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 domenica mattina

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Massimiliano Procellaria
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Massimiliano Procellaria


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MessaggioTitolo: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime2/2/2010, 23:48

Domenica mattina, è quasi ora di pranzo; come tutte le domenica si pranzerà tra parenti.
Mentre di là gli altri freneticamente si preparano onde evitare i soliti venti minuti di ritardo, io, cosa davvero insolita, sto già pronto, svegliatomi di buon umore, sbarbato, indosso dei larghi pantaloni antracite con due capienti tasche laterali, delle zip laterali all’altezza delle tibie; pantaloni modello hip-hop, direi, ed un felpa a giubbino nera a collo alto.
Per ingannare il tempo, mi metto al balcone, ad osservare questa giornata di sole, fresca, con l’aria che ti lascia un sottile quasi impercettibile senso di freddura, dopo avere, come ogni domenica, annaffiato i miei due bonsai posti sul davanzale della finestra che si affaccia sulla strada.
Se li vedeste…così intonati con le masserizie in legno che mia madre tiene come decorazioni in cucina; dei piccoli arbusti coi rami intrecciati uno, e con dei minuscoli fiori bianchi, coi rami più ampi che si diramano da un tronco robusto, l’altro.
Quante volte mia madre mi avrà detto di levarli dal davanzale!
La luce sembra quasi stendersi pura, morbida, sull’asfalto chiaro, alla mia sinistra dell’Etna, si percepisce a malapena il contorno ed un’ampia spruzzata di neve a ricoprirla fin quasi a metà;
li vedo già, le comitive e le famiglie, partite dai paesini intorno, dentro gli agriturismi ad ingozzarsi di grigliate di carne e ad addentrarsi nei fitti boschi tra abeti, pini e castagni.
Un lieve cenno del capo, è il mio saluto alla bella signora che vive sotto da noi, come sempre flemmatica anche quando stende al sole intere vasche di calzini, camicie, mutande e pantaloni del marito; lei ricambia con lo stesso cenno, con lo sguardo civettuolo; mi sarò detto decine di volte che una mattina, mentre è sola, la inviterò su da me a prendere un caffè…ma poi mi torna alla mente il viso bonaccione del marito, sempre disponibile quand’ero bambino, a cambiare i copertoni forati della mia mountain-bike, e lascio cadere la mia fantasia.
La signora rientra dentro, distolgo lo sguardo dalle sue forme prospicienti, e sorridendo rientro a bere un bicchiere d’acqua.
Ma la serenità di questa giornata è cosi rara, che non mi va di sprecarla al chiuso delle quattro mura;
lo scampanellio di una mandria mi fa tornare in balcone, stanno ad appena cinquanta metri da me, circa trenta mucche, oltre la strada, a ruminare erbacce e a muggire quando il cane del vaccaro le si avvicina.
Alcune hanno le mammelle gonfie, rosa; chissà, se chiedessi al vaccaro di darmi un po’ del loro latte, credo acconsentirebbe, visto che da mesi ormai viene spesso qui a far pascolare le sue bestie.
Mentre il via vai delle auto in strada oggi è più intenso ma meno rumoroso, mi immagino io, a badare una mandria, a comandare quei grossi animali, così calmi all’apparenza ma che spesso ti fanno urlare quando devono essere raggruppate; provo ad immaginarmi con una verga in mano, a sferrare loro delle frustate decise per farmi ubbidire, ma non ci riesco; non sarò mai quell’uomo di campagna forte e duro come sognavo di essere da bambino.
Adesso il vaccaro è lì a urlare contro i soliti tre ragazzini che si avvicinano alle sue mucche lanciandogli con le fionde e le cerbottane le olive ancora acerbe e dure rubate dalle campagne vicine.
Loro corrono ridendo, dileguandosi in tre direzioni diverse.
Vivendo in una cittadina di medie dimensioni, retrograda nelle sue abitudini e nel modo di pensare, intrappolata tra le chiacchiere ed i pettegolezzi di paese, non posso non notare che dalla chiesa prefabbricata che da qualche anno è stata costruita sotto casa, la gente esce sempre vestita in maniera impeccabile, ordinata nell’abbigliamento e nelle pettinature, ma con una andatura che definirei “pesante”, piuttosto goffa.
Tutta gente di età adulta e bambini che fanno parte dei boyscout, persone medie che come me e la mia famiglia, aspettano la domenica mattina per mettere in mostra gli ultimi capi acquistati, spesso le ultime griffe del momento.
Io li guardo, ma non sembrano avere lo stile per portare quegli abiti, lo ripeto convinto a me stesso, visto che da tempo sono un appassionato di moda ed attribuisco grande importanza ai miei giudizi in questo campo.
Si fermano a gruppi prima di tornare alle auto, qualcuno si avvia a piedi prendendo la moglie sottobraccio e passando a pochi metri dal vaccaro che li saluta velocemente, augurandogli buona giornata.
Di là ancora tutti indaffarati a prepararsi, a scherzare e provare ad indovinare cosa mangeremo a pranzo, chi verrà, quali dolci preparerà zia Marta.
Noi porteremo il sugo che mia madre ha già preparato ieri sera e le vaschette di ricotta che di buon’ora, il figlio del lattaio ci ha portato.
Era da tempo che non mi soffermavo a guardare la placidità con la quale scorre una giornata fatta di parole, situazioni, stati d’animo semplici e sgangherati che ti svelano quanto sia vivo in realtà, sotto un’apparente strato di apatia, il mondo che più mi è vicino.
Oggi è come se ci fosse una trasformazione: i ritmi, le ambizioni medio borghesi, sembrano lasciare il posto ad una sequenza di immagini rurali, campestri, immagini che ti accompagnano nella ricerca di una serenità che pare smarrita per sempre.
Ed a conferma di quanto appena detto, il signor Trimarro, che per tutta la settimana ha un’espressione tirata e severa stampata come una maschera sul volto, oggi sta in balcone, appoggiato come sempre alle sue stampelle parlando divertito al cellulare, della sua pensione di invalidità che mai gli basta per arrivare alla fine del mese.
Oggi lo invidio per la sua capacità di saper accettare le avversità davanti alle quali la vita l’ha messo di fronte: vent’anni nelle raffinerie Esso a pochi chilometri da qui, ad impestarsi i polmoni di monossidi, fino all’esplosione della conduttura che l’ha costretto alle stampelle.
Vorrei invitare anche lui a bere un caffè da noi, ma è sempre così scontroso nella maggior parte dei casi, che temo rifiuti bruscamente il mio invito.
Com’è vivo quest’oggi lui, al pari di ogni altra persona catturata dal mio sguardo; che dolce brusio di vita si nasconde dietro questo calmo silenzio; non c’e, non può esserci posto in quest’attimo per le invidie, per i pettegolezzi, per la facili generalizzazioni che a lungo, troppo, ci hanno tenuti distanti da questa genuina armonia.
È arrivato nel frattempo l’ultimo giro delle lancette prima delle tredici...finalmente dal soggiorno arriva la voce squillante di Oriana a dirmi che tra dieci minuti saranno tutti pronti.
“Ancora dieci minuti?” penso, ma… alle tredici dovevamo già essere a casa della zia!
Ma non importa, mi limito soltanto a rispondere che sto in balcone e che non appena pronti, mi chiamino.
L’odore delle costate arrostite sulla brace, arriva sempre più forte, assieme a quello della parmigiana; è Simone, il figlio trentunenne dei signori Almento, che con un cartone, sventola il carbone ardente sistemato dentro la brace; lui, definito da tutto il condominio e dai suoi stessi genitori, un fannullone, lavativo, che dorme giornate intere e quando è sveglio le passa davanti al pc, navigando da una chat all’altra per trovare qualcuna che se lo sposi.
Gli chiedo se ha letto il libro che gli tre settimane fa gli ho prestato, “il ritratto di Dorian Gray”, ma mi dice che è appena a pagina ventisette, che non ha avuto tempo per leggerlo.
Alla sua risposta, ho subito in mente cosa a sua volta gli risponderebbe chiunque lo sentisse: “ma come fai a non avere tempo di leggere un libro, se non fai un cazzo dalla mattina alla sera?”
“D’accordo Simone, però cerca di finirlo presto, che lo voglio rileggere, l‘ho letto già tre volte, ma non mi basta mai, quel libro”, gli rispondo, chiedendogli nel frattempo se avranno ospiti a pranzo.
Sorvolando sulla mia richiesta del libro, mi risponde di no, che oggi zii e cugini, sono andati a spassarsela in un agriturismo a Zafferana Etnea, sull’Etna.
Chiedo come mai lui ed i suoi non sono andati, “mio padre è tornato stanco da lavoro ieri sera, ed anch’ io ho fatto tardi la scorsa notte, ed anche volendo, senza mio padre non potrei andare, non sono molto abile a guidare fuori dal paese”.
Qualche fringuello cinguetta dai rami degli alti alberi del cortile, qualcuno svolazza da una palma nana agli aranci carichi come non mai di succosi ed abbaglianti frutti.
Dalla finestra alle mie spalle, la sagoma di mia madre mentre dà un’ultima occhiata ai capelli, e finalmente tutti pronti per andare; inventeremo la solita scusa del passaggio a livello chiuso, per giustificare il ritardo e, come sempre, gli altri ci guarderanno annuendo, fingendo di credere alla nostra frottola.
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime3/2/2010, 10:57

Un bel paesaggio davvero, anche dell'anima. Sa proprio di domenica, di "brusio di vita", di moti al cambiamento (se non altro nel sentire) e della loro pigrizia, di pensieri sparsi...
Ci sono diverse ingenuità stilistiche: ridondanze, ripetizioni, imprecisioni e simili, ma ciò che conta è che il brano racconta e si fa partecipare, con immagini assai centrate (e non era facile, data l'impalpabilità del tema).
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Luca Curatoli
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime4/2/2010, 10:22

Com’è vivo quest’oggi lui, al pari di ogni altra persona catturata dal mio sguardo

parto da qui per una lettura appena disturbata da una scrittura altalenante, dalla mobilità dello sguardo... che tutto raccoglie e insegue, avvicinando cose lontane e allontanandone altre fin troppo quotidiane. lavoro da artisti si direbbe (non certo di quella razza che gioca a fermare il tempo per sé stesso, trovandosi poi vittima di un incantesimo...), eppure questa energia occorerrebbe a tutti, magari solo un giorno, la domenica ad esempio, quando si pensa di non lavorare. una pagina molto "animata", come si suol dire di una cartolina con molte persone. anche se la cartolina diventa immagine di un illusorio possesso. la vita è altro
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime5/2/2010, 09:30

Sembra di esserci, ha dipinto un quadro delicato e sereno. Non tutti sanno guardare e apprezzare una giornata, i più si alzano, ingoiano tre maritozzi ed un caffè e vanno. Dove non si sa.

Le forme prospicienti, invece mi lasciano sorridere: prospicienti a che? certamente volevi dire prosperose o provocanti. Smile)
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime5/2/2010, 15:12

Giuseppe Buscemi ha scritto:
Un bel paesaggio davvero, anche dell'anima. Sa proprio di domenica, di "brusio di vita", di moti al cambiamento (se non altro nel sentire) e della loro pigrizia, di pensieri sparsi...
Ci sono diverse ingenuità stilistiche: ridondanze, ripetizioni, imprecisioni e simili, ma ciò che conta è che il brano racconta e si fa partecipare, con immagini assai centrate (e non era facile, data l'impalpabilità del tema).
Ciao e grazie dell attenzione prestata al mio pezzo. T sarei grato se mi segnalassi le ingenuità stilistiche e le imprecisioni, le ridonzande e le ripetizioni le avevo già notate.
Mi interessa migliorarmi, per questo ti chiedo di spiegarmi meglio; non mi accontento (anche se mi fa piacere ovviamente) che il brano riesca a rendersi partecipe.
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Massimiliano Procellaria
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime5/2/2010, 15:23

Luca Curatoli ha scritto:
Com’è vivo quest’oggi lui, al pari di ogni altra persona catturata dal mio sguardo

parto da qui per una lettura appena disturbata da una scrittura altalenante, dalla mobilità dello sguardo... che tutto raccoglie e insegue, avvicinando cose lontane e allontanandone altre fin troppo quotidiane. lavoro da artisti si direbbe (non certo di quella razza che gioca a fermare il tempo per sé stesso, trovandosi poi vittima di un incantesimo...), eppure questa energia occorerrebbe a tutti, magari solo un giorno, la domenica ad esempio, quando si pensa di non lavorare. una pagina molto "animata", come si suol dire di una cartolina con molte persone. anche se la cartolina diventa immagine di un illusorio possesso. la vita è altro
già, è solo un illusorio possesso di quanto sta intorno...ma almeno la domenica mattina, esagero con gli slanci megalomani e sottopongo tutto e tutti (quasi) alla mia attenzione ;-)
Anche a te chiedo gentilemnte, di spiegarmi cosa intendi per scrittura appena disturbata?
Eccessivo andare con trppa facilità da un situazione, da un personaggio all'altro?
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime5/2/2010, 15:29

Rita Paleari ha scritto:
Sembra di esserci, ha dipinto un quadro delicato e sereno. Non tutti sanno guardare e apprezzare una giornata, i più si alzano, ingoiano tre maritozzi ed un caffè e vanno. Dove non si sa.

Le forme prospicienti, invece mi lasciano sorridere: prospicienti a che? certamente volevi dire prosperose o provocanti. Smile)
Ciao anche a te Rita.
Si, in effetti "prosperose" sarebbe stato più corretto; ma in quel momento le immaginavo appunto prospicienti, sporgenti, verso un "davanzale di sensualità" nonchè verso le mie mani Razz
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime5/2/2010, 16:07

Massimiliano Procellaria ha scritto:
Rita Paleari ha scritto:
Sembra di esserci, ha dipinto un quadro delicato e sereno. Non tutti sanno guardare e apprezzare una giornata, i più si alzano, ingoiano tre maritozzi ed un caffè e vanno. Dove non si sa.

Le forme prospicienti, invece mi lasciano sorridere: prospicienti a che? certamente volevi dire prosperose o provocanti. Smile)
Ciao anche a te Rita.
Si, in effetti "prosperose" sarebbe stato più corretto; ma in quel momento le immaginavo appunto prospicienti, sporgenti, verso un "davanzale di sensualità" nonchè verso le mie mani Razz



Ah si eh, ti piace la prospicienza! buongustaio! domenica mattina 503325
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime6/2/2010, 21:45

Rita Paleari ha scritto:
Massimiliano Procellaria ha scritto:
Rita Paleari ha scritto:
Sembra di esserci, ha dipinto un quadro delicato e sereno. Non tutti sanno guardare e apprezzare una giornata, i più si alzano, ingoiano tre maritozzi ed un caffè e vanno. Dove non si sa.

Le forme prospicienti, invece mi lasciano sorridere: prospicienti a che? certamente volevi dire prosperose o provocanti. Smile)
Ciao anche a te Rita.
Si, in effetti "prosperose" sarebbe stato più corretto; ma in quel momento le immaginavo appunto prospicienti, sporgenti, verso un "davanzale di sensualità" nonchè verso le mie mani Razz



Ah si eh, ti piace la prospicienza! buongustaio! domenica mattina 503325
DIciamo che in quel momento si, mi piaceva la prospicienza Wink
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Giampiero Pieri
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime6/2/2010, 22:27

Stile pittorico il tuo, fatto di pennellate precise riunite a formare quadro naif. La lettura è piacevole, ma a volte si inceppa sui riferimenti ai soggetti non sempre immediatamete intuibili in prima battuta. Qualche dettaglio appare talvolta come una didascalica puntualizzazione di qualcosa che hai già detto, o fatto intuire al lettore, togliendo il gusto dell'effetto visivo che avevi già creato (un po' come al cinema quando qualcuno che conosce già il fil anticipa le battute, o commenta la scena appena vista).
Dal particolare più minimo riferito all'ambiente, ai legami intuiti, e poi suggeriti, che legano i personaggi, la tua tendenza a notare tutto la fa però da padrona riuscendo ad arricchire questa "oziosa mezzora a festa vestita".
P.
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Massimiliano Procellaria
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MessaggioTitolo: Re: domenica mattina   domenica mattina Icon_minitime8/2/2010, 21:44

Giampiero Pieri ha scritto:
Stile pittorico il tuo, fatto di pennellate precise riunite a formare quadro naif. La lettura è piacevole, ma a volte si inceppa sui riferimenti ai soggetti non sempre immediatamete intuibili in prima battuta. Qualche dettaglio appare talvolta come una didascalica puntualizzazione di qualcosa che hai già detto, o fatto intuire al lettore, togliendo il gusto dell'effetto visivo che avevi già creato (un po' come al cinema quando qualcuno che conosce già il fil anticipa le battute, o commenta la scena appena vista).
Dal particolare più minimo riferito all'ambiente, ai legami intuiti, e poi suggeriti, che legano i personaggi, la tua tendenza a notare tutto la fa però da padrona riuscendo ad arricchire questa "oziosa mezzora a festa vestita".
P.
Grazie per questa precisa recensione, cercherò di farne tesoro.
Per quanto riguarda i particolari si, mi piace indugiarci, anzi mi verrebbe di farlo ancora più marcatamente, credo possa aiutare a meglio calarsi nel racconto, ma spesso ci rinuncio, temendo che i troppi particolari possano tediare chi legge.
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