Avete visto Giulio - VENERDI' -

Tutto perfetto; Il mare liscio come l’olio, la brezza di grecale, l’andatura al lasco senza sbandare.
Avvolta in un buio non troppo fitto, la barca navigava accarezzata dalla luce della bussola. Il cielo terso con qualche nuvola faceva compagnia al timoniere che, avvolto nella cerata, osservava le luci della costa, pensando che, a quell’andatura, sarebbero arrivati l’indomani, in tempo per quello che aveva da fare.

Un venerdì cominciato nel silenzio e nel buio di una nottata ideale per pensare.

Ricordava un altro venerdì come quello.

Il primo con Giulio.

Era cominciato con una telefonata: la prima tra loro due.

- Va bene, ho deciso: la compro ! …

Aveva detto Giulio.

Lei, credendo che scherzasse, aveva risposto senza pensare:

- Ti aiuto io a sceglierla?

Per tanto tempo aveva evitato d’incontrarlo inventando scuse.
Ma dopo quella telefonata, ne erano seguite delle altre. Parlavano di carene, d’essenze di legni, di slanci di prua. Nottate ad immaginare una barca da comprare, non troppo esagerata, piccola, tanto per cominciare, tanto per avere un sogno da condividere.

Era stato quello il legame.

- Promettimi che la compri diversa da te… perché tu corri troppo. - gli aveva detto Orchidea al telefono.
Avevano parlato di lui, di lei, e di altro.
Poi, tra vele, drizze, scotte e cime, si erano ingarbugliate pure le parole, e quell’incontro tanto procrastinato, era diventato l’unica soluzione possibile:

- Davanti alla fiera nautica di Genova, alle nove…

Era un venerdì.

La barca acquistata da Giulio era ormeggiata nel porto di Cannes.
Con la sua automobilina scassata, un paio di pantaloni larghi di tela, una sacca e un cappellino, Orchidea aveva percorso Boulevard de la Croisette costeggiando il mare, fino al porto.
Poi l’aveva vista.
In lontananza, l’albero bianchissimo, le fiancate lucide, il leggero dondolio l’avevano fatta sussultare ma, appena si era avvicinata, quel nome in nero e oro scritto sulla poppa le aveva impedito di deglutire.
Eppure era solo un nome: ORCHIDEA 2.

Anche quando Giulio aveva comprato la barca era un venerdì.

Il venerdì successivo erano in pozzetto davanti all’isola del Tino, a pochi passi da Porto Venere, con ORCHIDEA 2 a dondolare.
Avevano preparato la cena, complice la luna, e Giulio aveva aperto il vino, ma la bottiglia, un bianco secco d’annata, l’avevano finita in cabina.
C’era odore di coppale e di Allure, il profumo di Giulio, tra le lenzuola di seta. Lei lo aveva sentito quando si erano distesi, appiccicati stretti stretti nel silenzio, ad ascoltare il mare.

Quel che era accaduto dopo, era stato come una bellissima bolina, ricordava Orchidea. La barca che sbanda, la vela piena, la carena che aderisce al mare.
Un’armonia di dettagli, un equilibrio sottile che solo lei poteva cogliere: la carena che si insinua nell’acqua, il mare che l’accoglie, la prua che penetra. E poi, scotte e cime in tensione, che sembrano spezzarsi.
Infine l’abbandono, il sussurro, il rumore delle onde. Il piacere liquido. La perfezione.

Orchidea glielo aveva detto, che di bolina si può sbandare, e che ci vuole arte, e un amante raffinato. E Giulio aveva com-preso, si era lasciato guidare, come un capitano dal suo marinaio fidato.

Era diventato il loro giorno.
Ogni appuntamento, in mare, in barca o in albergo, avveniva lo stesso giorno della settimana come se in quella parola ci fosse la loro magia.

– Ci vediamo venerdì . Diceva Orchidea…ogni volta che si dovevano vedere.

Partire di venerdì.
Nonostante il tempo, nonostante le ore di navigazione, nonostante il buio. Non aveva sentito ragioni, aveva mollato gli ormeggi: alle zero, zero e un minuto, precise.

Adesso non mancava molto alla rada.
Un ridosso sicuro dopo ore di navigazione al buio.
Orchidea strinse il timone e poggiò. La barca raddrizzò la prua e si mise in rotta verso l’ingresso della rada.
C’erano vento e mare schiumoso ma il cuore di Orchidea non faceva rumore.
Il tempo promette pioggia, pensò.
Guardò lo strumento: venti nodi di vento.
Sorrise.
Il log mostrava la velocità: sette nodi. L’orologio diceva che aveva tempo.
La cerata ha fatto condensa, pensò quando alcuni rivoli di sudore le scesero lungo la schiena.
La scogliera, non l’impensieriva, la barca navigava sicura.
Con un tocco del timone la fece salire sull’onda, e la lasciò scarrocciare dentro la rada. Il genoa rollò, la randa scese sul boma, la barca ruotò di 90 gradi, prua verso l’uscita: esatta-mente quello che voleva.
Non c’era quasi vento nella rada.
L’acqua accarezzava le fiancate quando lasciò il timone e si tolse la cerata per avere libertà nei movimenti.
Restò in salopette, e l’aria le riempì i polmoni. Sospirò mentre la mente riprese a proiettare le stesse immagini che da giorni ormai rivedeva al rallentatore.
La zip della sacca s’era incastrata; la scosse, la forzò, stava per strapparla, nonostante fosse la sacca che usava da sempre. Conteneva tutto ciò che le serviva per navigare… Anche una pistola Very e tre razzi a paracadute, per le segnalazioni. Se ne stava buona buona, dentro una tasca laterale e sembrava le facesse l’occhiolino.
Orchidea trattenne il respiro, le mani smisero di tremare, ma solo per un secondo.

Colpa del freddo, pensò…

Prese un razzo e lo infilò nella pistola, poi accarezzò la canna e se la mise in tasca.
Scese sotto coperta a testa piegata, come se portasse un peso.

L’odore d’aglio e prezzemolo invadeva la cabina.
Orchidea aveva le narici piene di sale e di mare, e ci mise un attimo, prima di degustare l’odore e ricordarsi che aveva fame.
Giulio, in grembiule, cucinava.
La vide scendere ondeggiando sui gradini, e lasciò la padella, per girarsi verso di lei. La teneva davanti a lui, per le braccia, incerto se baciarla o scuoterla, ma lei girò la testa, braccia lungo i fianchi, schiena piegata indietro, capelli fuori dal cappellino che cadevano fino al sedere.
Orchidea non fece una smorfia, quando alzò un braccio e senza premere, appoggiò la pistola nella pancia di Giulio.
Lo sparo fu improvviso. Il rumore sordo. Lo svolazzare dei gabbiani coprì il tonfo.
Una fiammata, un grido strozzato, Giulio era allibito, tra le gambe, sangue, polvere e fumo.
La cerata bruciava intorno al foro, il razzo, trapassato il ventre, s’era fermato contro il cuscino, Orchidea era sudata, Guardò Giulio, puntò il dito sotto il suo naso e la voce le uscì senza esitazioni:
- Pensa che cretina … sono incinta.

Una storia vissuta di nascosto. Un incrocio assurdo tra bisogni inconfessati.

Chiuse la bocca Giulio e cercò lo sguardo di Orchidea, ma lei lo lasciò lì, a ciondolare come un burattino senza fili.
Uscì sul ponte e accese il motore.
Pioveva.
La barca si mosse verso l’uscita.

Il vento è aumentato, pensò.
La radio ripeteva pessime previsioni, mare forza sette per la notte e le dodici ore successive.
In faccia aveva un sorriso simile a una smorfia. S’asciugò con il guanto umido il viso e la stanchezza salì lungo la schiena. Si dette un ceffone.
Finalmente rise.
Guardo il vento e il mare, adesso picchiavano duro. L’acqua e il sale si mescolarono alle lacrime e l’ansia arrivò insieme alla solitudine, col suo solito sapore amaro.
Non è difficile uscire, pensò… difficile sarebbe tornare…
Ma Orchidea quel pomeriggio aveva una destinazione, come poche altre volte era accaduto; aveva molte cose da fare.
’Fanculo, Giulio.
Lo pensò e lo gridò al vento sotto la pioggia, con il pugno chiuso.

un vero e proprio colpo di scena questo, se davvero arrivi a domenica mi chiedo cosa succederà ancora.
bravo pier, continua

Pure io, aspetto. E' un bel leggerti Pier...

come succede solo ai principianti
sono stato scaraventato in mare
il genoa e' girato all'improvviso e mi ha preso sulla testa.
non me lo aspettavo certo.
il mare e' come te, imprevedibile, ma magnifico.
continuo a navigare

Prese un razzo e lo infilò nella pistola, poi accarezzò la canna e se la mise in tasca.

eroticamente perfetto, crea un'attesa, e poi la disillude

"Morte di un commesso viaggiatore", anzi: "Morte di un avvocato arrivato"... pensano spesso di essere al di sopra delle umane sorti, quelli lì; e invece, finiscono così pure loro: in un colpo solo si sono liberate tante donne, più il bambino...

Caro Sorcio, con te i complimenti si sprecano. Grazie.

Penna libera, te lo devo dire, i primi che ho letto hanno una maggiore efficacia descrittiva, i personaggi si sentono, vibrano, non so come ma qualcosa si perde nell'andare avanti. c'è un calo della tensione, non dei fatti esposti, ma dello stile narrativo. sono sicura che lo sai, sono sicura che sei abile a ritirare su le vele in qualche modo. su coraggio ooohisssssààà !

Pensa che strana cosa che è la scrittura mammola: uno che scrive libri per davvero, ha letto quesa "menata" ed ha detto esattamente l'opposto. Cioè ha trovato notevole il racconto a paretire dal GIOVEDì. Della serie, non si riesce mai ad accontenatare tutti.

si vabbe'. ma.... il SABATO?!

Penna Libera ha scritto:

Pensa che strana cosa che è la scrittura mammola: uno che scrive libri per davvero, ha letto quesa "menata" ed ha detto esattamente l'opposto. Cioè ha trovato notevole il racconto a paretire dal GIOVEDì. Della serie, non si riesce mai ad accontenatare tutti.

beh pier, certamente ha ragione lui!

No Mammola, avete ragione tutti e due. Solo i grandi autori riescono ad accontentare tutti i gsti (la qualità è sempre indiscutibile, la mediocrità è a volte nascondibile). Comuqneu grazie

Per me sei bravissimo... ma già lo sai: ho un debole per la tua scrittura, ragazzo!

Cara Al MItra ogni volta che ti vedo comparire, sorrido e sento la gioia arrivare. Buona festa arzilla birbona

Grazie: è il più bel complimento che mi sia sentita fare negli ultimi cinquant...beh, insomma, negli ultimi anni, ecco!

Penna Libera ha scritto:

Pensa che strana cosa che è la scrittura mammola: uno che scrive libri per davvero, ha letto quesa "menata" ed ha detto esattamente l'opposto. Cioè ha trovato notevole il racconto a paretire dal GIOVEDì. Della serie, non si riesce mai ad accontenatare tutti.

A parte il fatto che quanto ho letto finora non mi sembra affatto una menata, come dici tu, chi lo dice che uno debba per forza accontentare tutti?
Forse è addirittura meglio se scontenta tutti. A chi gli piace, legge. A chi non gli piace, pace!
A me piace, cerco l'epilogo.

Grazie G&F... troppo gentile.

Cerco sabato.
poi dovrò interrompere, ma arrivo, arrivo.

Imperdonabile: qui devo recuperare tutto! (mi sono distratto - o disfatto)... A meno che tu non mi mandi il file in word alla fine, ad opera completa... Oggi purtroppo non ho tempo: imminente invito a pranzo da amici (il ragasso è già fuori con la moto dal mattino presto per merendine) & stasera festa in pisseria con la Guissa...

Purtroppo non proprio tempo di verificare se è "LA RADA" con un altro titolo, oppure un altro racconto lungo di mare... Magari salto a Domenica e guardo...

Qui mi si riprende il filo del discorso, mi rende maggior chiarezza, credo sia solo il passaggio dal mercoledì al giovedì a mancare di un pasaggio temporale (quale ricordo del passato e quale presente che i protagonisti stanno vivendo).
Continuo ad invidiare la tua conoscenza mare/vela che ti permette di scrivere così.
Tiene bene e certo, in questo giovedì, il colpo di scena aiuta e ci voleva.
Continuo a leggere.

clelia