Avete Visto Giulio? - Martedì.

MARTEDÌ


3


Ha quarantadue anni, Cettina Fioravanti.
Lo stomaco in continuo subbuglio; ogni emozione è un inferno per lei, vive tappata in casa da giorni senza vedere la luce. Non si volta, quando Emanuela, sua figlia, socchiudere la porta dello studio per entrare.

Sulle spalle ha la coperta di lana: le arriva fino ai piedi come un’armatura. Sotto, una tuta che puzza di vino, ha l’alito invelenito in un miscuglio d'aglio, acido e vomito.
I capelli, spaghetti scotti calati nell’olio, stretti da un elastico, ma starebbero attaccati anche senza.

La signora Fioravanti mangia quello che capita. Mescola cibo, pillole e bile.
Fame nervosa dice il dottore.
Troppo cibo, poco movimento dice la figlia.

Le discussioni con sua figlia Emanuela, sono le stesse da mesi. Cettina Fioravanti vive da tre anni tra un attacco di panico e uno d’ansia, cercando di sfuggire alla figlia che la vorrebbe far tornare ad essere una madre.

Certe mattine lo studio pieno di libri, le luci spente e la tapparella socchiusa, sono l’unico modo per trovare pace.
Ma Emanuela la stana sempre con una scusa, non la lascia tranquilla nella sua indolenza, la sprona ad uscire e a abbandonare quella vita senza energie.
La stanza puzza di fumo e di sudore. Emanuela tossisce, poi tocca la spalla a sua madre e le dice:

- Mammina, apriamo le persiane?

La madre non si scompone. Sta infilata tra i solchi di un divano di velluto a mille righe nel quale vorrebbe sprofondare. Senza voltarsi, con voce nasale e la bocca senza saliva, risponde alla figlia:

- Emanuela sono stanca! Stanca di essere stanca; stanca di questa casa, di tuo padre, di ripetere le stesse cose. Perché non lo capite? Non dipende da me. Lasciami stare… Potrò vivere come mi pare?

La figlia cerca di farla uscire da sotto una coperta di lana merino, ma la madre è testarda e le tiene la mano stretta nella sua. Emanuela non desiste:

- Porcapaletta mamma, devi reagire. Ti porto in bagno, fai una doccia e vedi che dopo non ti riconosci!

- Non ho forza Emanuela lo capisci? e poi... ho un cerchio alla testa stamattina… Vattene, chiudi la porta.

- Mamma ti prego... Il babbo... non mi risponde al telefono, sono preoccupata…

La signora Fioravanti non risponde nemmeno lei, è già sotto la coperta a esplorare un mondo fatto di ombre e di tenebre dove nessuno nota gli occhi sbarrati in certe mattine che nascono male.

Tre anni a fare da madre ad una madre.
Tre anni con un padre che è un fantasma nella sua vita, pensa Emanuela. Ma tace, scrolla le spalle, accosta la porta ed esce guardando Mariana, la domestica. Vive con loro da quando era bambina. Villa Fioravanti andrebbe in malora senza quella donna.
Emanuela la guarda, la ferma sulla soglia e le dice:

- Lasciala dormire. Tanto è inutile… -

Corre sotto la doccia a sbollire la rabbia, Emanuela. Ha fretta, è in ritardo, sempre, come ogni mattina. Ma neanche sotto lo scroscio dell’acqua gelata smette di parlare con Mariana. Fortuna che c’è il vetro opaco e non si vedono i buchi sulle braccia e le bruciature sul seno e il sedere.

- Lasciala stare! – Dice a Mariana.

E poi aggiunge: - Dopo che hai sistemato casa, la devi convincere a farsi una doccia e a lavarsi i denti. Porcapaletta... ha un alito…

Mariana è rumena.
Ha trentotto anni, fa la domestica in casa Fioravanti da quando ne aveva poco più di venti.

- Mi raccomando, ricordati le pillole! - dice Emanuela, girando per casa in mutande a piedi nudi.

Maledetto brufolo, pensa mentre si veste guardando la faccia della sconosciuta che dentro lo specchio dell’armadio le mostra la lingua. … Maledetti riccioli, che palle!

Borsa palestra, zainetto, mazzo di chiavi, chiavi del motorino, l’hi-Pod di Marco, ci vorrebbe un tir per uscire.

C’è tutto, mancano solo la voglia e l’energia che le ha rubato quello stronzo di Marco con le sue fottute idee.
E’ pronta. Sta per andare, ma poi ci ripensa e alza la voce per farsi sentire.

- Dove ho messo le scarpe? … porcapaletta, le hai viste?

Emanuela somiglia a sua madre. E’ distratta.
Non è alta né magra, ma è fissata con la linea. Lotta con brufoli e i riccioli fin dalle medie.
Indossa solo jeans a vita bassa, magliette sopra l’ombellico e scarpe da ginnastica. Solo quelle.
In faccia ha un trucco esagerato per nascondere i brufoli. Porta sei orecchini a un orecchio e un pearcing al naso. Servono a distrarre l’attenzione dai riccioli ribelli. Dice...

Tutto come piace a suo padre che l’ha iscritta anche al primo anno di giurisprudenza; a Emanuela piace il diritto, ma vuole cambiare, per fargli dispetto.
Le sue passioni sono altre. Dice.
Nuotare, suonare; ma più d’ogni altra cosa: dipingere murales e graffiti sui muri, sotto i cavalcavia, nelle piazze solitarie, sui vagoni della metro. Con le bombolette spray, quelle che tanto odia suo padre.

Mariana le sorride.
Indica le scarpe. Emanuela le ha sotto il naso e non le vede.
Poi la guarda scrollando le spalle e dice:

- Alla Signora mia, non piace uova sode. La signora mia, tira a me uova …

Dopo anni Mariana Paderanu deforma l’italiano come quando è immigrata, clandestina.

- Porcapaletta Mariana, il panino? Oggi è martedì, ho palestra, ricordi?

Emanuela è preoccupata.
Giulio Fioravanti, il padre, avvocato in cassazione, non c’è mai. Persino nel fine settimana ha da fare, e lei non sa mai dove sia. Nemmeno oggi, eppure ormai è martedì.
Certe volte teme di non farcela con la madre che peggiora e un padre che pensa solo al lavoro. Almeno, così dice lui.

E pensare che solo tre anni prima sua madre era bella più di lei.

- Ti ricordi com’era la mamma tre anni fa? -Dice tirando su col naso, inseguendo un ricordo sereno, da condividere con Mariana.

- Ci scambiavano per sorelle... ora invece…-

Emanuela si tortura un brufolo. È nervosa. Poi respira, si scuote.

- Porcapaletta, lo sapevo che facevo tardi. Scappo, torno dopo la palestra. Tanto Marco non c’è. Ma tu, lo hai visto il babbo?

Emanuela è sulla porta, si gira e soffia un bacio verso Mariana, con le dita. Mariana sorride, quando vede che Emanuela s’è infilata la giacca a vento al contrario.
Prenderà il motorino, farà tardi a lezione, è dimagrita troppo la sua Manu.
Mariana la guarda facendo gli occhiacci, le sistema la giacca, le allunga il panino, la sfiora con un bacio e le dice:

- Non ha telefonato. Non ha tornato. Niente ufficio. Forse stasera tornare. Tu attenta porcapalletta, capito? Quello coso nelle orecchie non buono per motorino…

Mariana Paderanu indica il coso con fili e l’auricolare che Emanuela tiene tra le mani: non le piace, non lo sa nemmeno pronunciare.

- A-I-POD si chiama A-I-POD … Dice Emanuela facendo lo spelling, mentre Mariana finge di non capire.

La stanza dove dorme Mariana è in fondo al corridoio.
Da quel lato della villa, accanto alla sua cameretta, ci sono un’uscita di servizio e un bagno secondario.
Sullo stesso lato c’è anche lo studio che usa l’avvocato Fioravanti, quando lavora in casa.

Prima era diverso con… Giulio.

Lavorava fino a tardi. Certe volte, per non disturbare la signora, rimaneva a dormire nello studio. A Mariana piaceva sentirlo trafficare, e l’odore della sua pipa l’aiutava a dormire. Contava i suoi passi sul parquet, per prendere sonno, e certe sere sentiva la sua voce calda sussurrare qualcosa al telefono, nella stanza accanto.
A volte faceva la doccia nel bagno accanto alla stanza di Mariana e fischiettava, mentre si radeva. Adesso invece è silenzioso e Mariana sente solo il ticchettio dei tasti del computer, per tutta la notte.

A Mariana piace riordinare la casa sfiorando le cose con le dita. Le piace toccare i quotidiani sulla poltrona vicino al camino, sistemare il centrino sul tavolino con il lume che si riflette sulla bottiglia di whisky Irlandese.
Sorride quando prende il bicchiere di cristallo in mano per scrutarlo in controluce.

Ha ragione l’avvocato: lei lava il pulito.

L’avvocato manca da diversi giorni, si intuisce dal posacenere vuoto; il tabacco è sul tavolo, la cartelletta accanto alla scrivania, tra i suoi libri preferiti, mescolati ai codici che detesta.
E’strano… pensa.
Quei documenti sono riservati. Li riporta in studio ogni lunedì mattina, e oggi è martedì…
Dove sei finito Giulio?

Mariana va a letto con l’avvocato Fioravanti da anni.

Guarda il suo corpo snello e formoso che ancheggia nello specchio in controluce e pensa che è normale che sia accaduto.
Quel corpo sotto l’uniforme, l’avvocato Fioravanti lo aveva notato all'istante, e lei lo ha capito fin dal primo sguardo con lui.

Gli sorride in quella foto nella quale fa un gesto di saluto dalla sua barca a vela.

Mariana non confiderebbe a nessuno quello che accade tra lei e l’avvocato in camera da letto. A nessuno confiderebbe ciò che ha scoperto spolverando nel suo studio.

Lei è una tomba.
Quasi quanto lui è stronzo.

Dio, quanto è gelosa!

bella la descrizione dei personaggi, Giulio lo sopporto sempre meno, la figlia mi intenerisce, cettina mi fa venire rabbia, mariana è una bella disgraziata. immagino che questo fosse il senso e i sentimenti che volevi far emergere dai tuoi personaggi. il "porcapaletta" ripetuto fino allo spasimo lo eliminerei epperò. si legge bene penna. Renata

Grazie Renata. L'effetto cercato è esattamente quello che hai percepito.

pier ma io scherzavo ieri sera

invece e' troppo bello, ma e' un libro questo qua.
Nei dialoghi sei insuperrabile, e si svolge quasi tutto su quello, la narrazione li accompagna, ma prima che dici, si capisce.

avanti dai

Continua Pier, mi piace la stigmatizzazione psicologica dei personaggi...eccellente.

___gin

wow! capitolo dopo capitolo...
molto ben (de)scritto tutto
resto in attesa di suo cortese proseguimento

riletto lunedì: c'è scritto 2
questo è martedì e c'è scritto 3

L'1?

La Mar ha scritto:

riletto lunedì: c'è scritto 2
questo è martedì e c'è scritto 3

L'1?

fantastico ... non ci avevo fatto caso!

Il fatto è che il primo non mi piace: dite che ve lo faccio leggere e mi dite se lo devo cambiare?

Penna Libera ha scritto:

Il fatto è che il primo non mi piace: dite che ve lo faccio leggere e mi dite se lo devo cambiare?

postalo domani, ritoccalo questa sera, visto che .. la mar ti ha dato buca ..

domani è mercoledì.....aspetto.

mammolina ha scritto:

Penna Libera ha scritto:

Il fatto è che il primo non mi piace: dite che ve lo faccio leggere e mi dite se lo devo cambiare?

postalo domani, ritoccalo questa sera, visto che .. la mar ti ha dato buca ..

questa poi! ma se è lui che mi ha snobbato

Penna Libera ha scritto:

Il fatto è che il primo non mi piace: dite che ve lo faccio leggere e mi dite se lo devo cambiare?

sì

La Mar ha scritto:

mammolina ha scritto:

Penna Libera ha scritto:

Il fatto è che il primo non mi piace: dite che ve lo faccio leggere e mi dite se lo devo cambiare?

postalo domani, ritoccalo questa sera, visto che .. la mar ti ha dato buca ..

questa poi! ma se è lui che mi ha snobbato

La mar .. lasciamoglielo credere .. la vera abilità di una donna è quella di rigirar le frittate .. mi raccomando oggi fai l'altera e la sdegnosa con penna libera, vedrai sarà ai tuoi piedi in men che non si dica ...

Peeeeennnnna! dov'è l'1????
io aspetto pazientemente qui.

Mi ha preso e tenuta incollata al monitor. Questo è un libro, sì...
Dialoghi che rendono ottimamente i personaggi; io tifo per Mariana... Posso?
Vai, Penna, Libera la penna che è in te

su su, voglio che penna legga che vogliamo il seguito

Cettina è una perdente oppure è solo una... moglie.
Molti uomini "sentono" il bisogno di variare i piatti e non solo a tavola, anzi: più spesso a letto che non a tavola. Perché all'uomo si perdonano le scappatelle (sono solo scappatelle, quelle degli uomini; sono tradimenti quelli delle donne), anzi: un vero macho è quello che ne annovera tante, come le tacche sul manico del winchester...
E spesso una moglie non sa reagire alle intemperanze del marito e, a suo modo, reagisce non reagendo.

La figlia, povera, con quegli esempi davanti, che può fare?

Giulio: se lo conosci lo eviti. Qua sono tutte affette da giulite: la moglie, la figlia, la cameriera tutte a soffrire per Giulio che intanto si fa la sua vita. Non so...temo per la sua incolumità...troppe donne a soffrire. E chissà quante, ancora. Lo scopriremo solo leggendo.

Letto, cerco mercoledì.
Avanti... avanti!

Ottimo proseguire. Porcapaletta ripetuto qualche volta di troppo, porcapalletta della Mariana invece mitico. Si continua.

clelia