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 Anna - parte prima -

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Alessandro Vettorato
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Alessandro Vettorato


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MessaggioTitolo: Anna - parte prima -   Anna - parte prima - Icon_minitime6/4/2009, 19:56



Perché uccidi?”.
Tic, tic, tic ( rumore di fondo, fastidiosissimo ), dita veloci che battono sul legno del tavolino.
Non ne ho idea. Mi piace, credo. Ma forse, a pensarci bene, non è nemmeno questo il motivo”.
Da quanto tempo uccidi?”.
Praticamente, da sempre. Il mio primo omicidio l’ho compiuto appena nata. Mia madre è morta di parto”.
E adesso? Che farai? Che ti succederà? Continuerai ad uccidere?”.
Non lo so. Può darsi che questa sia l’ultima volta che ammazzo qualcuno”.
Due rimbombi nella piccola stanza, sangue che schizza contro i vetri delle finestrelle, la luce della candela che, piano piano, si estingue.








( Anna )





Dleng, dleng.
La campanella del negozietto di animali impagliati aveva suonato due volte, ritmico rumore inutile, ad annunciare l’arrivo di un nuovo cliente.
Stavolta era un ciccione, il viso paffuto circondato da una matassa di barba e macchie di sudore ad allungarsi sulla camicia e un’espressione incazzata sulla faccia adiposa.
Si era presentato al banco, sorridendo in modo strambo.
Salve”. La voce appesantita da anni di nicotina e assenza di esercizio fisico. Totale assenza.
Salve” aveva risposto lei, la sigaretta infilata fra labbra cariche di rossetto viola.
Il ciccione sudato si era guardato intorno e, ad ogni giro di testa, le pieghe del collo si ammonticchiavano una sull’altra, carne morta. Come la pelle di uno sharpei.
Decine di occhietti di vetro lo fissavano senza vita, in sguardi che non lo erano più. Piccole comete spente.
La ragazza era seduta dietro il banco e ostentava indifferenza.
Non le interessava se questo stronzo fosse entrato nel negozio per perdere qualche minuto in attesa di un treno che se lo portasse via o per guardarla.
Il primo bottone della camicia, slacciata, mostrava l’incavatura dei seni.
Il ciccione non dava l’impressione di essersene accorto. Continuava a guardare affascinato nelle non pupille di una natura violentata.
La ragazza teneva i corti capelli neri lisciati all’indietro. La lacca regalava un gradevole effetto pioggia sulla sua chioma. Avrebbe potuto essere veramente sexy, ma oggi andava bene così. La sigaretta si scioglieva veloce nei suoi polmoni e il ciccione non le dava retta.
Poi, d’improvviso, l’uomo aveva bloccato la testa e la commessa si era stupita di non aver udito cigolare viti.
Fissandola, aveva ripetuto: salve.
La ragazza aveva schiacciato il mozzicone nel posacenere: “Che cosa posso fare per lei?”.
Beh”. L’obeso si era umettato le labbra. “Dopo le spiegherò. Mi chiamo Ben”.
E Io Anna”.
Le dispiace se facciamo un po’ di conversazione?”.
Anna aveva scosso la testa e si era accesa un’altra sigaretta. “Mi fa piacere”.
Ben aveva annuito. “Bel negozietto. Un po’ piccolo, ma… con fascino”.
Non è mio. Io lo tengo solo d’occhio. A me non piacciono gli animali impagliati. Li detesto”.
Allora perché fa questo lavoro? Una ragazza carina come lei sarebbe capace di trovare altri modi per vivere. Molto più gratificanti di questo”.
Non sono una che si vende” aveva stiracchiato i muscoli del viso Anna, prima di appoggiare il mento sul palmo della mano e il gomito sul bancone.
Guardava il ciccione con intensità, cercando di vedere, oltre tutto quel grasso, per scoprire se, in lui, c’era ancora umanità.
Prima o poi” aveva continuato “cambierò radicalmente la mia vita”.
Aveva allungato la mano sotto il banco e, fra i resti dell’ultimo pranzo take – away cinese in scatoline d’amianto unte, le su dita avevano trovato la pistola.
Il ciccione stava passando il palmo della mano sul vello fulvo di uno scoiattolo, la zampina sollevata e il muso inclinato, quasi fosse stato ucciso nell’atto di ascoltare l’arrivo di eventuali nemici. Il pelo ancora morbido e la coda dritta. Surrealismo esagitato.
Questo scoiattolo è stato ucciso da poco” aveva sussurrato il ciccione “se avesse ancora i suoi veri occhi, al posto di queste biglie di vetro, potremmo scorgervi la libertà”.
Già” aveva replicato Anna “a noi manca molto, vero? La libertà, intendo”.
Mentre diceva questo, aveva stretto fra le dita la canna dell’arma, avvertendola gravida di proiettili e precisa come una goccia di vita.
Questo posto” aveva sentenziato Ben “è così inquietante. Così strano. Gli sguardi della Natura non le pesano addosso, Anna?”.
Anna aveva soffiato fuori da sé fumo e salute: “Per vivere è necessario sopportare qualche sacrificio”.
Il ciccione aveva ridacchiato e Anna concordò con se stessa che non era così grasso, come quando era entrato.
Ben si era avvicinato. Aveva appoggiato le manone sul banco. “Sono qui per qualcosa di particolare”.
Anna si era slacciata inconsciamente un altro bottone. Faceva caldo, ma, secondo le previsioni, la temperatura si sarebbe alzata ancora. Adesso, i seni erano più in vista ed era impossibile che Ben non se ne accorgesse.
Sul banco galleggiavano cinque milioni.
Questo è solo un anticipo. Voglio essere impagliato”.
Anna non si era scomposta. I cinque milioni scomparvero in un cassetto.
Mi uccida e mi impagli” aveva ripetuto l’uomo, avvicinando ancora di più il viso al quello della commessa. Il suo alito sapeva di fieno. E di borotalco.
Nient’altro?” aveva chiesto Anna.
Il ciccione aveva scosso la testa. “Nient’altro”.
Anna aveva tirato fuori la pistola e aveva sparato.
Il proiettile aveva divelto la giugulare di Ben, finendo la sua corsa conficcato nella parete, alle spalle dell’uomo.
Ben era caduto sulle ginocchia, tenendosi con una mano il collo ferito. Con l’altra annaspava nell’aria intensa del pomeriggio.
Sopra di lui, Anna osservava, pacifica.
Il ciccione aveva allungato un braccio, cercando di afferrare lo scoiattolo. L’odore del sangue si andava mescolando a quello della polvere da sparo.
Dalle dita socchiuse, liquido rosso intenso trasbordava, ricoprendo cicatrici e verruche di una mano rovinata dall’esistenza.
Ad Anna parve di udire i capillari di Ben scoppiare uno dopo l’altro, in impercettibili scoppi. Tappi di champagne consumati per l’ultimo dell’anno. Poi la ragazza aveva fatto il giro del bancone e si era piazzata davanti all’uomo morente.
Lo aveva guardato negli occhi.

Perché lo guardavi negli occhi?”.
Per scoprire se in lui viveva ancora la libertà”.

Il ciccione cominciò a strisciare nella scia tracciata dal suo sangue, le impronte digitali a risaltare nella luce crudele del plasma e aveva balbettato suoni sconnessi.
E…e…”.
Anna aveva accostato l’orecchio alla sua bocca insanguinata. “E…e… e o – ora imp – impagliami”.
Lo sforzo per parlare era tale che un fiotto di sangue eruttò dalla bocca e Anna dovette scostarsi fulminea, per non essere colpita in pieno.
Si era fermato un attimo, il petto che diminuiva sempre più il movimento ritmico del respiro.
Vo – voglio… essere… impagliato se – seduto…”.
Anna aveva sorriso. Si era alzata, era uscita dal negozio e aveva appeso il cartello “Close”, ormai una scritta scolorita piena di fantasmi, alla saracinesca, prima di rientrare e cominciare il lavoro.




1996
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Giampiero Pieri
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Giampiero Pieri


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MessaggioTitolo: Re: Anna - parte prima -   Anna - parte prima - Icon_minitime7/4/2009, 23:19

Uhm... passo al resto.
alla seconda parte...
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MessaggioTitolo: Re: Anna - parte prima -   Anna - parte prima - Icon_minitime8/4/2009, 20:33

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MessaggioTitolo: Re: Anna - parte prima -   Anna - parte prima - Icon_minitime

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