IL DUBBIO - NUCCIO PEPE

La porta in legno scuro si richiude pesantemente alle spalle di Natham.
Geibelgasse 15, interno 2, il corteo di persone entra ordinatamente ed in un silenzio quasi irreale.
Si sentono i passi rimbombare nell’appartamento vuoto. La scala che  scende in cantina sembra inghiottire ad una ad una le figure.
I calcinacci sono disposti in cumuli ordinati, in attesa di essere smaltiti, una serie di lampade sospese illumina con una luce irreale tutto l’ambiente.
In alcuni punti sono stati piazzati dei faretti alogeni che evidenziano dei tavoli pieni di carte. Sembra quasi un set cinematografico.
La scoperta è sensazionale, il più grande archivio segreto degli ebrei di Monaco, ritrovato per caso durante dei lavori di ristrutturazione per una perdita di acqua.
L’uomo che aveva custodito il segreto per tanti anni era morto all’improvviso. Abitava il misero appartamentino che celava il sito segreto e probabilmente non si era mai fidato di condividere il grave peso,non immaginando una tragica dipartita.

Natham si ritrova lì grazie al ruolo influente che riveste nella comunità ebraica.

Non è un credente né un praticante, ma non ha mai ripudiato le sue origini ed anzi ha approfondito la storia e le tradizioni confrontandosi e spesso scontrandosi con altri eminenti personaggi della comunità.
Il suo impegno nel sociale e nel campo sanitario hanno fatto sì che nel tempo si sia guadagnato la stima e il rispetto dei maggiorenti e della gente comune.
Non è raro vederlo attraversare il mercato all’aperto, e soffermandosi di continuo in tutte le bancarelle scambiare due parole con russi, armeni, ebrei, tedeschi, austriaci. Tutti gli chiedono un consiglio, gli fanno un cenno di saluto, gli omaggiano un frutto o gli fanno assaggiare qualcosa preso dal bancone.
Sposato civilmente con Hanna ha sempre sopportato i suoceri in particolare Hans il cui passato di simpatizzante nazista per di più di militare, gli ha sempre provocato crisi di rigetto e lunghe discussioni.
Solo l’amore per Hanna gli ha fatto superare gli scogli degli spinosi incontri sporadici, anche se si è sempre stupito dell’atteggiamento affettuoso e della capacità di “ fare il nonno” che il vecchio burbero ha manifestato nei confronti di Benj e Nat, i suoi figli.

Il brusio si fa sempre più forte, decine di mani sfogliano avide le centinaia di carte, documenti, foto che non sembrano assolutamente catalogate ma semplicemente conservate, ammucchiate in un ordine relativo, con targhette indicanti città, strade,nomi di famiglie.
Un brivido gli corre lungo la schiena.
Non può non ricordare i genitori.
La adorata madre che, incinta di lui, si sfregiò il bellissimo viso per evitare le violenze quotidiane riservate a quasi tutte le deportate e morta subito dopo il parto poche settimane dopo la liberazione.
Il padre usato per esperimenti folli di resistenza a schianti e cadute.
Non ha  avuto mai chiaro come la madre avesse portato a termine la gravidanza in quelle condizioni, solo i racconti frammentari di qualche sopravvissuta a dirgli di una donna determinata e coraggiosa.

Vorrebbe resistere ma una forza interna lo spinge a cercare un nome conosciuto, una città.
Peres ce ne sono a centinaia, Chestowitze ecco sì forse è la strada giusta.
Si aggira come un lupo famelico nelle stanze polverose, le mani scorrono febbrili sui tavoli, sulle cataste di fogli e carpette poggiate sul pavimento.
Cosa cercare ?
Non ha un’idea precisa, sfoglia, rivede, si affida al suo intuito al suo istinto di clinico.
Frish, MariaHilfeStr., Marvel, Peres, ecco !
No, non è la sua famiglia.
Avanti, ancora, neanche si accorge degli altri intenti a commentare l’importanza della scoperta, proiettati già all’idea di un museo o qualcosa di simile.
Ancora Peres, Wien, Linz, Munich, Breit , Breit ?
Gli tremano le mani mentre prende il foglio con quel nome cerchiato a matita.
E’ il cognome della moglie, di Hanna, è il cognome di Hans !
Breit H. La lettera H puntata è quasi completamente scolorita.
Ha la bocca asciutta, un lieve tremore gli pervade il corpo mentre si avvicina ad uno dei fari.
Ha quasi paura di leggere. Ora lo scritto è chiaro.
“ Breit H. carrista da Scher….
  Peres Hanna e altre di Chestowitze
  Dachau
  E’ stato lui che ha …
( una macchia giallastra copre   parte del foglio)
…Ricordare.
Dire ad altri ….. famiglia….. figlio “
Natham si appoggia ad una parete. Il riferimento alla sua famiglia, quantomeno a sua madre è chiarissimo.
E’ altrettanto chiaro il riferimento al suocero
Breit Hans da Scherding !
Dachau.
Gli gira la testa.
Esce fuori quasi correndo.
Che fare? E’ stato lui che ha…. Maledetto !
Si ritrova in auto, i chilometri scorrono via veloci. Dachau.
In piedi davanti al cancello guarda gli edifici ristrutturati, il largo piazzale delle adunate, i camini dei forni.
Un volo di uccelli lo riporta alla realtà.
Il vento freddo lo scuote.
E’ stato lui che ha….…Ricordare.
Dire ad altri ….. famiglia….. figlio
Guarda e riguarda il foglio.
Ora non è più tanto sicuro della prima, immediata interpretazione.
E’ stato lui che ha….…aiutato?
E’ stato lui che ha….…tradotto le donne?
Ricordare. Dire ad altri ….. cosa? Quello che ha fatto? Sì, ma cosa ha fatto?
famiglia….. figlio manca ancora qualcuno della famiglia da aggiungere al convoglio per Dachau ?
Il figlio che aveva in grembo ?
Non ha più certezze.
Avrà davanti un criminale ? Un nazista per “convenienza” poi pentito ? un presunto eroe ?
Avrà davanti semplicemente un uomo ?
La nebbiolina comincia ad avvolgere i campi.
Le case sulla sinistra dell’ingresso al campo con le loro tendine ricamate alle finestre e i fiori intorno reclamano una normalità sommessa.
Torna all’auto, mette in moto.
Che fare ?