al rilassato. Il coctail di benzodiazepine, antistaminici e alcol ha fatto il suo dovere. Sento il ronzio del sistema di depurazione dell'aria della mia cella, che si fonde con quello delle altre 728 celle che formano la sezione z del cubo-drome nel quale mi trovo. Qualche decina di metri sotto la superfice dell'area 57.

Due

Cerco di far aderire per bene il foglio di giornale alle pareti del secchio della spazzatura. Il titolone dell'articolo di prima, messo di traverso ma non completamente coperto e ripiegato, riguarda un qualche rimpasto di governo. Le correnti democristiane quando si toccano, con una cadenza piu' o meno semestrale, fanno scintille. Completo la fodera con un secondo foglio, in modo che le pareti del secchio possano essere protette per bene dall'umido e dal unto. Lo prendo dalla cronaca sportiva questa volta: "Juve campione d'Italia! L'Inter e' riesce a perdere uno scudetto gia' vinto. A Mantova un tiruzzo di Di Giacomo, che poteva sembrare un passaggio al portiere, e' stato messo dentro a palme aperte da Sarti, mentre a Torino la Juve fa' il suo con la Lazio". L'Inter ne fa' sempre di questi tiri! Mio padre ha comprato un secchio nuovo, di plastica, una vera sciccheria. La plastica sta decisamente colorando la nostra casa. La plastica e la formica. La plastica mi affascina. Un materiale costituito da macromolecole, catene della stessa identica molecola base, tenute assieme mediante la ripetizione dello stesso tipo di legame. Una buona parafrasi della nostra societa', mi sembra. Sorrido pensando come il compito di questa particolare plastica sia quello di tenere assieme i rifiuti di un piccolo spicchio di societa'.

L'altra cosa che mi affascina sono le macchine. Specialmente quelle volanti. Ho una intera collezione di modellini di aeroplani della seconda guerra mondiale, ovviamente di plastica, cosi' basta un solo semplice oggetto per colpire la mia immaginazione in due modi distinti. La forma e la sostanza. Solo che in questo caso non riesco a capire cosa sia forma e cosa sostanza. Anche perche' ho le dita grosse, e le giunture tra i pezzi piu' piccoli che compongono l'aeroplano mi vengono sempre male. Scalini e sbuffi di colla, che mi provocano sempre una notevole irritazione. Perche' invece la mia mente vorrebbe scorrere su superfici lisce e continue, senza imperfezioni.

E' per una questione di curiosita' che studio fisica. Capire cosa c'e' dietro alle cose, quale e' la spiegazione, come va' a finire. Alla stessa maniera i libri mi piace leggerli a partire dalla fine. Leggo prima l'incipit, soprattutto per capire se vale la pena continuare la lettura. Se l'incipit ha stimolato la mia curiosita' passo direttamente all'ultimo capitolo, perche' non so aspettare per vedere come finisce la storia. Poi leggo il resto, quello che c'e' tra l'incipit e l'ultimo capitolo. Apprezzo di piu' il resto se conosco gia' il finale. E' una questione di curiosita'.

Mio padre avrebbe voluto che mi occupassi di cose. Di processi di produzione, di ingegneria, di costruzione. Un po' quello che fa lui, progetti, disegni, anche se non si e' mai laureato. Mai avuto la pazienza e la disciplina per studiare. I numeri che gli piacciono sono solo quelli di cui capisce un'applicazione. I calcoli per la portata di un'acquedotto, il risultato di una partita di calcio, la misura del raggio di curvatura di una strada. Un figlio che si dibatte in mezzo a concetti astratti lo sconcerta un poco, ma allo stesso tempo credo che ne vada fiero, anche se non glielo ha mai detto.

La tensione tra forma e sostanza, tra liscio e corrotto, tra lo studio di concetti astratti e la costruzione di cose reali e' un tarlo che mi porto dietro da sempre, da quando mi ricordo.

Tre

Questa scuola all'osservatorio reale di Edinburgo sembra un po' una vacanza, un campeggio estivo sulle highlands. Lontano dal mondo reale. Mondo reale. Siamo arrivati alla cima della parabola? Abbiamo gia' cominciato la discesa verso la prossima grande crisi? La precedente, solo una ventina di anni fa', me la ricordo pure troppo bene. Il gioco che faccio spesso e' cercare di immaginare quale sara' la scusa, la scintilla per la prossima crisi globale. I russi sono entrati in Ungheria, e' un buon motivo per una guerra? o una buona scusa?

Siamo arrivati in questo posto, davvero troppo lontano da quasi tutto il resto. Solo boschi, laghi, colline e merde di vacca attorno. Un vecchio contadino che sbraita in un linguaggio troppo pieno di "r, t, w, z". Siamo venuti su' in tre, con la Seicento di Franco . Con noi c'e' Joachin, un tedesco arrivato a Milano il mese scorso, con l'idea di girare per l'Europa tutta l'estate. Siamo arrivati all'osservatorio di Edinburgo tardi per la cena, e non c'era piu' niente da mangiare di caldo. Gli altri ospiti, una trentina in tutto, avevavo spazzato ogni molecola di cibo e birra. Gli studenti li hanno sistemati attrezzando una serie di capanne di legno nel parco, le chiamano cabins. Ci hanno fatto strada verso la nostra cabina. E' fatta di tronchi e travi di legno, e il vento riesce a passare facilmente attraverso gli spazi tra una trave e l'altra. Fa abbastanza freddo quindi, nonostante sia luglio inoltrato, e quindi ringraziamo davvero l'organizzazione che magari ha risparmiato sulla birra ma ha fornito a tutti sacchi a pelo e coperte di lana.

Quattro

Uno degli insegnanti piu' attesi era Ginzburg, ma i russi all'ultimo momento non lo hanno lasciato partire. Qualche foglio con le sue lezioni sui processi di emissione di radiazione e' arrivato lo stesso, di straforo, e li presentiamo a turno. Senza capire pero' fino in fondo cosa stiamo leggendo e cosa stiamo cercando di comunicare agli altri. Kip Thorne e' l'insegnante che ci massacra di piu'. E' un freak geniale. invece di suonare la chitarra o fumare droga insegna relativita' generale. Magari poi suona anche la chitarra e fuma droga, ma ogni mattina, subito dopo il te', attacca con tensori ed equazioni non lineari. Ieri ci ha lasciato per esercizio il calcolo delle orbite di una particella che ha avuto la ventura di avvicinarsi troppo a un buco nero. La soluzione costituirebbe un lavoro pubblicabile senza troppo sforzo. Ovviamente nessuno di noi si e' neanche avvicinato alla soluzione.

La sera abbiamo invitato gli altri per una spaghettata. La salsa della madre di Franco per qualche misterioso e magico motivo riesce a trattenere tutti gli aromi del pomodoro maturo e del basilico. Teletrasporta questi aromi, protetti da pareti di vetro, in una regione a un migliaio di chilometri dal campo di pomodori piu' vicino. Qui il sole riesce a far maturare giusto le patate. Si beve vino e si parla di pomodori e di buchi neri. Dell'orizzonte degli eventi, di questa superficie immaginaria che puo' essere attraversata solo in un senso, verso il buco nero, e quindi dalla quale niente, neanche la luce puo' emergere. In quel punto l'attrazione della gravita' e' cosi' grande che la velocita' di fuga e' giusto uguale alla velocita' della luce. Ogni sasso, ogni razzo, ogni particella di luce, per quanto lanciata velocemente verso l'alto e' destinata a ricadere fragorosamente dentro l'orizzonte degli eventi. Che quindi e' una superfice che a tutti gli effetti separa in una maniera assoluta quello che c'e' dentro da quello che c'e' fuori, dal resto dell'universo. Tutto cio' che sorpassa l'orizzonte degli eventi e' irreparabilmente perso per tutti quelli che sono dall'altra parte. Un po' come un evento del passato di cui abbiamo perso memoria non appartiene piu' alla nostra coscenza, non fa' piu' parte della concezione di noi stessi. E' perso. E allora, come riuscire a capire cosa c'e' dentro un buco nero, oltre l'orizzonte degli eventi? E allo stesso modo, come riuscire a conoscere e a capire la storia di una persona, se e' impossibile superare l'orizzone della nostra coscenza? Come immaginare un esperimento che aiuti a capire cosa succede giu' nella singolarita', nel posto dove il tempo si annulla, lo spazio diventa infinitamente piccolo e la materia infinitamente densa? Sembra di avere incontrato la fine della fisica e quindi della curiosita'.

Mi sento davvero depresso. Non fosse per la presenza si Helen, una inglesina con un maglione bianco di lana grossa troppo largo, che si e' piazzata li, seduta sulle mie ginocchia affascinata dalla combinazione pomodoro-pasta-parmigiano, me ne sarei andato a letto da un pezzo. Mi sono trovato a fantasticare sulla rugosita' del ventre di Helen sotto il maglione bianco. Liscio o leggermente corrugato? E avevo cominciato a cercare un pertugio per superare lo strato di lana pesante ed ottenere una verifica sperimentale alla mia congettura. Poi Kip aveva cominciato a speculare come i buchi neri oppure i warmholes, un'altra delle possibili soluzioni delle equazioni della relativita' generale inventata da Wheeler, possano essere dei passaggi verso universi paralleli. Non si potrebbe uscire da un orizzonte degli eventi nello stesso posto da cui si e' entrati, ma forse in una regione remota dello spazio e del tempo si. Oppure in un un altro universo. Come se un ricordo, una volta perso, non potesse emergere nella coscienza della persona a cui apparteneva, ma in quella di qualcun altra. Ho pensato che c'erano alcuni dei mie ricordi, pensieri, emozioni a cui sarebbe stato molto ma molto meglio che Helen non venisse mai esposta! Oppure si', giusto per vedere la reazione, l'incredulita'. Ecco che, di nuovo, la mia curiosita' aveva preso il sopravvento su tutto il resto.

MI faccio aiutare da Franco e Joachin a riparare, per quanto e' possibile, i disastri della serata. Togliamo le tracce piu' visibili di salsa di pomodoroi dai piatti dal tavolo e dalle sedie, raccogliamo le bottiglie di birra, e puliamo il fango che ha invaso il pavimento. In questo cazzo di paese piove in continuazione e non c'e' modo di ripararsi dal fango in un bosco. Ripensando alla discussione di poche ore prima il dubbio che ci prende e' che tutto questo sia solo una costruzione mentale, matematica, e non la descrizione di una reale situazione fisica. Se c'e' qualcosa di distante dal mondo reale, ecco, questi sembrano essere i buchi neri di Kip. Il rigore della logica e della matematica contrapposto al ribollente disordine della evoluzione esplosiva della societa'. Ci stiamo perdendo qualcosa? Siamo tutti convinti, stracerti che ci sara' a breve un'altra guerra, perche' nell'ultimo secolo ci sono state guerre ogni 25-30 anni. E' una cosa scontata. L'unica differenza e' che questa prossima ventura sara' piu' o meno l'ultima, perche' la fisica puo' essere molto meno speculativa e infinitamente piu' concreta della matematica, tanto da inventare giocattolini come le bombe atomiche. Ci siamo accorti che davvero stavamo invidiando il vecchio contadino scozzese, perche' difficilmente noi avremmo potuto diventare tali. O era un vecchio inglese?
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: Pomodori e buchi neri - prima parte   Pomodori e buchi neri - prima parte Icon_minitime3/1/2009, 16:17

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