Anni che corrono, come un treno a scartamento ridotto. Vetri semi oscurati indagano l'esterno, nascondendo particolari e pulsioni. Sembra che la mia immobilità si contrapponga allo soazio esterno, transumante. C'è un silenzio minimale; il silenzio che ripete se stesso. Ferrocontroferro, monotono, percettibilr, che carburatorizza memorie insature.
Un placebo dove perdermi con impegno: labbra sfuocate in un sorriso di pudore.Occhi rifrangenti il rumore della battigia. La pelle salata di morbidezza impenetrabile...
Eri tu, ed io mi perdevo tra i tuoi capelli. Smarrito nelle tue verità incomplete, ma solo per poco. Per un attimo troppo breve per essere accolto. Un sogno che si sveglia dimenticando se stesso.
Ora rammento: flashback in decomposizione. Troppe scatole cinesi colme di latenze. Troppo movimento randomizzato. Nessuna sosta nell'autogrill dei pensieri consapevoli.
Il treno si sta fermando, finalmente. sorrido, prigioniero di una maschera che non sa celare la paura del dunque.
Il cristallo si è fatto trasparente, simile ai sorrisi adolescenti,
Visioni ricorrenti. Frammenti di realtà scorrono sotto le palpebre semiaperte.
Ora posso scendere dalla giostra delle approssimazioni, e cercarti-per trovarmi-smascherato-