HEAVEN 4 EVERYONE - MIAGHI ROBERTO MIANO

Freddie camminava solo. Si fermò per specchiarsi in una pozzanghera color madreperla, il suo voltò era sereno, non c’erano i baffi, i capelli invece erano lunghi, profumi di spezie di Zanzibar lo riportavano ai ricordi di bambino. Poeti inglesi maledetti tornavano dalle ombre a scriver versi per il suo arrivo.
Giunse al primo dei sette mari di Rhye, doveva raggiungere il circolo degli dei. Un epitaffio d’argento su un marmo blu notte recitava “io sono soltanto una puttana musicale”. Camminava sull’acqua a passi spediti Freddie, ma era nervoso, un gospel boemo faceva danzare le onde intorno a lui. Un pensiero. Aveva chiuso a chiave un cassetto pieno di canzoni. E la chiave l’aveva portata con sé.
Lo spettacolo deve continuare, ma i giullari piangono e la regina non ha più voglia di regnare. E’ morto il re, viva il re.
Ogni tanto si guardava indietro e riflessi violacei sulla superficie dell’acqua raccontavano memorie esagerate, luccicanti e kitch, lui aveva vissuto in pieno la vita, a 360 gradi [i maligni avrebbero detto a 90 gradi, vendendosi questa facile battuta in cambiò di una risata che avrebbe tolto loro per sempre il piacere di godere della sua musica]. Aveva goduto e soprattutto aveva fatto godere... lui, un menestrello con lo smalto nero e un pianoforte sul palco.
Freddie aveva denti sporgenti, era anche bruttino, ma amò molto e la vita lo ripagò facendolo vivere e morire per questo.
“Trovami qualcuno da amare!” Urlava su un palco. La vita gli mise di fonte platee immense.
Attraversato l’ultimo dei sette mari, Freddie lasciò tracce del suo passaggio sulla beach boulevard che terminava ai piedi di una grande porta. Questa si aprì facendo cigolare sui cardini il suo peso sempiterno.
Lui non si fece attendere. Freddie teneva lo sguardo basso.

“Ti sapevo timido, ma non fino a questo punto”

Disse Dio. Poi, porgendogli un vecchio vinile, non senza un certo imbarazzo, tirò fuori dalla tasca un pennarello e gli chiese

“… me lo faresti un autografo?”
Freddie con un’espressione tra il divertito e lo sconcertato, a sua volta, chiese

“Cosa scrivo?”

Dio ci pensò su e poi disse:

“... a l’unico che può dirmi, con cognizione, che canto da Dio... poi boh, con simpatia...ecc ecc e beh, il tuo nome.”

Freddie non si fece pregare (sarebbe stato per lo meno un nuovo cardine biblico) e restituì il vinile che diventò preziosa divina reliquia da altissima collezione.
Passarono attimi importantissimi, alla fine dei quali alzò finalmente lo sguardo e, guardando direttamente negli occhi color vita il suo astante, gli domandò
“Ma c’è un paradiso pure per me?”

Dio comprese, prima ancora che potesse finire di pronunciarla, il motivo di questa domanda e replicò immediatamente per placare ogni suo turbamento coscienziale.

“Chiariamo subito Freddie, non è la tua omosessualità che sconvolge il mio quadro di giudizio, io ho inventato le cose e quindi anche i peccati, posso giudicarti, debbo giudicarti. Ma io ho anche visto che milioni di persone hanno amato le tue canzoni, hanno amato te, il tuo gruppo, hanno sorriso ed hanno compiuto gesti apprezzabili, anche minimali, chissà un semplice bacio (che non sempre poi è un gesto minimale) solo perché nell’animo avevano la gioia di un tuo verso. Ieri per esempio due ragazzi in chiesa hanno sostituito la marcia nuziale con somebody to love, io ero li, come puoi facilmente immaginare, e a dispetto del prete che sembrava seccato, io mi godevo questa volontà di celebrare l’amore con una canzone.
La tua voce ha cullato anime ed ha consolato cuori infranti. Quello che voglio dire è che anche in paradiso, se necessario, si fanno bilanci e nel tuo dare e avere tu chiudi, per quanto mi riguarda (e non esistono revisori dei conti che possano contraddire il mio giudizio) in deciso e netto credito. Troveremo anche tempo e modo per farti scontare i tuoi peccati, ma in fondo che peccato è quello di amare? Hai fatto sesso con degli uomini? Ok, non è proprio qualcosa che avevo previsto allorché creai la vita e distinsi uomini e donne, ma ti confesso che nel creare l’uomo, capace di un libero arbitrio sapevo a cosa andavo incontro e se il rischio era di ottenere degli artistoidi, perdonami la definizione, che cantassero come te ma che mostrassero devianze dallo schema comportamentale tipo, beh pazienza, significa che la creatura si è evoluta e che spesso il gioco vale, e come, la candela.
E per rispetto della nostra conversazione ti risparmio un asettico elenco di grandi uomini che hanno fatto la storia, l’arte, la musica o quant’altro e che erano omosessuali.
Forse allora qualche colpa ce l’ho anche io che non ho spiegato bene certe cose o che ho lasciato che certi impianti ecclesiastici, peeeesanti...”

Quest’ultima parola la trattenne sospirando rassegnazione

“... dettassero regole. Ma ti ripeto sono poca cosa i tuoi peccati rispetto a quelli per esempio di molti uomini che ogni domenica si raccomandano a me in chiesa e poi rinnegano ogni loro (non mia) regola morale ed etica sfociando in atteggiamenti di violenza, sopruso, razzismo, soverchia, ingordigia, prepotenza e cosi via. Ma ti prego tagliamo corto, non farmi fare della noiosa retorica divina, quella lasciamola ai preti.
Vai tanquillo Freddie, vai con Dio!”
Il “deus ex sè” si mise a ridere come un bambino per una battuta invero non proprio all’altezza.
Freddie era frastornato, felicemente sorpreso, si incamminò verso il paradiso. Mentre si allontanava Dio lo chiamò di nuovo “scusa Freddie, volevo un tuo parere su una cosetta che ho scritto. Te la faccio ascoltare, si intitola Good Religion, il titolo è un riferimento ad un gruppo punk i Bad Religion, la canzone avrebbe infatti lo stesso mood, ma capisci che non potevo usare quello ed allora ho dovuto cambiarlo in Good Religion, appunto!”
Freddie tornò curioso sui suoi passi e si mise accanto al grande vecchio che imbracciata una chitarra iniziò a cantare

esiste una leggenda che memoria d’uomo narra
Dio tra l’altre cose suonava la chitarra,
tanto di suonare forte il suo disio,
bastò una lezione e già suonava come un dio,
non c’era ancora il morbo del fiorello karaoke,
solo una chitarra e buone cose, poche.
Dio aveva inventato spiaggia luna e stelle
e diceva è buona cosa la chitarra insieme a quelle,
ancora oggi se la sera scendi in spiaggia in tutto il mondo,
odi il canto degli amici sulla sabbia in girotondo,
e sentirai il calore del ricordo delle sere,
dove sono “amici & attori” e regista è un canzoniere.
Un fuoco e sulla sabbia puoi metterci il sedere
e amori ed amicizie, e la vita può godere,
e tutto e così bello che lo adotta un ricordo
che sfugge dalle fauci del tempo, mostro ingordo,
e suoni la chitarra cantando tue emozioni,
Dio lassù in cielo sta ascoltando le tue canzoni

“Allora? Ti piace?” Chiese Dio con l’ansia di uno studente che attende l’esito di un esame.
Freddie ci pensò su e rispose “Non importa se piace a me, è importante che tu l’abbia composta col cuore e che quindi a te per primo piaccia. La magia del successo, l’emozione, l’alchimia, si realizzano allorché anche solo una persona ti dirà che ama la tua canzone, in quel momento avrai raggiunto il cuore e l’anima di qualcuno, in quel momento altre persone hanno provato le tue stesse sensazioni di fronte alle cose della vita così come le hai cantate.
Detto questo Freddie chiese il permesso di congedarsi. Fatti sette passi, si fermò, si voltò e disse
“Comunque… non è malaccio…”

Sulla terra, David Bowie recitava, davanti ad una folla immensa di persone, il padre nostro, ciò attirò l’attenzione di Dio che accese la tv per guardare cosa stesse succedendo. Al Wembely Stadium di Londra era in scena il Freddie Mercury tribute.
“Anyway the wind blows” canticchiava sottovoce Dio, comodo sulla sua poltrona, mentre stringeva il suo vinile autografato.