Tornato a casa una fredda sera di dicembre, Carmelo trovò una sorpresa che mai si sarebbe aspettato: dalla cassetta delle lettere, in bella evidenza, spuntava fuori una grossa busta gialla, di quelle che si usano per le raccomandate. Era infatti una raccomandata: aguzzando la vista nella penombra dell’androne, controllò se fosse diretta proprio a lui. C’era effettivamente il suo nome, e se ne meravigliò molto in quanto da tanto tempo nessuno gli scriveva: era ormai solo, parenti e conoscenti, uno dopo l’altro, se n’erano andati, li aveva, come si dice, “sotterrati tutti” e non aveva amici che potessero riempire le sue scialbe giornate di pensionato. Non se ne doleva quasi mai; solo a volte, quando il vuoto e l’uggia si facevano più acuti, provava un oscuro disagio e una vaga inquietudine gli si insinuava nell’anima, al ricordo degli anni lontani di quando correva felice accarezzando la vita, e gli sembrava che tutte le belle cose che formavano il mondo non dovessero mai finire: la mamma e il papà, l’amichetta del cuore, i giochi, le notti stellate, i salti nei prati, le arrampicate sugli alberi, il profumo dell’erba falciata, il dolce sapore del miele, e quel tuffo al cuore, improvviso e pungente, che gli mozzava il respiro quando la gioia straripava nella sua piccola mente di bambino. Salito nel suo piccolo appartamento, indossò la vestaglia, e dopo aver compiuto i soliti gesti di sempre caricò la pipa, l’accese, e senza fretta, sedutosi sulla vecchia poltrona dello studio, aprì la lettera. “Sarà una comunicazione riguardante la pensione, chissà, forse quei benedetti arretrati che non arrivano mai”, borbottò seccato per la pipa che non tirava bene. Ma non si trattava della pensione; era invece un invito : si invitava lui, figurarsi ! Proprio lui dimenticato dal mondo, proprio lui, funzionario ministeriale in congedo e in disarmo, estraneo tra gli estranei, anonimo vecchio che nessuno cercava, buttato via in un canto come uno spuntato rasoio “usa e getta”. Chi poteva desiderare la sua compagnia ? Aver voglia di renderlo partecipe di gioie o dolori ? Come poteva venire in mente a qualcuno di interpellarlo, di aprirgli il cuore, esporgli un problema, un progetto, chiedergli un parere su qualcosa… e a chi poi poteva interessare una sua opinione ? Continuò a leggere, sempre più perplesso; il tono della lettera però si manteneva sul vago : non era precisato il motivo dell’invito, lo si invitava e basta, ad un “incontro dove sarà particolarmente gradita la partecipazione della S.V.”… Quando infine lesse il nome del luogo fissato per l’incontro, lo sbigottimento fu tale da fargli dimenticare persino la stizza per la pipa che continuava ostinata a spegnersi: l’indirizzo era quello della vecchia casa del padre nel lontano paesino dove aveva trascorso l’infanzia.
“Mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni”, pensò, “ma che strano, non c’è neppure la firma; chi mai può aver scritto una lettera simile ? Tutti i parenti sono morti e non ho più nessuno laggiù”. La sorpresa e la curiosità lo presero totalmente, accompagnati dal desiderio di rivedere quei luoghi lontani, di rivivere nel ricordo un remoto passato al quale la mente adesso riandava con nostalgia, risvegliata dalle scarne righe di quella missiva, che con poche parole aveva sconvolto la sua tranquilla serata cogliendolo solo e indifeso e facendogli avvertire, di colpo, il peso insopportabile della solitudine, degli acciacchi, dell’età, di quella sua povera vita squallida e senza scopo, della quale avrebbe volentieri fatto a meno. Decise di partire, l’indomani mattina di buon’ora, e perciò, contrariamente al solito, non indugiò in biblioteca e andò subito a letto. S’addormentò quasi subito, e sognò : rivide il paesello del padre, riaffiorarono figure e volti che credeva di aver dimenticato, e poi la casa paterna, il cortile coi panni stesi, il pollaio, la stalla del vecchio asinello che ogni mattina dava la sveglia ragliando, il pozzo adornato di rose e gerani, la lunga scala di pietra grigia, l’altalena costruita dal padre su cui dondolava instancabile e gli pareva potesse toccare il cielo a cogliere le stelle nelle calde serate d’agosto, la buia soffitta da esplorare col batticuore in cerca di stracci, vecchi balocchi e ciarpame vario, mitici tesori di pirati nelle sue fantasticherie infantili. Questo e tante altre cose ancora, che la memoria estirpava dalle profondità dell’anima dando corpo ad immagini oniriche alternantisi in rapidissima successione, straordinariamente vere e rese ancor più belle dalla forza del rimpianto. Al risveglio, quei sogni non svanirono : ce li aveva ancora davanti agli occhi, più vivi che mai, e non vedeva l’ora di partire, tornare nella vecchia casa, sentirne gli odori, incontrare l’anonimo fantasma del passato che voleva attirarlo a sé. Si precipitò alla stazione, e dopo aver aspettato un’ora l’arrivo del treno, finalmente partì : attraversò città, valicò monti, ridiscese per valli sterminate e salì di nuovo fino a raggiungere il capoluogo delle lontane regioni del Nord Est dove, ormai a notte fonda, attese oltre due ore la coincidenza con l’accelerato che l’avrebbe condotto alla meta. Arrivò che era giorno fatto, spossato, infreddolito, con le ossa rotte, ma sorretto dal desiderio prepotente di percorrere quegli ultimi pochi metri che lo separavano dalla casa del padre. Li fece quasi di corsa, incurante della stanchezza, ansimando lungo la strada deserta, e quando fu sotto casa si arrestò di colpo, sgomento : che delusione ! Non c’era anima viva, il cortile ricoperto di erbacce, il bel pozzo crollato come pure la stalla, ridotta a un ammasso di pietre e travi ammuffite, ogni cosa in totale abbandono e rovina. Salì per i gradini sgretolati e sconnessi della scala ingombra di sterpaglie, e aprì il portone, arrugginito e fatiscente. Anche dentro lo spettacolo era desolante : il mobilio che cadeva a pezzi divorato dai tarli, polvere e ragnatele dappertutto, le pareti sbrecciate fradicie di umidità e un nauseabondo odore di marcio e stantio. Sul tavolo vecchie riviste di moda, fotografie di famiglia stracciate e ingiallite, lo scheletro di un topo, un lume a petrolio col vetro incrinato, e per terra, avvolta in un giornale a brandelli, la tavoletta dell’altalena con le corde tarpate, solo due mozziconi sfilacciati a ricordare le antiche evoluzioni… Chiuse gli occhi, invaso da una struggente malinconia, si sentì completamente svuotato, in disfacimento come la casa, e si lasciò cadere seduto su una sedia con l’animo sopraffatto dal deserto di quel luogo e da quello interiore, ancor più insopportabile. La sua esistenza era inutile, quel tempo di vita pura e felice irrimediabilmente passato; non esisteva più niente. Adesso, poteva anche morire.
Riaprì gli occhi; accanto a sé il padre, pacato e sorridente, lo guardava annuendo col capo : “ti stavo aspettando figliolo, vieni con me, la tua camera è pronta”.
Un calore mai provato, una luce accecante, una gioia infinita, e quel tuffo al cuore, improvviso e pungente… poi, più nulla.
“Decesso istantaneo, poveretto, venire a morire fin quaggiù, e poi che strano ! L’infarto provoca dolori lancinanti, eppure sorride”… osservò il medico condotto chiudendogli gli occhi e coprendo la salma con una vecchia tovaglia sdrucita.
PDG Lunedì Star
Numero di messaggi : 8728 Data d'iscrizione : 09.01.08
Se nel racconto di ieri la casa non era più casa, qui ritorna ad esserlo e per sempre. Un invito misterioso per un appuntamento che forse era l'unico che, inaspettato, era invece atteso. Una voce che lo riconduce a sé, là, dove forse è il posto giusto per fare l'altalena ma anche il posto giusto per ritrovare la mano forte di un tempo ad accompagnarlo nell'ultimo viaggio. Sorridendo.
Belle queste radici, PDG, che sfiorano delicatamente, senza forzare troppo la mano, un problema che ci tocca tutti quanti, chi più chi meno, ed è la solitudine dei nostri vecchi che si stupiscono che qualcuno gli scriva, che si ricordi ancora di loro, che desiderano la loro compagnia e che li faccia sentire ancora utili.
Brava, PDG, complimenti...
P.S. Un appuntino ma derivante da un mio gusto personale: avrei spezzato alcuni periodo con qualche punto in più.
Baci e in bocca al lupo
Daniela Micheli Admin
Numero di messaggi : 14694 Data d'iscrizione : 04.01.08
PDG, io ti ho lasciato già una prima impressione a caldo, poi arriverà il gruppo dell'alba. Non credo saranno severi, perchè c'è molta originalità anche qui sopra. Che dire? E' un bel round, che sta mischiando sapientemente pagine di diario con racconti di fantasia ma tutti con una comune componente: su tutti c'è di che riflettere. Brave PDG passata, brava PDG di oggi. E sono certa che l'applauso andrà anche alle PDG future...
Notte notte
D.
turirubino Top
Numero di messaggi : 498 Data d'iscrizione : 03.02.09
Ciao PdG e ciao a tutti. C’è poco da esser severi, cara PdG: il tuo è un buon racconto. Più che buono! C’è l’idea, c’è uno stile narrativo scorrevole e curato, un personaggio con cui è facile identificarsi e il suo decisivo “movimento”: la nostalgia, la curiosità, il desiderio del ritorno, che sembrano e sono un sussulto vitale rispetto al triste e vuoto tran tran dei suoi giorni, e invece, paradossalmente, saranno l’ultima pagina della sua vita. Come un cerchio che si chiude. Perfetto, PdG! P.S. Pignoleria tanto per dirla: la frase obbligata ci sta... una schifezza, infatti non l’hai scritta tu! Finito il round toglila!
Marco Naldi Top
Numero di messaggi : 369 Data d'iscrizione : 06.01.08
buongiorno PdG, buongiorno a tutti. Alzataccia stamani... :-(
Bello. La fantasia non manca. Atavico. Struggente. Non mi dispiacerebbe, se potessi scegliere, morire così. Anche il tema della vita finita, della solitudine, della vecchiaia, del sentirsi inutile è "toccato" in modo sapiente con questi flash di memoria. Il sogno, la realtà, la delusione, il sogno, la morte (o la morte ed il sogno?) a riportare tutto allo stato primitivo. Sì forse i periodi un pò lunghi possono esser "spezzati", ma in generale lo trovo godibile, e leggibilissimo, anche perchè quei lunghi periodi più che discorsivi, sono "elencazione" di cose, di luoghi che rafforzano la frase ( "e gli sembrava che tutte le belle cose che formavano il mondo non dovessero mai finire: la mamma e il papà, l’amichetta del cuore, i giochi, le notti stellate, i salti nei prati, le arrampicate sugli alberi, il profumo dell’erba falciata, il dolce sapore del miele, e quel tuffo al cuore, improvviso e pungente, che gli mozzava il respiro quando la gioia straripava nella sua piccola mente di bambino." per esempio)... Poi sinceramente, non sono un bravo tecnico... :-(
Ciao e buona giornata---
Natascia Prinzivalli Star
Numero di messaggi : 1745 Data d'iscrizione : 13.12.07
Buongiorno a tutti e a te, onirica PdG... onirica? senti chi parla, eheheh! Mi è piaciuto molto questo invito, e mi ha fatto tornare alla memoria lo struggente finale di "ma se ghe pensu", la canzone degli emigranti genovesi. "... Riveddu a séia Zena illûminâ, veddu là a Föxe e sentu franze o mâ e allua mi pensu ancun de riturnâ a pösâ e osse duve'òu mæ madunnâ."
A sera rivedo Genova illuminata/vedo la Foce e sento frangere il mare/e allora io penso ancora di tornare/a posare le ossa dove mia madre me le ha date.
E dopo un richiamo così struggente vuoi che ti dica che c'è qualche piccola ingenuità, qualche frase da ripulire di termini un po' logori? No che non te lo dico, mi è piaciuto davvero tanto il tuo brano, è originale, le sue righe non stancano il lettore un anziano come sono io apprezza certe sfumature psicologiche. Per ringraziarti della lettura, ti regalo questa chicca non cantata ma recitata dal grande Gilberto Govi.
buongiorno Pdg il tuo racconto mi ha toccato nel profondo dell'animo. io che sono un sensibile nostalgico, che mi si inumidiscono gli occhi quando vedo mio padre tossire, immaginarmi il protagonista del tuo racconto mi ha commosso profondamente. belle le descrizioni bello il personaggio.
ora mi devo riprendere perchè la giornata è lunga. i miei complimenti.
A.
Martino Giusti Top
Numero di messaggi : 86 Data d'iscrizione : 11.02.09
Io... non ho parole. In effetti siamo un po' come il rasoio del racconto. Veniamo usati e poi gettati via. Bella immaginazione hai PdG, mi piacerebbe morire così.
Daniela Micheli Admin
Numero di messaggi : 14694 Data d'iscrizione : 04.01.08
Buongiorno per tutto il giorno a tutti. Caffè, grazie, poi mi metto a lavorare:-) tornata umida questa. Forse non ho ancora fatto la comunicazione, lo faccio ora: il round finirà sabato, avendo saltato lunedì di pasqua, ho pensato, per iniziare sempre di lunedì, di mandare un brano anche durante il week end, spero non dispiaccia a nessuno. Finito caffè, finita sigaretta. Baci
Emma Bricola Star
Numero di messaggi : 1352 Data d'iscrizione : 27.01.09
Anche oggi c'è il morto, però oggi la morte è una liberazione dalla vita inutile e solitaria , oggi la morte è una rinascita. I vecchi: non li consideriamo mai abbastanza, li lasciamo soli in una parte delicatissima della vita. Struggente. Brava, mi ha fatto pensare.
Emma Bricola Star
Numero di messaggi : 1352 Data d'iscrizione : 27.01.09
La morte come sollievo, come male minore... Triste, è triste assai, visto che fra l'altro le aspettative montavano. "Ti stavo aspettando" aggiunge una nota di inquietudine quasi horror. Poi c'è l'abbandono tutto sommato liberatorio. Riduzione del danno.
turirubino Top
Numero di messaggi : 498 Data d'iscrizione : 03.02.09
Ripassando... Emma, per citare devi cliccare sulla scritta "quote" relativa al messaggio che vuoi "citare", se poi vuoi sfrondare la citazione cancella le parti che non ti interessano ma non toccare le parentesi quadre e la scritta quote col nome del "citato" (mamma mia, se capisci con questa spiegazione sei un genio!!!) Ma... la PdG oltre he anonima oggi è anche "virtuale"? Ciao PdG: tutto bene, finora, svegliaaaaaa!!!!!
Emma Bricola Star
Numero di messaggi : 1352 Data d'iscrizione : 27.01.09
Ciao PDG. Triste, drammatico. Mi sono piaciute le descrizioni, molto accurate. Un po' meno la trama in se stessa, anche se il finale mi é parso strutturato meglio. Ma non si trattava della pensione; era invece un invito : si invitava lui, figurarsi ! Io direi: aveva ricevuto un invito, figurarsi! Se permetti un piccolo appunto: la vecchiaia e tutto ciò che ne consegue non la definirei SQUALLIDA. E' un termine che non si addice, a parer mio, se ci riferiamo ad una vita in solitudine, abbandono e povertà.
PDG Lunedì Star
Numero di messaggi : 8728 Data d'iscrizione : 09.01.08
Buongiorno a tutti, e scusate il ritardo! Ma è dura riprendere dopo le vacanze pasquali... Bene, cominciamo. Innanzitutto, ringrazio Daniela per i complimenti, e farò tesoro del suggerimento di spezzare i periodi con qualche punto in più. Grazie anche a Turi, Marco, Natascia, Mariovaldo (bellissima la citazione di "Ma se ghe pensu"), Pio, Noncelafopiù, Emma e Gibbì. Ho immaginato questo testo dopo un sogno: tornavo nel paesino di mio padre e trovavo la vecchia casetta abbandonata. Non c'era nessuno, ma sul tavolo una tazza di caffelatte calda, un profumo di pane appena sfornato, come quando ero bambino, e la sensazione di una presenza, lo spirito paterno che (nel sogno ne ero sicuro) mi stava aspettando e da un momento all'altro si sarebbe manifestato.
PDG Lunedì Star
Numero di messaggi : 8728 Data d'iscrizione : 09.01.08
Ciao PDG. Triste, drammatico. Mi sono piaciute le descrizioni, molto accurate. Un po' meno la trama in se stessa, anche se il finale mi é parso strutturato meglio. Ma non si trattava della pensione; era invece un invito : si invitava lui, figurarsi ! Io direi: aveva ricevuto un invito, figurarsi! Se permetti un piccolo appunto: la vecchiaia e tutto ciò che ne consegue non la definirei SQUALLIDA. E' un termine che non si addice, a parer mio, se ci riferiamo ad una vita in solitudine, abbandono e povertà.
Ti ringrazio Mauro, per il commento. Per quanto riguarda l'aggettivo "squallida" da me riferito alla condizione di Carmelo, è stato usato volutamente, per sottolineare l'estrema marginalità della sua esistenza anonima, ormai giunta al capolinea.
Susanna Costa Top
Numero di messaggi : 366 Data d'iscrizione : 27.03.09
Complimenti PdG. Ho letto il tuo brano stanotte. Nonostante il sonno e la stanchezza ha risvegliato in me attenzione. Stamattina ho riletto ed ho avuto la conferma della prima impressione. Uno scritto malinconico ma, piacevole e nel finale, anche sereno.. A presto.
Mario Malgieri Star
Numero di messaggi : 1878 Data d'iscrizione : 12.05.08
Mario ti ricordi quando alla foce si andava a fare il bagno la domenica? Non credo mi sa che sei troppo giovane
mi ricordo i piccoli tranvai senza la porta posteriore, e quando uscivamo da scuola correvamo per salirci sopra al volo... e vuoi che non mi ricordo i bagni alla foce? Magari...!
Emma Bricola Star
Numero di messaggi : 1352 Data d'iscrizione : 27.01.09
Ti ringrazio Mauro, per il commento. Per quanto riguarda l'aggettivo "squallida" da me riferito alla condizione di Carmelo, è stato usato volutamente, per sottolineare l'estrema marginalità della sua esistenza anonima, ormai giunta al capolinea.[/quote]