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 Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno)

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Carlo Bodeleri
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Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno) Empty
MessaggioTitolo: Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno)   Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno) Icon_minitime19/10/2010, 08:23

Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno)


Il 2 Aprile 1830, il poeta e filosofo Giacomo Leopardi, decide di accettare l’aiuto economico di due suoi amici/ammiratori di Firenze, Pietro Colletta e Gian Pietro Viesseux.
“ Dal prossimo Aprile – scriveva il Colletta il 23 Marzo – possiamo mettervi a disposizione diciotto francesconi al mese per un anno.
Voi non saprete a chi rendere. Nessuna legge vi è imposta “.
Per non umiliarlo, Leopardi non avrebbe mai saputo chi era l’autore di quel prestito vitalizio e avrebbe potuto considerare quei denari come un dono venuto da mani sconosciute.
Scriveva ancora il Viesseux il 24 Marzo:
“ Venite dunque, mio buon amico, il più presto che potete:noi vi aspettiamo a braccia aperte”.
Era la fine di un incubo: finalmente Giacomo poteva uscire dal palazzo- galera di suo padre, nello sperduto borgo natio di Recanati.
Il 2 Aprile, pertanto, informato suo padre Monaldo, suo protettivo quanto ansiogeno carceriere, Leopardi rispose a Colletta:
“Accetto quello che mi offrite e lo accetto così volentieri, che non potendo ( come sapete a causa di una mia recente infermità) scrivere molto, e poco potendo dettare ad altri, differisco il ringraziarvi a quando lo potrò fare a viva voce, e sarà presto.
Per ora vi dirò solo che la vostra lettera, dopo sedici mesi di notte orribile, dopo un vivere quale Iddio scampi i miei peggiori nemici, è stata per me come un raggio di luce, più benedetto che non il primo barlume del crepuscolo nelle regioni polari”.

Il 30 Aprile 1830,Leopardi se ne andava per sempre da Recanati.

Autunno 1830,Firenze. Siamo a Villa Il Ventaglio dei Conti Gamba Castelli.
Qui è ospite Giacomo Leopardi insieme ai suoi ‘ amici di Toscana’, tra cui il suo miglior amico/confidente Antonio Ranieri, un giovane letterato napoletano, alto, bello e biondo;una persona dinamica e avventurosa, in esilio per attività politiche sovversive dal Regno delle Due Sicilie.
E’ una giornata di sole,col cielo terso,sereno,di un radioso azzurro pastello.
Antonio e Giacomo si trovano nella grande biblioteca al piano superiore della Villa; il Ranieri è intento a leggere una gazzetta del giorno e Giacomo a scrivere su delle carte ingiallite.
Antonio sbadiglia e si stiracchia di continuo.
Si rivolge sbadigliando all’amico:
“ Allora Giacomo, non vuoi uscire a fare due passi,in una giornata così bella?”
“ Grazie no, Ranieri.
Vorrei rivedere e limare le mie ultime poesie e poi, forse, leggere qualche pagina”.
“Ma non hai ancora letto abbastanza,nella tua vita, ranavuottolo mio!”
“ Credo che non si legga mai abbastanza.
In realtà, Totonno, noi non sappiamo niente, non siamo nulla e non abbiano niente di sicuro in cui sperare. Possiamo solo ricercare, ascoltare, leggere…”
“ Va buò, come vuoi, ma guarda che la Marchesina Fanny Gamba Castelli,mi chiede spesso di te…”
“ Se il solito screanzato! Mariuolo!”
“ Scherzo, amico mio. Ci vediamo, adesso vado un po’ a sgranchirmi gli omeri, nel grande parco all’inglese. A dopo.”

Così Giacomo resta solo nell’enorme biblioteca, a meditare davanti a scaffali colmi di libri.

“ Quante pagine scritte e dimenticate.
Chissà se le mie avranno una sorte diversa, o saranno dimenticate come le poesie di questo…-estrae un libricino rosso dallo scaffale – Saverio Brancinelli, chissà chi era?”
Dal libro si sfila un biglietto ripiegato. Giacomo lo apre, lo distende sul tavolo e lo legge:
‘ Fatelo oggi, durante la cavalcata del mattino.
Il domani sarà nostro’.
Si siede e legge mentalmente la poesia,nella pagina dove si trovava lo strano messaggio.
Si ferma e prima dà un’occhiata al titolo della raccolta poetica:
“ Carmi ispirati durante la visita al Parco all’inglese di Villa il Ventaglio”.
Che titolo impegnativo e alquanto esteso, ironizza tra sé Giacomo.


“ In quella petrosa altura
sotto la rinfrescante ombra
della grande quercia
che stormisce lieve,
un lago cheto
v’è,che adombra
tutta la brama
dei miei desideri”.

“Dio mio, sono versi orribili! Ma…l’inchiostro è seccato da poco, questo messaggio è stato scritto di recente, è chiaro.
Io provo come un senso di pericolo, di paura…”

Spaventato Leopardi esce dalla biblioteca e incrociato un domestico, chiede trafelato del Signor Ranieri.

“E’ uscito fuori nel parco all’inglese, Signor Conte. Proprio un attimo fa.”
“Vi prego, potete andare a cercarlo e dirgli di venire subito da me in biblioteca, con sollecita urgenza?”
“Sarà fatto immediatamente, Signor Conte.”

Siamo di nuovo in biblioteca.
Arriva, con un filo di fiatone, il Ranieri.

Eccomi Giacomo, che succede? Stai poco bene?”
Leopardi è seduto al tavolo, con la testa tra le mani.

“ Maledizione Antonio, poco fa ho trovato uno strano biglietto in questo libro di poesie,e ora è sparito!”

In breve Giacomo mette al corrente l’amico del ritrovamento del biglietto e del suo inquietante contenuto.

“T’assicuro che era qui a pagina trenta,pochi minuti fa, ben ripiegato e ancora quasi fresco di scrittura, e qualcuno l’ha trafugato!”

Scuotendo la testa,Antonio s’alza e appoggiata una mano sulla spalla destra dell’amico lo rassicura:
“ Ma sai com’è, Giacomo, voi poeti sognate troppo.
Lascia perdere queste tristi fantasie. Piuttosto ti comunico una bella notizia, la Marchesina Fanny Gamba Castelli,ti aspetta con impazienza giù nella saletta degli ospiti per conferire con te.
Te l’ho già detto, dall’insistenza con cui mi chiede di te e della tua opera, deve essere una tua fervente ammiratrice.
Perciò, mettiti in ordine e vai a farle compagnia, piuttosto che stare tutto il santo giorno rinchiuso nelle tue profonde cogitazioni!”
“Ma…”
“Niente ma, preparati e corri subito da lei.
Ci vediamo dopo, nel parco:anch’io devo riprendere le mie liete conversazioni con alcune Signore, alquanto generose di complimenti nei miei confronti.
A proposito, Giacomo: il parco è stupendo, devi venire a passeggiare quanto prima, è uno spettacolo.
Ci sono grotte, ruscelli, alberi secolari e delle rovine greco-romane con un finto tempietto che sovrasta sopra una piccola altura.
E sotto c’è un meraviglioso laghetto verde, in cui guizzano carpe e cavedani.
A dopo ,mio ranavuottolo!”

Circa mezz’ora dopo,Leopardi sta sorseggiando una tazza di buon the scuro,mentre discorre amabilmente con la Marchesina Fanny.

“ E’ un piacere riuscire a parlare finalmente con voi, Conte Leopardi…”
“ Non mi chiami Conte, vi prego, ma solo Giacomo.”
“ Come volete, dicevo…ah, sì, davvero volete passare tutta la vita chino sui libri?
Perché non vi fate una bella cavalcate con noi, alle rovine greco-romane, nel nostro vasto parco all’inglese?
“Temo di non essere un buon cavaliere, Fanny. Purtroppo,per costituzione naturale, ho delle serie limitazioni fisiche.”
“E’ davvero un peccato. Mi sarebbe tanto piaciuto cavalcare insieme con voi,per riuscire a guarire quell’aria malinconica che avete, e che tanto somiglia alla mia.”
“Più che malinconia, il mio è una specie di tedio,una noncuranza verso ogni cosa che nasce dall’aver troppo sofferto.”
“Capisco, mi sembra anche che trasmettete una grande forza di sopportazione.
Comunque, noi ci stiamo preparando per uscire con un gruppo di cavalieri, per una bella gita all’aria aperta.
Vi ripeto: volete venire?”
“ E chi saranno i vostri accompagnatori?”
“ Ci sarà il Duca Consalvo Bestetti e ovviamente mio marito il Conte Gianfranco;poi il professor Ballardi, vostro fervente estimatore, il senatore Balbo e naturalmente il vostro caro amico Antonio Ranieri, sottratto per qualche ora alle continue attenzioni delle Signore ospiti in villa!”

In quel mentre, irrompe spalancando la porta della saletta un giardiniere, con un fare impetuoso e oltremodo deciso.
Giacomo nota i suoi stivali infangati che insozzano il bel tappeto persiano,aperto sul pavimento.

“ Gianni, che modi sono questi d’irrompere, mentre sono impegnata in un lieto conversare con questo gentiluomo.
E quegli stivali!
Quanto volte ti ho detto di toglierli, prima di comparire al mio cospetto!”
“Mi scusi, Signore Marchesa, non si ripeterà più.
Venivo solo ad avvisarla che tutto è pronto.”

Giacomo nota che tra la Marchesina e l’uomo di fatica corrono degli sguardi inconsueti, taciti e carichi d’intesa.

“Bene, bene, andate ora”,intima la Marchesina con un gelido comando della mano.

Bruscamente,Fanny s’alza d’impeto dalla poltrona su cui è seduta e si congeda, mal celando fretta e pensieri nascosti:

“Vado a prepararmi per la cavalcata,Giacomo. Vi lascio ai vostri libri, suppongo?”
“Esatto, Fanny.”

La Marchesina esce dalla saletta con passo veloce.
Leopardi si ritira in biblioteca e ripensa a quella donna dallo sguardo glaciale; bella, prosperosa e altera, che vede dalla finestra al secondo piano, raggiungere con passo deciso, da militare, gli altri compagni di gita.
Rivede mentalmente, come è sua abitudine, le informazioni su di lei che quel curiosone nato di Antonio gli ha fornito,pochi giorni fa.
Fanny Ronchivecchi, nata a Firenze,ha sposato in prime nozze il Conte Gianfranco Gamba Castelli, facoltoso quanto noto medico e botanico, di sedici anni più anziano di lei.
Ama molto recitare la parte della donna malinconica e solitaria; finge di conoscere le mie opere,ma ne ha solo un’infarinatura superficiale per far colpo sull’interlocutore,usando alcune massime della mia filosofia.
Ogni tanto si ricorda di sospirare e dice di “essere fatta più per soffrire in questa valle di lacrime che per godere”.
Io invece sento che la sua anima profonda è dura e molto energica e determinata, anche nel sapersi atteggiare a quello che non è.

Perso nelle sue meditazioni, Giacomo sente che sotto la finestra della biblioteca, sta per partire l’allegra e festante brigata di cavalieri e gitanti.

Passano alcune ore, e mentre Giacomo sta riposandosi gli occhi n camera sua, nella Villa riecheggia un terribile urlo:

“Soccorso! Soccorso!”

E’ la voce forte del Ranieri che sta tornando al galoppo verso l’entrata della Villa.
Giacomo si precipita giù immediatamente,ed esce nei pressi dell’entrata principale.
“Presto! Chiamate un medico e i Carabinieri! Il Conte Gianfranco è stato ritrovato annegato, nel laghetto sotto le rovine”.

Subito i servi e gli uomini di fatica della Villa, insieme a un dottore ospite, accorrono verso il luogo della disgrazia.
Anche Giacomo li segue, con la sua andatura più lenta,per via del suo fisico non proprio atletico.
Dopo una quarantina di minuti di cammino tra ruscelli e alberi secolari, eccolo arrivare sul luogo dell’incidente, la spiaggia di un laghetto che s’estende sotto un’altura.
Questo è quanto si presenta agli occhi del Leopardi.
Una collinetta di circa trenta metri di altezza, su cui sovrasta un’antica, enorme quercia e dei resti archeologici di stile greco-romano, per la precisione un tempietto fatto con marmi bruni e sbrecciati, più una sceneggiatura posticcia che architettura artistica, messa su da alcuni muratori della zona.
Sulla spiaggia, con Antonio e ad alcuni inservienti della Villa è già presente sulla scena del tragico ritrovamento, il Capitano in prima dei Carabinieri Reali del Granducato di Toscana,giunto di gran carriera al galoppo insieme con alcuni sbirri alle sue dipendenze.
Mentre stava per raggiungere il lago, Giacomo li ha visti raggiungerlo e sorpassarlo per essere ora lì, già in azione.
Sul bagnasciuga è riverso con il volto rivolto nell’acqua,il corpo privo di vita del Conte Gamba Castelli e ,poco distante, la carcassa del suo cavallo, circa a una decina di metri.
Giacomo s’avvicina ad Antonio e al Capo dei Gendarmi che stanno dialogando vivacemente.

“Ah, Giacomo, lascia che ti presenti il Capitano in prima Fantoni dei Carabinieri Reali del Granducato”
“Voi siete il noto poeta e filosofo dei “Canti”, il Conte Leopardi?”
“ Se voi mi ritenete tale, Capitano…”
“ Sicuro! Piacere di conoscervi.
Allora, Ranieri, stavamo dicendo…sì, il Conte Gianfranco, come ci hanno testimoniato alcuni inservienti del parco all’inglese, amava ogni giorno cavalcare su quell’altura,per fermarsi vicino al tempietto e alla quercia e dominare dall’alto tutti i suoi possedimenti.
S’è inerpicato a cavallo, lungo il largo sentiero laterale ed è arrivato in prossimità della grande quercia, e ,probabilmente, per qualche motivo che ancora non sappiamo il suo cavallo si è imbizzarrito ed è precipitato, insieme al povero Conte, qui sulla costa del laghetto.
Per conseguenza della caduta il Conte deve essere svenuto, o quasi certamente, è deceduto per qualche frattura letale.
Tra poco arriverà il medico legale che saprà confermarci o no una rottura dell’osso del collo, credo.
Ehi, Signor Ranieri, ma dove sta andando il vostro amico?”

Mentre il Capitano stava ragionando del caso,Giacomo s’era staccato dalla loro compagnia e prima aveva esaminato la carcassa del cavallo,infastidendo non poco il Capitano Fantoni e poi aveva cominciato a risalire il sentiero laterale che portava alle rovine.

“Lasciatelo fare, Capitano, sa i poeti hanno una fantasia fervida che non li lascia mai in pace, e vedono fantasmi dappertutto.
Concordo pienamente con la vostra ricostruzione, comunque.
Non può essere andata altrimenti.
Che tragedia, che iniqua e assurda disgrazia…”.

In quel momento, sbalorditi i due uomini vedono il Leopardi ridiscendere il sentiero con grande fretta, agitando nel pugno chiuso un pezzo di legno bruciacchiato.

“Antonio! Signor Capitano! Guardate cos’ho trovato!”

S’avvicina ansimando ad Antonio e al Capitano.

“Calma, Conte Leopardi, prenda fiato e ci spieghi dove ha trovato quella torcia combusta”
“ Signori, questa non è una sventura imposta dal Destino cieco, di cui parlo spesso nelle mie opere, stavolta stiamo parlando di un delitto!”
“ Come? Si calmi e si spieghi meglio, Leopardi.”
“ Capitano, avete la cortesia di venire con me vicino alla carcassa del cavallo?”

I tre uomini s’avvicinano alla povera bestia.

“ Osservate quella bruciatura sulla natica destra del povero animale. Notate il pelo del manto tutto annerito e strinato, e la carne ricoperta di bolle causate da un’evidente ustione?”
“ E’ proprio vero, Capitano” osserva il Ranieri.
“ Ebbene Capitano Fantoni, affermo con sicurezza che questa fiaccola spenta che ho rinvenuto dentro le rovine del tempietto diroccato,è stata la prima mossa di questo iniquo delitto che si è consumato sotto i nostri occhi.
Qualcuno che ben conosceva le abitudini del Conte, ha atteso il suo arrivo su questa altura e ha bruciato le terga di questa bestia sfortunata, facendola orribilmente precipitare insieme al suo cavaliere di sotto!”
“ Badate bene a quello che dite, Conte! Questo non è un gioco letterario!” esclama sorpreso il Capitano.
“ E’ vero, talvolta mi faccio prendere dall’immaginazione, quando godo delle sensazioni dell’indefinito, come quelle di una torre solitaria che avvisto stagliarsi in una vasta pianura o come il canto di un villano che torna dagli orti e si spegne gradatamente in lontananza,ma ora sono perfettamente lucido.
Ascoltatemi: qualcuno –e detto tra noi, credo di sapere chi è -, dopo che lassù il suo complice ha procurato col fuoco la fatale caduta al cavallo e al suo cavaliere, ha assalito il Conte, che forse era solo ferito o forse già moribondo –non possiamo saperlo-;l’ha afferrato per i vestiti, l’ha trascinato sul bagnasciuga e l’ha affogato con turpe violenza, come potete vedere da quei segni di trascinamento mal cancellati, di fretta e di furia.
“ Questo è indubitabile, Conte, l’ho ben notato anch’io. Proseguite nel vostro interessante ragionamento.”
“ Bene. Inoltre, vedete quel fango rossiccio,vicino ai solchi lasciati dal trascinamento mal occultato?
Ebbene non è della stessa natura della sabbia di questo suolo, ma come potrete facilmente costatare, -se come credo andrete a fare un sopraluogo vicino alle rovine-,è corrispondente a quel speciale terriccio di riporto che è stato messo come materiale di consolidamento, a sostegno delle fondamenta del finto tempietto greco-romano.
E affermo che questo terriccio dal tipico color rossastro, che indica una grande concentrazione di ferro, lo potrete trovare su un prezioso tappeto persiano, nella saletta degli ospiti della Marchesina Fanny Gamba Castelli.
“Leopardi, ma voi siete impazzito!”sbotta il Capitano Fantoni.
“Accusate apertamente la Marchesina Fanny, nobildonna stimata in tutta Firenze e ben nota per la sua filantropia e opere di misericordia, d’aver ucciso il marito!
Ma che ne sapete voi, un poeta, di queste brutte faccende della vita vera! Vi ripeto, badate bene a come parlate!”
“ Aspettate Capitano” s’intromette il Ranieri,”capisco che la fantasia del Conte Leopardi possa sembrare oltremodo fervida e sconclusionata, ma terminiamo di ascoltare le ultime conclusioni del suo ragionamento.
Ritengo che il Conte abbia degli elementi che possono rilevarsi molto utili per sciogliere l’enigma di questo terribile accaduto.”
“E sia, Ranieri, voi siete molto conosciuto nella cerchia nobiliare di Firenze e vi presterò fiducia. Proseguite quindi, Conte Leopardi.
Mi spieghi la sua teoria e mi fornisca qualcosa di più concreto su cui investigare.
La fiaccola potrebbe essere stata usata da un operaio del parco e poi dimenticata.
Comunque, ho già ordinato che nessuno dei lavoratori lasci la Villa fino a mio nuovo ordine e presto li farò interrogare dalle mie guardie.
La bruciatura sulla parte posteriore del cavallo può essere avvenuta anche in un altro modo e i movimenti fatti dall’animale in agonia o dallo stesso Conte ferito, potrebbero spiegare il trascinamento.
Per quanto riguarda il terriccio…Appuntato Marchionni!

Il Capitano Fantoni, richiama un suo attendente che sta perlustrando il perimetro del lago.
“ Agli ordini, Capitano!”.
“Prenda un uomo, e vada a costatare se trova del fango rossiccio sul tappeto persiano della saletta degli ospiti, al pian terreno della Villa Ventaglio.”
“ Subito, Capitano.”
“ Ah, prima salga su quell’altura e prelevi un pezzo dello stesso fango nelle prossimità del tempietto,come prova di comparazione.”
“Sarà fatto, con permesso.”
“ Bene,Conte Leopardi, ma non crediate che questi indizi possano bastare per far condannare una donna influente e potente come la Marchesina Fanny Ronchivecchi.
Se non troviamo delle prove schiaccianti , i giudici del Tribunale del Granducato ci rideranno in faccia!”

Giacomo estrae dal taschino del suo soprabito verde, dal bavero alto, un foglietto ripiegato.
“ Eccola qua, Capitano Fantoni, la prova che cercate viene dalla mia memoria acutissima.”
“ E’ vero Capitano” interloquisce il Ranieri,”Giacomo ha avuto dalla natura la straordinaria facoltà di riuscire a ricordarsi un intero volume appena letto, è una capacità ben nota e riconosciuta da tutto il nostro ambiente letterario.”
“ Buon per lui. E ditemi, cosa c’è scritto?”
“ Prima di rivelarvi volentieri quello che c’è scritto, vi chiedo la pazienza di stare ad ascoltare un piano d’azione che ho escogitato per provocare negli assassini una forte reazione emotiva, che permetterà di smascherarli e assicurarli alla giustizia.”
“ Adesso vi rivelate anche uno spericolato uomo d’azione! Siete davvero sorprendente, Conte, ma ormai m’avete conquistate.
Favoritemi i vostri pensieri, Leopardi.”

In breve Giacomo riassume al Capitano gli eventi di quella giornata: il ritrovamento del libretto di scadenti poesie e il messaggio scritto di fresco nascosto in una data pagina.
Giacomo lo sfila di tasca e lo mostra al Capitano.
Poi mostra il testo del messaggio, ricostruito dalla prodigiosa memoria del Leopardi; infine racconta della sparizione misteriosa dello stesso biglietto, mentre lui stavo cercando di mettersi in contatto col Ranieri.

“ Comincio a credere nelle vostre buoni ragioni, Conte Leopardi.
E ora sono pronto ad ascoltare il vostro piano.
A proposito, state bene, vedo che vi tremano le mani.”
“Niente di grave, sono sensibile all’umidità intensa di questo luogo e probabilmente, anche dalla malvagità che si sprigiona dallo stesso.
Allora, Capitano vi chiedo due operazioni.
Questa sera chiederete alla Marchesina Fanny di far servire una frugale cena per queste persone, che trovate elencate in quest’altra carta che ho compilato per voi.”
“Bene, siete ottimamente organizzato.
“ Poi, Capitano, chiederete alla Marchesina di farmi recitare in pubblico una mia nuova poesia, per commemorare l’onore del defunto Signor Conte.
Dovrete chiederlo con autorità ma anche facendo in modo che la stessa niente sospetti.”
“ Capite che questa è una richiesta non molto opportuna, date le luttuose circostanze, ma sarà fatto anche questo.”
“ Un ultimo dettaglio operativo,Capitano, se permettete: fuori dalla sala da pranzo farete appostare quattro dei vostro meglio Carabinieri Reali, in modo da far scattare la rete che stiamo approntando per acciuffare i nostri sospettati.”
“ E’ tutto Conte Leopardi? Devo dire che una mente brillante come la vostra sarebbe molto utile a noi Carabinieri. Mi complimento.”
“ La ringrazio, ecco quindi come mi comporterò stasera.”

Giacomo s’avvicina cauto all’orecchio destro del Capitano, e mentre sussurra gli ultimi particolari del suo piano, l’Ufficiale annuisce sorridendo.

“Bene, Conte, ora tutto è chiaro. Ci vediamo stasera a cena e metterò in moto tutte le mosse che avete suggerito per far scattare la trappola.
Ecco che stanno arrivando il medico legale e i barellieri, oltre a due di beccai che dovranno purtroppo macellare sul posto quella povera bestia.
Vi devo congedare, Signore, perché come vedete ho molto da fare.
A stasera, pertanto…ah, Conte Leopardi…”
“Ditemi, Capitano Fantoni.”
“Speriamo che la vostra teoria non si riveli una di quelle bolle di sapone che spesso scoppiano nella mente di voi poeti, perché sto mettendo a rischio per voi la mia onorata carriera, e ve lo voglio dire con estrema franchezza, anche voi rischiate un brutto soggiorno nelle galere del Granducato di Toscana.”
“Non temete Capitano, abbiate fiducia. A stasera.”

Dopo le indagini di rito, il Capitano autorizza il trasporto della salma del Conte Gamba Castelli al pian terreno di Villa Ventaglio, per essere preparata e composta nella camera ardente.
A sera, nel cielo oscuro si leva una radiosa Luna piena che illumina cl suo fatato, indiretto chiarore la Villa e l’ampio parco circostante.
Intanto, in sala da pranzo, il Maggiordomo annuncia che la cena sta per essere servita.
Le persone selezionate con cura dal Capitano Fantoni e dalla Marchesina Fanny, prendono posto a tavola, in silenzio.
La cena prende inizio con una minestrina di verdura molto leggera.
Il clima è mesto e carico di un invisibile dolore.
Finita la prima portata la Marchesa Fanny Ronchivecchi, s’alza dal suo posto e guadagna il centro della sala da pranzo per annunciare:

“Signore e Signori, non credo di mancare di rispetto alla memoria di mio marito, ne sono certa,se chiedo al Conte Leopardi, illustre poeta nostro amico, di recitarci una sua poesia in onore del Conte Gianfranco Gamba Castelli.”

Vestita di velluto nero, la folta chioma nero corvino raccolta in una crocchia sotto una velina nera di pizzo, la Marchesa colpisce gli astanti per il lampo gelido dei suoi occhi, quasi una scintilla di stella che precipita nella notte lasciando una scia luminescente.
Il Leopardi avanza nel centro della sala e si pone a fianco di Fanny:
“ Ogni vostro desiderio è un ordine, Marchesina.
Reciterò quindi, in onore del Signor Conte iniquamente scomparso, una mia ultimissima poesia.”

Giacomo sfila dal taschino del suo soprabito verde, un biglietto molto simile nell’aspetto a quello da lui ritrovato nel mattino di quella lunghissima giornata, in biblioteca.
Nella sala non vola una mosca, il silenzio è totale.


“ In quella petrosa altura
sotto la rinfrescante ombra
della grande quercia
che stormisce lieve,
un lago cheto
v’è,che adombra
tutta la brama
dei miei desideri”.

Improvvisamente Fanny diventa tutta rossa in volto e sembra barcollare, in procinto di svenire…

“Vogliate scusarmi...” dice quasi balbettando, con una mano che le copre il volto, ed esce con passo però decisamente fermo dalla sala.
Simultaneamente si alzano dai loro posti, Gianni, il giardiniere Capo del Parco e Paolo, suo fratello e fido aiutante.

“Marchesina, dove andate…” implora il Leopardi verso la fuggitiva Fanny, “forse non apprezzate i miei versi?”

Nel frattempo il giardiniere fa per avventarsi, con un pugno alzato, su Leopardi, ma è prontamente bloccato da un agile salto dell’aitante Ranieri, che lo placca e lo sbatte sul pavimento,dove iniziano una furiosa colluttazione.
Contemporaneamente irrompono nella sala il Capitano Fantoni e tre gendarmi di rinforzo, mentre se ne intravede un quarto che sta mettendo in ceppi i polsi della Marchesina Fanny, nella sorpresa generale.
Paolo, il fratello di Gianni, subisce subito la stessa sorte.
Mentre suo fratello è messo in catene, il giardiniere è bloccato, non senza fatica.
Si dimena e picchia come un ossesso, ma alla fine con possenti colpi di calcio di fucile è ricondotto alla ragione.
Mentre è bloccato a terra da tre uomini,prende a imprecare in direzione di Giacomo:

“Dannato gobbo, se ti metto le mani addosso, ti faccio sputare dal sangue della gola tutta quella tua aria da saccente letterato!”

Il Capitano Fantoni s’avventa sull’uomo e lo colpisce con un violento manrovescio, rompendogli probabilmente il setto nasale.

“Tacete! Voi siete un assassino e non avete diritto alcuno di fiatare!
Legatelo!
E ora Conte Leopardi, vogliate gentilmente spiegare a tutti i convenuti i recenti avvenimenti.
Voglio che tutti voi, Signore e Signori, sappiate che è grazie all’acume del Conte Leopardi, se la tremenda sciagura che ha colpito questa Villa è stata spiegata e dipanata in modo brillante.

“Grazie capitano ma credo che la verità sia sotto gli occhi di tutti voi, Signore e Signori.
Il male che io chiamo nelle mie opere “il poter ascoso/che a comun danno impera” è spesso e volentieri banale e visibile, per uno sguardo attento, davanti al naso di tutti.
Questo di cui vado a parlarvi è proprio un mistero alla luce del giorno, e quindi non ho molto da riferirvi.
Il giardiniere Capo Gianni è da qualche tempo l’amante della Marchesina Fanny.
Un guardiacaccia del parco è stato involontario testimone di un loro incontro amoroso e ne ha già riferito al Capitano.
Fu lei stessa pertanto,che ben conosceva l’abitudine del marito di contemplare le sue proprietà dall’alto delle rovine sopra il lago,a riferire tramite un biglietto occultato tra le pagine di quella scadente poesia che vi ho appena recitato, l’arrivo del marito, dopo l’odierna cavalcata mattutina, sull’altura, luogo dove è cominciata la dinamica del delitto.
Nascosto nel finto tempietto, Paolo, il fratello di Gianni ustiona con una torcia le terga del cavallo che precipita col povero Conte sulla spiaggia del laghetto.
Qui, con inusitata crudeltà, Gianni è in agguato,e afferra il Conte dopo la tragica caduta e lo annega nel lago,con la feroce determinazione del suo odio e della sua cupidigia.
Il medico legale del Capitano ha escluso che il Conte fosse morto sul colpo per le conseguenze del criminale attentato subito sull’altura.
E’ ovvio, in conclusione, che a breve il Gianni sarebbe diventato il nuovo Conte e che la Marchesina avrebbe ereditato tutte le sostanze della facoltosa famiglia Gamba Castelli.
Questo è quanto, Signore e Signori.”

Intanto Fanny è stata tradotta nella sala da pranzo, dal gendarme che l’ha arrestata.

“Avete qualcosa da aggiungere, Marchesina?” le intima il Capitano Fantoni.

Fanny lo guarda con la sua immancabile espressione algida e altera.

“Gianni ed Io non potevamo parlarci in questa Villa, per non dare sospetti.
Mi era sembrato che un biglietto messo in un libro polveroso, fosse abbastanza sicuro…e invece quel maledetto sciancato, poeta da strapazzo!” dette queste parole con rabbia, inferocita fa per avventarsi con le unghie verso il volto di Leopardi, ma il Carabiniere che la tiene in catene la blocca rapidamente serrandole le braccia con una rude stretta.

“ Appuntato Marchionni, portatela via!”

La donna mentre si divincola continua a imprecare ormai fuori di sé.

“Maledetto poeta, potessi cavarti gli occhi!
Tutto sembrava riuscito alla perfezione, se non fosse stato per te, gobbo tisico! Ma tanto ti resta poco da vivere, e sarò la prima a seguire il tuo funerale!Ahahahahaha!”

Un sonoro ceffone del Capitano, interrompe la risata isterica della mandante del turpe omicidio.
Un rivolo di sangue le cola dal naso, mentre l’Appuntato Marchionni con un fazzolettone la imbavaglia e la porta fuori dalla sala.

“Tacete, assassina! Vergognatevi di parlare così di una grande persona come il Conte Giacomo Leopardi!”

Mentre i tre omicidi sono portati nel giardino della Villa, per essere caricati sulle carrozze dei Carabinieri Reali e portati nelle galere del Granducato, Leopardi viene complimentato da tutti i presenti nella sala da pranzo.
Giacomo tiene il capo chino, sembra esausto e gli tremano leggermente le mani ma si sforza di stringere le mani a tutte le persone che lo stanno ringraziando.
Il Capitano Fantoni e Antonio Ranieri lo avvicinano per congratularsi anche loro.

“Giacomo ,tutto è finito!Bravissimo!” lo abbraccia il Ranieri, “Grazie a te, giustizia è stata fatta,ranavuottolo mio!”

Giacomo rialza la testa e il suo volto è pallido, quasi pietrificato dalle ultime terribili tensioni subite.

“Conte Leopardi, volete bere un goccio di qualcosa di forte? Un Cognac, per esempio? Vi darà tono, vedrete.”
“No grazie, Capitano,l’alcol mi fa un brutto effetto.”
“Allora state tranquillo, questi loschi individui, tra i quali una criminale che si spacciava per grande Nobil Dama, grazie a voi, conosceranno presto il severo giudizio del Tribunale del Granducato di Toscana, e molto probabilmente la pena capitale.”
“Non vi preoccupate Antonio e Signor Capitano, ora va meglio.
Ho solo bisogno di uscire a passeggiare da solo sotto quella splendida Luna piena, fuori nell’aria fresca della notte.
Per una persona come me non c’è migliore medicina.”
“Ma Giacomo ,ti prenderai un malanno.
Ma perché vuoi uscire fuori da solo, resta con noi.
Cosa devi fare?”
“Vado a piangere.
Vi chiedo scusa.”

Indossato il suo soprabito verde col bavero alto, Giacomo Leopardi esce dalla sala da pranzo, e camminando lentamente a capo chino, prende a passeggiare per i viali del parco, immersi nella magia di uno splendido chiaro di luna.

“Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e n mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna.”

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Annamaria Giannini
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Annamaria Giannini


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MessaggioTitolo: Re: Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno)   Giallo Leopardi (mistero alla luce del giorno) Icon_minitime28/10/2010, 17:30

sei bravissimo!
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