Cinque
Mi sveglio tremando, sudato e con la bocca impastata. Devo aver avuto un incubo, oppure e' semplicemente l'effetto dell'alcol consumato. O forse anche dei discorsi strampalati. Franco e Joachin non ci sono. Guardo l'orologio, e' tardissimo, la prima lezione e' gia' cominciata da un pezzo. Mi vesto di corsa senza lavarmi e corro verso l'auditorium. Mi stupisco della polvere che gli scarponi stanno alzando. Stranamente non ci sono tracce di fango sul sentiero, Entro trafelato mentre James Bardeen e Brandon Carter stanno illustrando i risultati delle loro ricerche di questo mese sulla termodinamica dei buchi neri.
Sei
H. ha il ventre decisamente liscio. Non so trattenermi dall'accarezzarlo e dal baciarlo in continuazione. Un paio di volte mi ci sono anche addormentato sopra. Ho lasciato la cabina di Franco e Joachin e mi sono trasferito in quella di H. La ragazza belga con la quale la divideva ha ricevuto una telefonata ed e' partita subito. La cosa che mi piace di piu' e' guardare H. mentre dorme e poi si sveglia la mattina. Ma una cosa che mi lascia perplesso e' che nella cabina non c'e' traccia del maglione bianco. Anzi, H. odia decisamente i maglioni, di tutti i tipi. E sopra i vestiti mette solo giacche da uomo. Devo dire che e' irresistibile con queste giacche sopra le sue gonne ampie e svolazzanti.
Sette
Questa mattina il sole non e' ancora sorto. I monitor collegati con le camere che controllano la superficie non hanno rimandato alcun bagliore. Non c'e' da preoccuparsi, e' successo altre volte. Qualche volta le tempeste di polvere formano uno schermo cosi' spesso da offuscare completamente la luce solare. E questa e' una buona notizia. Con queste condizioni non ha senso uscire. Neanche i russi lo fanno. Ce ne rimaniamo rintanati come scarafaggi aspettando che la tempesta passi. Un altro giorno, un'altra notte da dedicare ai sogni.
Otto
E quindi sogno. Un bosco in Scozia. Stranamente non piove, ma le colline sono lo stesso di un verde intenso. Un cavallo dietro uno steccato, mi avvicino e gli offro della birra rossa. Il cavallo comincia a leccare dalla lattina. Sembra che apprezzi davvero, perche' la finisce in pochi secondi. Una ragazza che veste una giacca da uomo su un vestito con la vita stretta e la gonna larga e svolazzante viene verso di me. Non riesco a vedere bene la faccia. Per qualche motivo riesco a cogliere solamente i dettagli del vestito, della pettinatura, delle mani, ma non riesco a concentrarmi su una visione d'assieme. Poi entra nel mio campo visivo un pulman di turisti vocianti. Una gita premio per un gruppo di dentisti olandesi, cosi' recita il lenzuolo steso sul fianco dell'autobus. Cerco di cancellare dalla memoria il pulman e tornare cosi' sulla ragazza, che sembrava interessante. Un altro file si apre all'improvviso e recita una filastrocca scema: Quando le colline si veston di rosa, ed il cielo diventa turchino, quando l'aria si apre armoniosa, il sole sorgerà tra un pochino.
Poi, richiude la corolla e scappa via. Posso tornare sulla finestra dove si sta muovendo H. Sta uscendo di scena verso destra. Ha l'aspetto tra il triste e il sorpreso. Ha aspettato un po', poi deve aver deciso che non sarei venuto a questo appuntamento. Faccio scorrere con le dita anche questa finestra e concentro la mia attenzione su quello che succede sulla finestra sottostante. Ingrandisco con un movimento rapido del pollice e dell'indice. Due attori stanno recitando una scena di un film in una Praga nebbiosa e umida. Ad un certo punto si fermano come in attesa di un segnale. Ma tranne me, non c'e' nessuno attorno che puo' comunicare con loro, dargli un ciak. Sono isolati all'interno del loro orizzonte. Evidentemente sono solo io a trascendere le dimensioni del loro ologramma. Frammenti. Sequenze. Un bambino cerca di far crescere una pianta di pomodoro in una serra stretta di mattoni. Una piccola torre con le pareti di tufo marrone e le proporzioni tra pieni e vuoti completamente sbagliate. Una proiezione della mia mente evidentemente, un ricordo tornato su all'improvviso, di un mio altro me mentre costruiva una casa per le piante, ma troppo robusta e con troppo poca luce.
Nove
Sto lavorando alla tesina che devo presentare domani, per la fine dei corsi. Sta venendo fuori una cosa pietosa, con la matematica decisamente non sono un gran che'. Sara' umiliante dover contribuire a sprecare il tempo di Kip e degli altri. Odio mettermi in questo tipo di situazioni, ma finisce sempre cosi'. Davanti ad H. poi. Che invece e' brillante, e riesce ad andare sempre un passo oltre quello dove io e la maggior parte degli altri studenti si ferma. E riesce a trovare ogni volta nuove domande, oltre alle soluzioni di quelle vecchie.
Il gesso lascia sulla lavagna segni contorti. Oltre a non capire la matematica ho anche una pessima callibrafia! Sto parlando, cercando di illustrare come ho immaginato di applicare una teoria scalar-tensoriale di gravita' a un preciso problema astrofisico. Ma non riesco a rimanere concentrato sul problema. Invece, rimango affascinato dalla polvere di gesso prodotta dal mio sfregare sulla lavagna. I grani fluttuano controluce, e sembra che rimangano li, sospesi. Come se la stessa gravita' che sto cercando di forzare sulla lavagna non riuscisse ad agire su di loro. Oppure come se il tempo si fosse fermato e io facessi parte di una fotografia. Una proiezione bidimensionale della realta', che in questo momento qualcuno sta osservando e cercando di decifrare. Prima di continuare a sfogliare l'album e passare alla prossima sequenza.
Dieci
Il blindato sul quale siamo stipati salta su un tronco secco e scarta di lato. Si sente il rumore del tronco che si spezza sotto il peso di ventiquattro tonnellate di metallo e carne. Il blindato non ha finestrini, e' completamente ricoperto di acciaio, piombo e tantalio. Camere con lenti di zaffiro riprendono quello che c'e' fuori e lo rimandando su schermi luminosi all'interno. Il buio e' rotto solamente dalla luce degli incendi e dalla luminosita' sporca della roccia fusa a qualche centinaio di metri di distanza. Quello che rimane di un bunker del nemico. O era uno amico?
Abbiamo smesso di avere paura. Non riesci ad avere paura quando hai visto tante volte la maniera in cui finisce. Non e' l'informazione quella che manca. Statisticamente la vita media di un soldato su un fronte atomico e' di quattro settimane, con una deviazione standard, sigma, di una settimana e mezzo. Il che significa che quando ci dice proprio di culo, diciamo a cinque sigma, possiamo tiriare a campare un centinaio di giorni. E siccome il periodo di ferma dura giusto tre mesi, ecco spiegato come praticamente non esista nella nostra societa', o in quello che ne rimane, il problema dei reduci.
Le camere rivelano un lampo intenso di luce bianca a circa un chilometro. L'intensita' satura i pixels dei monitor. Sappiamo cosa e' stato. La luce e i raggi gamma sono appena arrivati fino a noi. I neutroni li stanno seguendo. La maggior parte dei gamma e dei neutroni e' stata fermata dagli strati di metallo, ma ci scommetterei che una dose piu' che sufficente e' gia' atterrata nella nostra carne. E infatti l'allarme dei contatori di neutroni ha rotto il silenzio e riempie completamente l'ambiente angusto nel quale ci troviamo. L'onda di shock arrivera' tra uno o due secondi. Tutto noto, tutto visto e rivisto. E allora perche' ho addosso questa sensazione di sopresa? Di incredulita': E allora? E' davvero' cosi' che finisce..?
Quando le colline si veston di rosa
ed il cielo diventa turchino,
quando l'aria si apre armoniosa,
il sole sorgerà.
Tra un pochino..