ANGELO AZZURRO - lunedì - 1/7

OVVERO, LA PRESENZA UMANA NELL'UNIVERSO AVICENTRICO




Ancora un gioco, sempre sulla precarietà dell'essere, sulle certezze, sulle apparenze, sul divenire.
Tanto, tanto tempo fa, frequentavo un paesotto dell’entroterra ascolano, sia per lavoro che per la messa in scena di uno
Mi affacciavo spesso sul belvedere del paesino, un terrazzo appartato ed intimo, che dava sui Sibillini, con la sua piccola chiesa, ed il silenzio attorno. In quelle mattinate primaverili conobbi una anziana signora, che nel racconto è Angela e la sua gallina, quasi domestica.
Era tutto molto strano: il modo di porsi di Angela ed il suo linguaggio; il comportamento della gallina, curioso e imprevedibile.
Più che strano, era tutto surreale. Più surreale di quanto io sia riuscito ad immaginare nel racconto.





LUNEDI' - La domatrice di galline

"Angelaa! Tè, tè...vieni Azzurrina, su! Tè, tè...piipa...piipa"
La gallina cominciò a scendere cautamente, lungo i pioli di legno. Il collo teso si agitava, quasi a scatti, da destra a sinistra e viceversa.
Sia la donna che la gallina avevano lo stesso nome: Angela. O, meglio, l'animale veniva chiamato con lo stesso nome della donna. Era accaduto che, malgrado l'abitudine di dare un soprannome alle persone in base ai tic o alla attività svolta (abitudine, questa, comune nei piccoli paesi e, spesso usata con malignità) si era finito coll'identificare la gallina con la donna. Così, vedendole per il paese, la gente si scambiava battute tipo: "Angela fa salotto" oppure "Angela è in buona compagnia" etc. e, più di uno, inconsapevolmente, con "Angela" non intendeva riferirsi alla donna.
Peraltro l'animale, con il pencolante collo, seguiva veramente la donna, con un atteggiamento quanto meno curioso. Immaginate, quindi, lo stupore nel vedere questa coppia andare per le strade. E allora giù battutacce e noiosi giochi di parole.
Tutto ciò sino a che qualcuno, vedendole al mercato, nei pressi della macelleria, esclamò: "Angela e Angela vanno al mercato in cerca di polli".
Noi, però, per non fare troppa confusione, chiameremo la gallina con l'altro nome usato in paese, cioè: Azzurra.
Questo, come appare evidente, era il nome più usato dagli intellettuali locali. Forse meno diffuso dell'altro, ma sicuramente presente nei salotti delle persone influenti, nel Circolo Civico, nel cineclub o in farmacia. L'aveva coniato proprio il farmacista, passeggiando con il medico.
Così era nata la battuta: "Ho visto al cinema Angela e Azzurra", poi semplificato in "Ho visto Angelo Azzurro". Effettivamente e va detto, la gallina aveva una colorazione tendente all'azzurro o, quanto meno, al magenta.
Angela e Azzurra, quindi, convivevano con estrema semplicità, lineari e metodiche nel trascorrere le loro giornate. La donna parlava spesso alla gallina:
"Cosa hai da brontolare stamane? Hai la cresta sfatta e i bargigli dimessi"
"Coo-cococo-coco-coo..."
"La volpe? Hai sentito passare la volpe sotto le mura? Ma andiamo...Azzurra! Hai sempre da lamentarti, e poi inventi queste storie solo per farmi preoccupare"

E' opportuno, a questo punto, fare una precisazione: la gallina rispondeva alla donna. Si! Le parlava. Come? Certo con il linguaggio delle galline, che Angela comprendeva benissimo. Credeva di capire? Fingeva? Ma? Non ha importanza, perché loro, in fondo, si capivano pienamente.

ps- per una migliore comprensione della storia, userò un piccolo accorgimento: farò la traduzione indiretta dei versi della bestiola evitando, così, di mettere nel becco della stessa improbabili fonemi:

"Co-cococoo-coo..."
"Via...sarà stato qualche cane che razzolava sotto le mura. Di cosa ti preoccupi?"
"Cocococo-coco-coco..."
"Capito! Capito! Dici che anche i cani ti fanno gli occhiacci"

Al mattino la donna prendeva il caffè, che anche la gallina assaggiava come tutti gli altri alimenti e, quindi, uscivano nel cortile. L'animale cominciava a becchettare il terreno in cerca di vermi, semi e quant'altro di commestibile, sempre restando nel raggio di qualche metro dalla donna. Angela la guardava con affetto. Ogni tanto la chiamava e quella, solerte, si avvicinava mostrando il profilo.
"Questa non è una gallina. Per me non lo è più" diceva spesso la donna a quelli che si interessavano di loro.
"Azzurra è una di casa, è la mia famiglia. Saranno ormai tre anni che vive con me. Troppi? Eh, ehh...non sono mai troppi, noooo! E, comunque, ricordo bene: avevo tre, anzi quattro gallinelle, comprate per mangiarle...Dio ne scampi! Due sono finite subito in bocca alla volpe, una terza è morta di paura e dispiacere dopo una settimana. Azzurrina, invece, si è ripresa ed eccola qua".
La donna poi prendeva la gallina in grembo e cominciava a pulirle le ali e le zampe, seguitando pensierosa:
"Io sono rimasta sola. Ho sessantotto anni, la pensione e questa gallina per compagna. Come potrei mangiarla? Mi sembrerebbe di mangiare un cristiano...e Azzurra è meno maligna di un cristiano. Nooo! Non ci voglio neanche pensare...e poi, per fare cinque o sei pasti? E con quale cuore? E dopo chi mi farà compagnia? No, Nooo!". Spesso, dopo tali discorsi, Angela chiudeva con la frase: "Parlo malamente?" ripetuta anche più volte.

Questa è Angela e la sua vita non si discosta molto da quanto indicato in queste poche righe. Angela vive proprio così, felicemente, insieme alla gallina (almeno in apparenza).
Quest'ultima, poi, assume spesso atteggiamenti quasi umani e, comunque, lontani da quelli tipici della sua razza. Anche Angela, però, col suo modo di guardare lungo diagonali salenti........

Le stampo.
Le porterò in piscina con me

ecco, corro a comprare una gallina....

I remember....

____gin

si...cocca.......anche se non mi ricordo nulla. Bisogna che riempia lo zaino